La traduzione del titolo anglofono The Alleys è letteralmente "i vicoli" e proprio questa è la particolare ambientazione che fa da sfondo al racconto. Queste stradine tra le case, che caratterizzano anche tante città italiane, nascondono qui segreti e misteri della zona orientale di Amman, capitale della Giordania, dove ha per l'appunto luogo l'intricata vicenda.
Presentato con successo al Festival di Locarno e al BFI London Film Festival, il film segna l'esordio nel lungometraggio del regista Bassel Ghandour, il quale si dimostra già a proprio agio nella gestione degli spazi e delle figure in essi protagoniste, dando vita ad un approccio corale al contesto che riesce a dare una sorta di bizzarra vitalità alle esistenze di questi personaggi strambi e strampalati, alle prese con inneschi criminali più o meno (ri)cercati.
Questo matrimonio non s'ha da fare
Esposta in cinque capitoli, la storia ha inizio con la tormentata storia d'amore tra due giovani, osteggiata dalla madre di lei. Ali e Lana si amano, ma lui le ha mentito fingendo di essere un ricco uomo d'affari; i due si incontrano di nascosto la notte, quando Ali si intrufola non visto nella stanza di lei, all'oscuro della madre della ragazza. Quest'ultima diventa ben presto vittima di ricatto sul proprio telefonino da qualcuno che ha ripreso l'intrusione notturna, con un filmato esplicativo, e vieta alla figlia di rivedere l'amato, spingendola inoltre a un matrimonio combinato. Per riuscire nel suo intento ha anche ingaggiato un crudele gangster locale, Abbas, allo lo scopo di minacciare quello che avrebbe potuto diventare uno scomodo genero, ignara che questa scelta scatenerà una serie di eventi sempre più catastrofici e pericolosi, che non condurranno a nulla di buono.
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Una comunità sopra le righe
Un vicinato, un quartiere popolare dove tutti conoscono tutti. Non è un caso che una delle figure principali, quella della madre, gestisca proprio un negozio da parrucchiera, teatro ideale per il gossip locale, che sarà non a caso al centro di alcune rivelazioni chiave. In certe occasioni sembra di assistere ad una delle molteplici disavventure a più sguardi partorite in carriera dal cineasta spagnolo Álex de la Iglesia, ma The Alleys riesce a trovare una sua distinta personalità anche per via dello sfondo esotico, quella Giordania sfruttata soventemente a scopo cartolinesco da produzioni hollywoodiane e poco conosciuta in produzioni di genere autoctone. Le due ore di visione ci permettono così di scoprire un gradevole sottobosco urbano, certamente qui indirizzato a toni e atmosfere noir velate di surplus grotteschi ma in ogni caso memori della cultura indigena, dando vita ad un'operazione curiosa e intrattenente che sa il fatto suo.
Riso amaro
Eccessi di humour nero, una violenza sarcastica e l'ineffabile corso del destino nel quale gli individui diventano pedine di un torbido gioco dell'assurdo, dove il Male si diffonde a macchia d'olio e lo sguardo voyeuristico di una videocamera diventa non soltanto voce narrante ma anche occhio lucido con cui affrontare la crudeltà di un mondo subdolo e paradossale, dove dietro una potenziale vittoria si nasconde un boomerang devastante, pronto a tornare indietro ancor più affilato che alla partenza. Si celebra così "la scomparsa di chi è scomparso, la morte di chi è morto" all'insegna di un qualcosa di ineluttabile, perché la vita va avanti nonostante tutto e "le storie qui sono sempre le stesse". Proprio nelle succitate battute si racchiude il significato più profondo di The Alleys, un'opera peculiare in grado di incuriosire e offrire uno sguardo inedito sul cinema giordano.
Conclusioni
Un amore costruito sulle bugie, contrastato da una madre arrivista e ulteriormente insidiato dall'entrata in scena di uno spietato gangster. Nelle strade di Amman, capitale della Giordania, ne accadono di tutti i colori in questo noir grottesco e accattivante, in grado di sfruttare al meglio il fascino dell'ambientazione e quel nucleo centrale di personaggi, ognuno alle prese con i propri scheletri nell'armadio. The Alleys ha una sua distinta personalità, non nascondente influenze più o meno palesi, e sa come mantenere salda l'attenzione fino al giungere dei titoli di coda, con la divisione in capitoli che esplora la progressiva discesa negli inferi morali da parte dei protagonisti.
Perché ci piace
- La particolare ambientazione infonde ulteriore fascino all'intricato racconto.
- Personaggi ben caratterizzati, con un cast di facce giuste al posto giusto.
- Tensione e ironia convivono con armonia nelle due ore di visione.
Cosa non va
- Qualche eccesso e ingenuità in fase di sceneggiatura fa capolino qua e là.