Sweet Seventeen
Per le frotte di fan della serie più amata degli ultimi anni, l'abramsiana Lost, i salti temporali non sono certo un argomento astruso. Forse anche alla generazione precedente a quell'attuale i viaggi a spasso nel tempo non sembreranno certo una novità: dal mitico Ritorno al futuro al nostrano Non ci resta che piangere, dal distopico L'esercito delle 12 scimmie all'enigmatico Mulholland drive, dal cupo Memento al surreale Se mi lasci ti cancello. Nomi di film-oni che sono inscritti nella storia del cinema moderno e contemporaneo, ciascuno una espressione esplicita delle potenzialità della macchina cinematografica.
Poi in questa matrice s'inserisce un filone più leggero, che non si prende troppo sul serio, com'è giusto che faccia il genere della commedia: quello in cui non si va a spasso nel tempo a tutti gli effetti, ma in cui il tempo è incastrato in una dimensione condizionale per cui vediamo "cosa sarebbe successo se" o "cosa succederebbe se". Film che mostrano le varianti che la più grande factory dei sogni esistente possa riservare a personaggi che altrimenti, forse, vedrebbero le loro esistenze incanalate in percorsi precostituiti dal Destino cieco, dal caso, per dirla con le parole di Krzysztof Kieslowski. L'immaginario filmico rivela allora le sue infinite possibilità di forgiare la materia senza il ricorso alle regole rigide del più mero realismo. E la commedia si presta con i suoi meccanismi ironici e autoironici a traghettare lo spettatore attraverso il percorso e, soprattutto, la molteplicità di percorsi che la fantasia solletica e sollecita.
In questo senso vengono in mente Da grande con il paffuto Renato Pozzetto e il suo remake americano Big con un indimenticabile Tom Hanks, Peter Pan mai più azzeccato da Hollywood, film in cui il piccolo protagonista esprime il desiderio, poi magicamente realizzato, di diventare grande e di vivere la sua vita con un'altra età.
Classe '89. Mike O'Donnell ha 17 anni: è giovane, bello, va al liceo, è una promessa del basket e ha una fidanzatina adorabile. Il giorno del suo match decisivo, quello durante il quale un pezzo grosso dello sport deciderà se promuoverlo, Scarlet gli confessa di essere rimasta incinta. Lui abbandona il campo e decide di sposarla. Vent'anni più tardi parecchie cose sono cambiate nella sua vita: Mike è un omone pingue, è frustrato perché non riesce a ottenere la promozione che sogna da anni nell'azienda in cui lavora, superato da ochette ventenni dal sorriso glossato, mentre Ned, il suo migliore amico, ex nerd bullizzato da tutto il liceo è diventato milionario, il suo matrimonio è sull'orlo del divorzio, i suoi due figli, liceali, gli rivolgono a stento la parola. L'incontro casuale con un uomo misterioso nel liceo cambierà la sua vita: Mike si ritroverà infatti nei panni di se stesso a 17 anni. Con un piccolo problemino: i suoi 17 anni dovrà riviverli nel presente. Proverà, con l'aiuto del bizzarro amico, a cambiare il suo passato, ma capirà ben presto che i suoi piani stanno andando a rotoli: la figlia s'è innamorata di lui, il figlio è in competizione con lui per una promozione nella pallacanestro, la quasi ex moglie è su tutte le furie perché non riesce più a rintracciarlo. La magia che gli è toccata non sembra poi così risolutiva. Finché l'ironia della sorte non rimescola le carte in tavola.
17 Again - Ritorno al liceo non è una commedia per adolescenti. Almeno non si rivolge solo al pubblico di teenager che già adorano l'attore protagonista Zac Efron, che dopo High School Musical torna a raccogliere consensi e a infrangere cuori di ragazze che potranno apprezzarlo nella mise del figo del liceo che non sbaglia un colpo e conquista con semplicità e sensibilità tutte le sue coetanee. Nel ruolo del Mike trentasettenne ritroviamo il simpaticissimo yankee Matthew Perry, che riconosciamo subito come il bonaccione Chandler della serie Friends, il ruolo che lo ha reso famoso.Entrambi gli attori danno un valore aggiunto al film e gli permettono di rimuovere la facile e tentacolare etichetta di commedia leggera e romantica, che qualcuno stava già pensando di appioppargli. I pregiudizi e gli aliti snobistici vengono inoltre deviati da una sceneggiatura ben strutturata da Jason Filardi, legato al successo dell'esilarante Un ciclone in casa, che infila in una trama disneyana situazioni divertenti e battute che strappano risate a go-go.
Quello che colpisce, oltre alla bravura del cast (da notare anche il nome di Brian Doyle-Murray nel ruolo dello "spirito guida"), è la ricercatezza dei dettagli che si prestano a una serie di rimandi che i cinefili, i lettori di fumetti e gli amanti della musica degli anni '80 (in particolare Boy George) non potranno non gradire. La tendenza citazionistica del film, ammiccante e forse ostentata fino alla sbobba, che prende a piene mani dal mondo della fantascienza e del fantasy, con i riconoscibilissimi simboli e le storiche icone di Guerre stellari, dell'inflazionata quanto mai attuale Star Trek e de Il Signore degli anelli, si rivela il segno tangibile della commistione interna del film stesso: passiamo dalla commedia generazionale al film sentimentale coinvolgente e capace d'emozione (in cui riconosciamo lo stile del regista Burr Steers, che aveva diretto epidosi della serie HBO Big Love), dal dramma familiare alla favoletta buona per tutti dall'encomiabile messaggio d'amore.
Di sicuro non ci aspettavamo complesse e futuristiche macchine del tempo come quella di H.G. Welles (tutto ha origine da un misterioso incontro con un bidello fantasmatico e da un gocciolone di pioggia più fantozziana che fantascientifica), ma come per incanto ci accorgeremo di aver trascorso un'ora e passa di piacevole divertissment.