Una Roma in fiamme, e un gruppo di personaggi spinti al limite, che gironzolano dietro il loro Ego, seguendo bisogni e abitudini. Una fotografia bollente, e gli spazi sudati di una scenografia incandescente, che riflette il contesto circostante. In Te l'avevo detto di Ginevra Elkann (che torna al cinema dopo Magari, del 2019) è gennaio ma fanno trenta gradi. Durante un fine settimana, i protagonisti, esagerati ed egoriferiti, si aggirano provando a fendere il caldo, perdendo certezze e punti di riferimento. A scrivere il film, Chiara Barzini e Ilaria Bernardini insieme alla stessa Elkaann, scegliendo un cast tecnico e artistico di assoluto rilievo.
Se alla fotografia (protagonista) c'è Vladan Daovic, in scena ecco Valeria Bruni Tedeschi, Alba Rohrwacher, Valeria Golino, Sofia Panizzi, Riccardo Scamarcio e un Danny Huston che parla un perfetto italiano. Te l'avevo detto allora è un film sensoriale, anche dal punto di vista sonoro, come spiega Ginevra Elkann nella nostra video intervista: "Volevo che si entrasse in un mondo dove sentirsi circondati. Doveva essere tutto esagerato, con una struttura emotivamente fragile. I rumori circostanti quindi dovevano per forza essere carichi. Le zanzare, il ventilatore... Come la nebbia che cresce nel film. Un mondo pesante, e che appesantisce".
Te l'avevo detto: video intervista a Ginevra Elkann, Valeria Golino, Alba Rohrwacher
Te l'avevo detto nasce dall'esigenza di raccontare l'assuefazione generale, portando in scena un gruppo di personaggi bloccati, svogliati, volutamente ignoranti rispetto alla verità. Il tema portante, agganciato ad una catastrofe colorata di giallo e arancione, viene quindi allungato verso figure volutamente estremizzate. Come Caterina, una mamma alcolizzata, interpretata da Alba Rohrwacher: "Questi personaggi sono egoriferiti. Guardano il proprio bisogno. La spiegazione di questa cecità è relativa ai loro bisogno, talmente esagerati che non si rendono conto di ciò che accade intorno, l'arrivo di una catastrofe imminente", spiega l'attrice a Movieplayer.it. "L'unico sguardo pulito e oggettivo è quello del bambino. Una sorta di profeta, che prova a svegliare i personaggi. Forse oggi abbiamo bisogno di un bambino profeta che lo dica a tutti noi".
Dall'altra parte, ecco Valeria Golino, che in Te l'avevo detto, pornostar senza un soldo che tira avanti come può. "Siamo anestetizzati", racconta la Golino. "C'è l'anestesia di un mondo in cui siamo costantemente informati. Sappiamo tutto subito, continuamente. Siamo assuefatti da una costante emergenza, con una mancanza di lungimiranza da parte degli Stati. Questo ha creato individualismo, e quindi ognuno prova a stare al meglio di come può. È un momento storico, oppure è sempre stato così? Certo, è ormai evidente che ci siamo dentro".
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Tra il grottesco e il surreale
Se i personaggi di Te l'avevo detto "In alcuni momenti i lambiscono l'assurdo", come sottolinea Alba Rohrwacher, il film non si avvicina (troppo) al grottesco. Almeno, secondo la visione di Ginevra Elkann, "Non vivo i personaggi del film come figure grottesche. Sì, sono eccessivi, buffi, assurdi, succedono delle cose surreali, ma almeno io non li vivo come grotteschi. Ecco, li considero surreali, questo sì". Del resto, fare cinema grottesco non è una sfida facile. Soprattutto, non è un genere alla portata di tutti i registi, confida Valeria Golino: "Non amo il grottesco in generale, è un genere difficile. Poi dipende: se Paolo Sorrentino gioca con il grottesco, allora mi interessa. Gioca con la realtà. È un tono difficile, e dovrebbe essere fatto solo dai maestri".