Giornata in cui l'attenzione di pubblico e critica sarà completamente catalizzata dall'anteprima dell'ultimo film di Francis Ford Coppola questa per il TFF. Il regista onora la kermesse torinese nel pieno del suo calendario presentando nella sezione Festa mobile, il suo ultimo capolavoro, Segreti di famiglia, che riporta in alto il nome di un autore che sembrava aver perso il suo smalto brillante e invece dimostra di riuscire ancora a reinventare con talento il Cinema. Dopo il discreto successo di Un'altra giovinezza, presentato nel 2007 al festival di Roma, che dopo la querelle legata alle date s'appresta a sfoderare la sciabola della rivalità, Coppola fa bingo, per dirla alla Tarantino. Il suo è un film di drammaticità biblica, impianto narrativo assolutamente corrosivo, ritmo sagace e taglio noir. Tetro, questo il titolo orginale del film, rapisce l'anima e lo sguardo con il suo cromatismo allegorico e materico: Coppola utilizza il colore per mistificare la realtà dei suoi protagonisti e le percezioni degli spettatori: il bianco e nero è intriso del tenebroso microcosmo del protagonista, tetro di nome e di fatto, è sovraccaricato di riferimenti e rimandi a una cinematografia fondata sull'imparzialità del male come quella di Aldrich, che compare con una citazione raffinata, mentre il colore richiama, invertendo le più usurate tecniche, i flash back onirici, un passato che si plasma come potente sostanza multiforme, come i passi del balletto cui allude un rockettaro Red Shoes. Attraverso le dicotomie reiterate negli eventi e nella raffigurazione, passato-presente, padri-figli, cinema-teatro, biografia-monografia, Coppola addensa la storia della famiglia Tetrocini e consegna parte del suo successo nelle mani esperte di attori come Vincent Gallo, fenomenale nel ruolo dell'inquieto cronico, spietato e ombroso e del più giovane, bello e dannato, Alden Ehrenreich, uno James Dean che rivive nel corpo di un 19enne e fa il verso a Marlon Brando. Il maestro Coppola riceverà stasera il Gran Premio Speciale TFF e non esageriamo se pensiamo che la "sua serata" trasformerà con potere quasi retroattivo la giornata in un memorabile Coppola Day!
All'autorialità americana si aggiunge oggi anche quella italiana di alta classe: il maestro Mario Monicelli, baluardo saldo della cinematografia italiana, presenta la versione restaurata di Risate di gioia, commedia in bianco e nero del 1960 con le "colonne" Anna Magnani e Totò. La pellicola è stata restaurata dalla Cineteca di Bologna dopo che sono stati recuperati i negativi presso la Titanus. Il festival di Torino rende omaggio al regista lucchese che ha girato più di sessanta film e ha lavorato con i più importanti attori e attrici del cinema italiano come Alberto Sordi, Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi... che lui con le sue grandi opere contribuì a rendere "i soliti noti" al pubblico italiano ma non solo.
Continuano anche gli incontri della sezione Figli e Amanti, oggi presenziata da Mario Martone, autore de L'amore molesto, che nel pomeriggio presenterà e parlerà del film che ha avviato la sua "formazione", Ricordi della casa gialla di João César Monteiro, Leone d'argento a Venezia 1989. Il regista campano, che a Torino dirige il Teatro Stabile, ci racconterà come l'opera lusitana abbia influenzato la sua carriera e confermerà la tendenza del TFF di abbracciare il cinema anche dalla parte di chi lo fa e lo ama.
Di timbro e suspense completamente diversi è il film Zha Lai Nuo Er - Jalainur, diretto dal giovane Zhao Ye, specializzato in cinema d'animazione e vincitore del China Indipendent Film Festival con il primo lungometraggio, Ma Wu Jia (2007). Ye torna su tematiche e soggetti che aveva già sviluppato nel film precedente: il percorso umano davanti al gap del passaggio dell'età e il borderline. Traccia infatti la storia dell'anziano macchinista Zhu, prossimo alla pensione, e del giovanissimo apprendista Zhizhong: il loro rapporto valica quello del lavoro e si delinea come un'amicizia speculare in cui il vecchio dona i suoi insegnamenti al giovane, ma anche una relazione all'interno della quale il giovane diventa un riferimento vitale per l'anziano, che recupera da lui un sorriso verso l'esterno cui si era disabituato. Il contrasto delle loro personalità si riflette allo stesso modo anche nell'ambientazione: siamo in Mongolia, nei pressi della centenaria miniera di Jalainur e il regista imprime con una fotografia molto suggestiva, ricamando sulle armoniche dinamiche delle luci e tessendo cromatismi spettacolari, tra i vapori dei treni e i paesaggi distesi, la dualità della realtà. Non concorre in gara invece Welcome del francese Philip Lioret. Opera seconda per un cineasta che si è fatto riconoscere con il lungometraggio Je vais bien, ne t'en fais pas che è valso due premi César agli attori Mélanie Laurent e Kad Mérad, Welcome è un film di denuncia, coraggioso e scabroso. Racconta la storia di un giovane clandestino curdo, Bilal, che lascia l'Afghanistan e raggiunge la fidanzata in Inghilterra, ma viene bloccato alla frontiera dalla polizia. Deciso a proseguire per la sua strada Bilal capisce che l'unico modo per raggiungere la destinazione è percorrere una strada diversa: attraversare la Manica a nuoto. Il film di Lioret, che ha alle spalle una lunga esperienza come tecnico del suono al fianco di registi come Robert Altman e Michel Deville, aveva già ricevuto una calda accoglienza al Festival di Berlino, dov'era stato presentato nella sezione Panorama Special. Opera drammatica ed emozionante che mette in scena un tema scandaloso come quello dell'immigrazione senza sprofondare nel piattume della critica sociale, Welcome suscita non poche polemiche tra i benpensanti, ma riesce a scardinare le convenzioni e a mantenere la sua coerenza fino all'exploit finale.
Ancora musica al festival con Neil Young Trunk Show, nella sezione Premio Cult - il cinema della realtà. A dirigere il biopic musicale sul famoso chitarrista canadese che ha rigenerato il country e il grunge il regista Jonathan Demme, reso celebre per aver realizzato il film spartiacque del cinema americano degli anni '90, l'indimenticabile Il silenzio degli innocenti. Con questo documentario Demme cambia strada e si allontana dai toni drammatici cui ci aveva abituati per affrontare la storia del grande amico Neil Young, in occasione del Chrome Dreams II Tour.
La serata serba infine - anche - uno spazio alla sperimentazione, strada spianata gli scorsi giorni dai Ga-Nime, con il film dell'artista Ken Jakobs, Anaglyph Tom(Tom with Puffy Cheaks): il regista trae il soggetto dall'Anaglyph Tom del 1905 e ne manipola la raffigurazione dilatandone la dimensione con il 3-D, "esemplare" unico al festival. Il risultato è un'opera acrobatica che rafforza l'effetto di intrattenimento dell'originale e diverte con la sua metamorfosi visiva e visionaria.