Non c'è un limite d'età per essere uno YouTuber. Lo dimostra Svevo Moltrasio, che si è approcciato a questo medium più avanti negli anni e, dopo essersi fatto conoscere nel 2015 con la webserie Ritals realizzata insieme al giornalista Federico Iarlori, su due emigrati in Francia quali erano loro, ora presenta la sua opera prima da regista Gli Ospiti in anteprima a Castiglione del Cinema, la kermesse di Castiglione del Lago in provincia di Perugia.
Proprio da questo percorso anomalo siamo partiti nell'intervista al regista, che ci ha raccontato il suo rapporto con YouTube: "Io ci sono arrivato da anziano se vogliamo (ride), quando nacque io avevo già trent'anni, non avevo una formazione in tal senso e mai avrei pensato di poter utilizzare quello strumento. L'ho fatto con non molta convinzione solo perché i miei amici insistevano affinché buttassi ma io non avevo sinceramente realizzato il potenziale. Sicuramente si tratta di un possibile trampolino di lancio, di una vetrina che ti permette di rendere visibile il tuo lavoro ad un pubblico potenzialmente più ampio. Non bisogna però pensare erroneamente che caricando un contenuto sulla piattaforma questo avrà in automatico un gran numero di visualizzazioni. Ci sono tantissime persone che ci provano e non ci riescono. Però ti permette sicuramente di avere molta indipendenza in ciò che crei".
Da Youtube al cinema
Svevo Moltrasio poi però afferma anche che ad oggi non è purtroppo un medium che è servito a creare e far affermare una nuova scuola di autori cinematografici. Era dubbioso ed era perplesso nel dare forma a Ritals però si è divertito perché "era un modo per esorcizzare le mie frustrazioni in Francia ed un modo per passare il tempo coi miei amici. Dopo un po' però era qualcosa che mi stava stretto, non mi erano mai piaciuti i corti - quindi figuriamoci le pillole del web - e il mio sogno era realizzare un lungometraggio. Anche perché la capacità di lettura sul web è molto limitata, perché molto spesso le persone ne usufruiscono facendo altro, quindi rischi se tendi ad alzare troppo il livello di struttura e del linguaggio". Una webserie che ribaltava il punto di vista sull'immigrazione, oggi un tema estremamente caldo, dato che eravamo noi italiani gli stranieri in terra straniera: "È un punto di vista che mancava all'epoca secondo me, perché si raccontava l'espatrio come qualcosa di liberatorio attraverso cui si andava in un luogo in cui c'era finalmente la meritocrazia, il denaro, l'educazione civica. Io invece vedevo qualcosa di molto diverso e mi sono reso conto di quante persone avessero bisogno di quel tipo di racconto e ci si sono ritrovate, condividendolo".
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Gli Ospiti
Moltrasio sentiva la necessità di un lungometraggio e infatti è presente a Castiglione del Cinema per presentare in anteprima la sua opera prima, come dicevamo, intitolata Gli Ospiti e in arrivo dal 12 ottobre al cinema. Una pellicola che sembra quasi portare avanti un discorso iniziato con Ritals, ovvero degli 'ospiti in casa d'altri': "In realtà non avevo mai riflettuto su questo aspetto e questa chiave di lettura, ma è indubbiamente interessante. Si tratta comunque di riappropriarsi di un posto e di una comunità. Diciamo che questo è l'aspetto che preferisco dei film ovvero che chi li realizza non sempre prevede ciò che vedrà il pubblico. Si spera che sia il pubblico a trovare qualcosa nell'opera. Mi piaceva però l'idea di portare qualcosa che fosse legato all'attualità ma che avesse anche un linguaggio più universale, ma soprattutto dare degli spunti di riflessione che non fossero necessariamente chiari e definiti. Sono per la libera interpretazione del pubblico e spero che avrà voglia di riempire determinati vuoti nella storia dopo averla vista".
Il film ha inoltre un'impronta molto teatrale, sia nella location unica scelta che a livello di regia: "Non si tratta tanto di una mia esperienza teatrale passata, poiché non ne ho sostanzialmente fatte, ma dei mezzi a disposizione. Fin da quando avevo vent'anni e giravo dei cortometraggi mi affidavo a ciò che avevo, ovvero niente (ride), quindi giravo a casa mia, da solo e in una giornata, perché non avevo attori disponibili. Questo modus operandi me lo sono portato dietro col tempo di basarmi sempre sul materiale economico e fisico che avevo a disposizione. Essendo quest'opera prima un film al di sotto del low budget (ride) serviva un progetto che agevolasse quest'aspetto: tutto in un unico ambiente e in un'unica giornata. Non è solo una questione economica, però, perché ho una predilezione per le storie che si svolgono in un tempo e in luogo limitati. L'associazione al teatro è quindi legittima ma puramente casuale".
Cinema e tecnologia
Nella pellicola si parla anche di tecnologia e social media, oltre che di possesso: "Io penso che siamo arrivati ad un punto in cui questioni come l'intelligenza artificiale saltano fuori perché siamo scesi troppo in basso, nel senso che siamo arrivati a creare un tipo di produzione troppo industriale, tanto in Italia quanto negli Stati Uniti, per cui il passaggio successivo non può che essere l'IA. Il problema non è solo quest'ultima quindi per me ma è recuperare un modo di creare e di far fruire al pubblico qualcosa che non sia troppo industriale". Pistola alla tempia, infatti, il regista non ha dubbi sul mezzo che utilizzerebbe per esprimersi: "Il cinema è sempre stato il mio sogno e poi è il medium che conosco di più. La tv e il web sono piattaforme troppo limitate. Per quanto lo conosca poco, anche il teatro oggi è diventato una sorta di proseguimento della tv e del web perché chi riempi i palcoscenici oggi è quel tipo di personaggi".
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Il cinema italiano oggi
Gli Ospiti è realizzato grazie ad un crowfunding. Viene da chiedersi quanto sia difficile realizzare un film in Italia oggi: "Per la mia esperienza e il mio punto di vista è quasi impossibile. Io ci ho provato prima da sconosciuto e ho trovato solo porte sbattute in faccia. Poi con la notorietà raggiunta sul web si è ribaltata la situazione e sono stato contattato da molte produzioni e distribuzioni anche grandi, hanno apprezzato il mio lavoro ma per vari motivi non siamo mai riusciti a chiudere un contratto. Quindi mi sono trovato costretto ad usare i miei mezzi ed il crowfunding". Nemmeno sullo stato di salute del cinema italiano Svevo Moltrasio è molto positivo: "Non lo dico io ma lo dicono i dati. Il pubblico è totalmente disamorato del nostro cinema, eccezion fatta per i soliti nomi a cui ci si aggrappa sempre per sostenere la tesi che non sia vero. Il disinteresse è davvero triste ed inquietante".
Il rapporto con la serialità
Moltrasio va in controtendenza con la passione attuale del pubblico per la serialità: "Io non sopporto le serie tv, le seguo ma è un linguaggio che non riesce ad appassionarmi salvo rarissimi casi in cui ci sono dietro grandi registi cinematografici. Un esempio su tutti la terza stagione di Twin Peaks, degna del più grande cinema, e infatti dietro c'è David Lynch. Credo anche che la serialità sia nociva perché ha creato un certo tipo di fruizione del prodotto audiovisivo che è dannoso per il cinema. Non dico che non ce ne siano di valide in assoluto e se le vedo le recupero in ritardo quando ho tutte le stagioni disponibili, facendo una maratona. L'ultimo film che ho visto al cinema è stato Io Capitano di Garrone che non mi ha convinto fino in fondo così come era successo con Pinocchio, nonostante io lo ami come regista. Le ultime serie che ho visto sono italiane e purtroppo non le ho apprezzate, né The Bad Guy né Bang Bang Baby né Vita da Carlo, anche se la prima l'ho trovata superiore alle altre due. Nemmeno The Last of Us ha attecchito con me".