Siamo stati scottati in passato e ci siamo avvicinati a The Acolyte: La seguace con la dovuta cautela, mantenendo calma e freddezza anche in presenza dei passaggi che più ci convincevano, ma, per onestà intellettuale, anche una certa tolleranza nei confronti di ciò che non ci stava piacendo del tutto. Anche per questo il voto che vedete in calce a questa recensione è una via di mezzo tra facili entusiasmi e ingiustificata severità, perché in passato ci siamo sentiti traditi da Obi-Wan Kenobi e altre produzioni realizzata per Disney+ e avendo visto solo quattro degli otto episodi che compongono la prima stagione di The Acolyte preferiamo non sbilanciarci né in un senso né nell'altro. Di certo possiamo dirvi che materiale promettente c'è, ma anche qualcosa che non ci ha convinti del tutto e va visto cosa prenderà il sopravvento nella seconda metà di stagione.
Tutto parte da un'indagine
È un avvio da mistery quello di The Acolyte: La seguace, per una storia che introduce il pubblico a una serie di crimini con cui i protagonisti della nuova storia del mondo Star Wars devono fare i conti. Una situazione che coinvolge Osha, ma anche il suo ex insegnante e guida, il Maestro Jedi Sol, che si trovano coinvolti in un intrigo che si fa via via più oscuro e pericoloso man mano che gli indizi emergono, rivelando delle forze oscure e misteriose. Non tutto è come sembra inizialmente e il percorso di vendetta che funge da filo conduttore per l'intreccio di The Acolyte nasconde qualcosa di più complesso e approfondito, di più sottile e pericoloso, che porta i protagonisti a viaggiare da un angolo all'altro della Galassia lontana lontana.
Una galassia lontana... anche nel tempo
Uno dei primi meriti di The Acolyte è di allargare il campo d'azione, nello spazio così come nel tempo. Siamo nel periodo dell'Alta Repubblica, quasi cento anni prima dell'era affrontata dalle storie che abbiamo già amato su schermo in live action, e questo consente un primo importante passo sul piano del rinnovo di storie e personaggi da proporre al pubblico. C'era questa esigenza per una saga che stava diventando troppo Skywalker-centrica, si sentiva il bisogno di guardare anche ai Jedi, alla Forza e le dinamiche classiche del franchise con un piglio nuovo che la creator Leslye Headland (già co-creatrice di Russian Doll e autrice per Single Drunk Female) ha cercato di infondere alla serie.
C'è anche abbastanza varietà spaziale e ambientale, con l'intreccio che ci porta su diversi pianeti della galassia che fa da sfondo al mondo di Star Wars, assicurando uno sguardo meno statico e stanco alla storia e le sue dinamiche. Dopo un inizio più compassato, la storia entra infatti nel vivo e ci porta a conoscere e approfondire i personaggi, le loro dinamiche e derive. Molto brava in tal senso la protagonista Amandla Stenberg, a cui dobbiamo un'interpretazione complessa e riuscita su cui non aggiungiamo molti dettagli per non anticiparvi nulla, ma è soprattutto il Lee Jung-jae di Squid Game ad avere il personaggio più riuscito e ricco di sottili sfumature, che non vediamo l'ora di approfondire nella parte finale della prima stagione.
L'importanza dell'equilibrio
Ci sono elementi positivi che attingono ad altre opere e momenti della saga di George Lucas, con situazioni classiche che faranno la gioia dei fan e che sono affrontate e integrate con le dinamiche giuste, ma abbiamo qualche dubbio sull'equilibrio nel tono e sulla troppa insistenza su battute storiche del franchise che vengono ripetute nel corso degli episodi da tutti i personaggi. C'è anche molta ironia, che però ci è parsa dosata con meno equilibrio di quanto sia stato fatto inizialmente da Lucas e in molte altre incarnazioni della saga. Un altro potenziale difetto riguarda alcuni dei comprimari, che hanno uno spazio limitato e ancora poco definito nei primi episodi della stagione, che ci riserviamo di valutare sulla lunga distanza della storia completa: pensiamo per esempio all'altro Jedi interpretato da Charlie Barnett che ci è sembrato meno a fuoco e compiuto nella parte iniziale del cammino di The Acolyte.
C'è però l'approccio giusto sia agli effetti visivi (in buona parte pratici e tangibili) e alla storia, con una progressione interessante che porta a entrare nell'intreccio e restare coinvolti, e questo ci sembra promettente per quanto riguarda la serie nel suo complesso e la sua efficacia. Come detto in apertura ci manteniamo cauti sul voto che leggete a seguire, perché vogliamo essere sicuri che la seconda metà degli 8 episodi previsti mantenga le promesse che i primi 4 ci hanno fatto. Incrociamo le dita (e le spade laser) e speriamo di non restare delusi.
Conclusioni
I primi episodi di The Acolyte: La seguace ci hanno dato segnali incoraggianti sulla nuova serie appartenente la mondo di Star Wars, ma ci hanno lasciato anche con alcuni dubbi che potranno essere risolti solo continuando la visione. Per il momento, con metà della prima stagione visionata in anteprima, ci sentiamo incoraggiati a essere ottimisti, ma le delusioni del passato ci costringono a non abbassare la guardia e aspettare. In ogni caso abbiamo apprezzato l’essersi spostati in un tempo precedente a quello che già conosciamo, di averci mostrato ambienti e location diverse ed aver allargato il campo d’azione del mondo Star Wars che iniziava a stare un po’ troppo stretto agli spettatori della saga.
Perché ci piace
- La scelta di ambientare la storia nel passato della saga.
- I diversi ambienti che permettono di avere una ventata di novità, e varietà, anche dal punto di vista visivo.
- Il cast per lo più in parte, al netto di un paio di comprimari da rivedere negli episodi successivi.
Cosa non va
- L’equilibrio nel tono, e della componente ironica, non sempre indovinato.
- Va valutato se e quanto gli aspetti che ci hanno L’equilibrio nel tono, e della componente ironica, non sempre indovinato.
- Va valutato se e quanto gli aspetti che ci hanno convinti meno influiranno sulla stagione completa una volta arrivati a fine corsa.