Taxi Monamour, la recensione: l'intimità leggera di una storia di vita ed emozioni

Ciro De Caro, al suo quarto film, prosegue nel percorso umano di un cinema che punta alla sostanza e all'umanità di una quotidianità troppe poche volte raccontata. Protagoniste Rosa Palasciano e Yeva Sai. Al cinema dal 4 settembre.

Rosa Palasciano e Yeva Sai, protagoniste di Taxi Monamour

Dopo l'inafferrabile solitudine del precedente Giulia, Ciro De Caro continua nel percorso di osservazione, discreta e puntuale, di ciò che si nasconde dietro la silenziosa umanità. Una umanità che resiste, che si impone, che guarda avanti, a metà tra un futuro interrotto e un presente che scappa via. Un percorso che, giunto al quarto film, appare ormai riconoscibile. Probabilmente non ancora del tutto compiuto (ma chi, in fondo, può definirsi tale?), eppure coerente e cosciente, come dimostra Taxi Monamour, passato in anteprima alle Giornate degli Autori di Venezia 81.

Taxi Monamour Rosa Palasciano
Rosa Palasciano è Anna

Macchina a mano e fermezza visiva, nella sua asciutta direzione De Caro si sofferma sull'istantanea di due vite che sfuggono, a cavallo di una normalità che il cinema - in particolare quello italiano - sembra aver dimenticato, preferendo un improbabile effetto artificiale che dimentica il valore umano delle storie. Del resto, se c'è una peculiarità nella narrativa del regista, dimostrandolo prima in Giulia e poi in Taxi Monamour (e potremmo anche pensare all'esordio, Spaghetti Story), è quella di soffermarsi su quel cinema dalle storie vere, riconoscibili, dirette e, appunto umanissime.

Taxi Monamour, amicizia disfunzionale

Taxi Monamour Yeva Sai
Yeva Savi è Cristi

Lo dice lo stesso regista: Taxi Monamour è "una storia di incontri, casuali e folgoranti". Ed è un incontro intenso quello tra Anna (Rosa Palasciano), malata e in conflitto con sé stessa (e con la sua famiglia), e Cristi (Yeva Savi), ragazza ucraina che ha perso il sorriso. Un rapporto avverso e sbilenco, opposto e inquieto, tuttavia libero e liberatorio nella sua fortissima adiacenza.

Anna, che fa la cameriera, nonostante tutti in famiglia (tra cui il fratello Angelo, con il volto di Valerio Di Benedetto) le dicano di seguire il suo ragazzo (molto più grande di lei), a scavare pozzi petroliferi in Azerbaijan. Cristi, che in Italia potrebbe aver trovato la giusta dimensione, ma a lei di restare non importa nulla, e si prepara a tornare a Kiev (nonostante le bombe, nonostante tutto). Anna e Cristi, in una Roma opaca e afosa, si scopriranno a vicenda, restando in piedi in mezzo ad una tempesta che non accenna a placarsi.

Approccio gentile per un film di cuore e sostanza

Taxi Monamour Yeva Sai Rosa Palasciano Sequenza
Rosa Palasciano e Yeva Sai in un momento di Taxi Monamour

C'è un'intimità leggera, personale e spassionata in Taxi Monamour. C'è l'intimità di un cammino a volte luminoso e a volte oscuro, che si rispecchia nel linguaggio visivo scelto da Ciro De Caro. In qualche modo, è la luce ad indirizzare il cammino di Anna e Cristi (Rosa Palasciano si conferma un talento delicatissimo, mentre Yeva Savi è una sorpresa di cui sentiremo ancora parlare). Una luce opaca, tenue, quella luce tipica di una Roma desolata, sola, ma anche resiliente e rivelatoria (la fotografia è curata da Manuele Mandolesi). Non c'è ellisse né espletazione nel film, ciononostante l'approccio gentile ad una storia di vita e di emozioni sembra essere il giusto corredo a quella che potrebbe assomigliare ad un'amicizia spassionata, e per questo fondamentale nell'evoluzione delle due protagoniste.

In un'epoca di cinema artificioso, pur nelle sue mancanze narrative e nel suo tratteggio a volte bloccato (quasi due ore, la durata è eccessiva), Taxi Monamour si fa carico di una vitalità identificabile, tanto nell'umore quanto nell'emotività, elevandosi fino ad un abbraccio libero dalle parole ma carico di significato. Un'emotività cinematografica, in grado di declinare, con semplicità e visione, quella vita reale che tutti, nella nostra quotidianità, siamo costretti ad affrontare. Allora, niente complicazioni, niente orpelli o giri a vuoto: solo verità e solo sostanza. Imperfetta, e per questo rilevante.

Conclusioni

Il cinema gentile di Ciro De Caro per una storia di amicizia, umanità, realtà. Puntando alla sostanza, e grazie ad una regia mai invasiva, Taxi Monamour si sofferma su due protagoniste complementari, che si trovano in un momento decisivo della loro vita. Colori leggeri e discrezione narrativa accompagnano la messa in scena, per un'opera di vite quotidiane che il cinema italiano, spesso, dimentica.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.1/5

Perché ci piace

  • Rosa Palasciano e Yeva Sai, che brave.
  • I colori tenuti.
  • La gentilezza umorale.
  • Una regia mai invasiva.

Cosa non va

  • Eccessivamente lungo (con un ritmo di conseguenza alterato).