L'attesissimo episodio 7 di The Acolyte: La seguace è stato una mezza delusione. Il flashback ci ha infatti descritto quanto accaduto quel fatidico giorno su Brendok di sedici anni fa - già raccontato nel terzo episodio della serie - ma dal punto di vista dei Jedi, e così abbiamo scoperto cos'è successo veramente alle streghe di Aniseya, come Torbin si è procurato la cicatrice, che ruolo ha avuto Sol in tutto questo e perché nessuno sembra esserne a conoscenza. Non vi anticiperemo nulla di significativo sull'episodio, casomai non l'aveste ancora visto, tranne che dovrete portare davvero molta pazienza con una scrittura superficiale e frettolosa che fa pensare a parecchi rimaneggiamenti in post produzione.
Vogliamo invece soffermarci, come abbiamo fatto in questi approfondimenti settimanali, su alcuni aspetti di Star Wars che la serie di Leslye Headland menziona ma non approfondisce più di tanto e che potrebbero apparire poco comprensibili allo spettatore casuale o meno addentro alla complicata mitologia imbastita in tanti anni da George Lucas e i suoi collaboratori, Dave Filoni in primis.
La vergenza nella Forza in The Acolyte
La squadra di Indara - composta da lei, Sol, Torbin e Kelnacca - arriva su Brendok per studiare una vergenza nella Forza: come spiega Indara nell'episodio stesso, si tratta di un picco nella Forza, una concentrazione di energia vitale - chiamata anche nesso - che può interessare un luogo, un manufatto o un individuo.
La vergenza influenza gli esseri viventi tutt'intorno, specialmente quelli sensibili alla Forza, ed è per questo motivo che Indara e gli altri studiano la flora e la fauna di Brendok, ma quest'ultimo è un pianeta particolare perché The Acolyte suggerisce la presenza di almeno due vergenze: l'albero luminoso che vediamo in molte scene e il pozzo intorno a cui le streghe di Aniseya compiono i loro rituali, e sopra il quale hanno eretto la loro fortezza. Il pozzo è inoltre molto, molto simile a quello di Ach-Toh che abbiamo intravisto ne Gli Ultimi Jedi e in entrambi casi potrebbe trattarsi di un vettore del lato oscuro. Il dualismo è un tema importantissimo in The Acolyte, peraltro incarnato da un'altra vergenza: Osha e Mae.
La vergenze nella Forza sono molto importanti per capire meglio l'immaginario di Star Wars e giustificare alcune scelte dei suoi autori, a cominciare da George Lucas che, ovviamente, ha lavorato sul concetto in corso d'opera: infatti sentiamo parlare per la prima volta di vergenza ne La minaccia fantasma quando Qui-Gon si rivolge al Consiglio dei Jedi e afferma di aver incontrato una vergenza nella Forza, e cioè il piccolo Anakin Skywalker. Abbiamo poi conosciuto molti luoghi che erano in realtà vergenze: la caverna su Dagobah era una potente vergenza (del lato oscuro) e Yoda aveva scelto specificatamente quel pianeta come rifugio perché poteva nascondere la sua presenza nella Forza dietro la vergenza.
Anche il Tempio Jedi su Lothal era una vergenza, poiché collegato a un'altra vergenza ancora più potente: il Mondo tra i mondi in cui entra Ezra nell'episodio 4x13 di Star Wars Rebels. L'intero pianeta Jakku è una vergenza della Forza, sicché accentra su di sé molteplici eventi che hanno cambiato la galassia, e per restare in tema di trilogia sequel: la spada laser di Anakin Skywalker è una vergenza, infatti chiama Rey a sé e le induce delle forti visioni ne Il risveglio della Forza.
La Forza e la magia
Nell'episodio 7 di The Acolyte: La seguace vediamo le streghe - che non sono Sorelle della Notte come quelle di Ahsoka o The Clone Wars, ma un culto della Forza sconosciuto - usare la magia per combattere i Jedi. Per quanto possa sembrare malvagia nell'aspetto, la magia non è necessariamente legata al lato oscuro, ed esiste in una zona grigia della Forza. Abbiamo appreso nell'episodio 3 di The Acolyte che le streghe di Aniseya considerano la Forza - che chiamano "filo" - uno strumento da manipolare per il bene e per il male, mentre i Jedi si lasciano guidare passivamente dalla Forza. La magia infatti può anche guarire le ferite o restituire una parte di afflato vitale - lo abbiamo visto in Ahsoka, quando le Sorelle della Notte rianimano i soldati di Thrawn - ma avvicina l'utilizzatore al lato oscuro proprio perché è una strumentalizzazione della Forza.
Non sappiamo che tipo di magia fosse quella che Aniseya tenta di usare nel nuovo episodio della serie, scomponendosi in una specie di fumo nero; in seguito usa la stessa magia anche Madre Koril, assumendo apparentemente il controllo di Kelnacca insieme a tutta la congrega. Questo spiegherebbe perché colpire una di loro durante l'incanto significa colpirle tutte: la cantilena che abbiamo ascoltato nell'episodio 3 ("Il potere di una, il potere di due, il potere di molte") fa pensare a una sorta di legame simbiotico, come una mente a sciame, che caratterizza la congrega di Aniseya.
L'esistenza di una o più vergenze su Brendok potrebbe spiegare, in primis, perché la congrega di Aniseya abbia scelto proprio quel pianeta e, in secondo luogo, la potenza della magia che ha creato Osha e Mae. Nell'episodio Torbin spiega che il sangue di Osha e Mae conta non solo un numero incredibilmente elevato di midi-chlorian, i microscopici organismi che rendono un individuo più o meno sensibile alla Forza, ma anche assolutamente identico.
Si tratta di un caso unico; Osha e Mae sono quindi una coscienza spaccata in due e i loro distinti allineamenti fanno pensare una diade artificiale: sono, sostanzialmente, i precursori di Rey e Ben "Kylo Ren" Solo, e questo spiegherebbe perché sentiamo spesso il tema musicale di Kylo Ren nelle scene clou di The Acolyte. Non spiega, però, come mai Osha e Mae non si siano percepite in tutti questi anni in cui si credevano morte a vicenda, considerando che una caratteristica fondante di una diade nella Forza è la condivisione di sensazioni ed esperienze attraverso lo spazio e il tempo. Ma forse questo ce lo spiegherà il finale di stagione - o di serie? - la prossima settimana, sperando che la nuova serie su Disney+ si chiuda in modo soddisfacente.