Gli anime giapponesi hanno saputo conquistarsi un posto di assoluto prestigio nell'immaginario collettivo di ogni generazione, mettendo a durissima prova il predominio dell'animazione americana.
L'avanguardia del "primo impatto" dei cartoni animati giapponesi fu rappresentata da un genere tanto originale quanto spettacolare, che raggiunse il suo culmine negli anni '80: gli anime robotici.
Il canovaccio era semplice: una razza di invasori minaccia la pace, e a difendere l'umanità viene chiamato un giovane eroe (a volte assieme a un gruppo di amici) alla guida di un colossale e potente androide, dotato di armi straordinarie con le quali opporsi ai malvagi nemici.
Su questa base sono state elaborate decine e decine di titoli diversi, più o meno riusciti e famosi.
In poco tempo questo "nuovo tipo" di cartone animato conquistò il cuore dei giovani (e non solo) spettatori, aprendo anche la strada a un modo nuovo di approcciarsi all'animazione.
Per la prima volta i cartoni animati non si limitavano più a raccontare favole, a far ridere o, al limite, alla sperimentazione autoriale: erano un mezzo attraverso cui si raccontavano storie eroiche e avvincenti, tragiche, violente ed emozionanti.
Un risultato straordinario, tanto più se si considera che si trattava di serie spesso realizzate con evidenti limiti tecnici e narrativi.
Di più: solo una piccola frazione dell'immane produzione giapponese di quegli anni arrivò in Occidente, spesso in maniera disordinata e poco (o per nulla) rispettosa delle opere originali, tra adattamenti poco curati, doppiaggi approssimativi e programmazione ballerina, per così dire, sui palinsesti di varie e improbabili emittenti locali.
Ma il mito del Super Robot rimane, nonostante tutto.
In onore di quell'epoca d'oro, che ha rappresentato il primo e fondamentale passo grazie a cui gli anime sono diventati uno dei capisaldi della cultura pop contemporanea, noi vogliamo proporvi un tuffo nel passato, riproponendovi 5 titoli da recuperare, ognuno a suo modo rappresentativo del genere.
Tutte le serie sono disponibili in streaming nel catalogo di Prime Video, quindi scartate la vostra merendina preferita, indossate il casco, impugnate le leve di comando e preparatevi a urlare a squarciagola i comandi di attivazione armi: si parte!
1. Getta Robo
Anche se Gô Nagai viene considerato il creatore di questa famosissima serie, il vero deus ex machina dietro il suo successo è il suo storico amico e collaboratore, prematuramente scomparso, Ken Ishikawa.
A lui si deve la maggior parte delle trovate dietro il successo di questa serie che spazia tra manga e anime, in diverse incarnazioni e in un multiverso narrativo che, nelle intenzioni di Ishikawa, avrebbe dovuto raccontare di un conflitto esteso tra passato, presente e futuro, e che avrebbe determinato il destino dell'umanità.
Tutto inizia quando i dinosauri furono costretti ad abbandonare il mondo di superficie. Nel sottosuolo, però, i rettili evoluti hanno continuato a tramare nell'ombra, anelando di potersi riappropriare del mondo.
A opporsi a loro il geniale professor Saotome, scopritore di una nuova e potentissima fonte energetica: i raggi Getter. Grazie a questa straordinaria energia Saotome realizza un robot invincibile, capace di operare sottoterra, nelle profondità marine e nel cielo, perché composto da tre navicelle capaci di unirsi in differenti configurazioni. Ma il Getter Robot può essere manovrato solo da individui dotati di caratteristiche fisiche straordinarie, così Saotome coinvolge tre giovani campioni, Ryoma Nagare, Hayato Jin e Musashi Tomoe, che diventeranno i piloti del formidabile Getter Robot.
In onda dal 1974 con la produzione della Toei, sull'onda del successo di Mazinger Z, Getta Robo, in Italia conosciuto anche come Space Robot, è stato un vero e proprio antesignano, introducendo una serie di elementi che poi diventeranno parte del canone narrativo del genere: dal robot trasformabile e componibile al cast dei personaggi (il coraggioso protagonista, il bel tenebroso, il corpulento forzuto e imbranato, a cui si affiancano, qui solo come coprotagonisti, l'affascinante ragazza e il bambino), dal sacrificio di uno dei membri del team all'upgrade dello stesso, dall'idea di "energia senziente" fino al concetto del "colpo finale", l'arma più potente del robot che, una volta usata, sancisce la fine dello scontro e la sconfitta certa del nemico.
Nonstante la controparte manga sia decisamente più cupa, complessa e matura, con personaggi e situazioni molto più estremi, Getter Robo, assieme al suo seguito Getter Robo G, diventerà così iconica da essere poi citata e stracitata nelle opere successive dell'animazione robotica: dalla metatestuale "Gekikander V" in Nadesico fino alla più celebre Tengen Toppa Gurren Lagann.
2. General Daimos
Gli abitanti del pianeta Baam sono stati costretti a lasciare il loro mondo natale, ormai prossimo alla distruzione, e stanno cercando un nuovo pianeta su cui vivere. Arrivati nel sistema solare scoprono che la Terra è adatta alla loro sopravvivenza, quindi decidono di contattare i Terrestri per provare a chiedere ospitalità sul pianeta azzurro.
Ma la guerra tra Terrestri e gli esuli del pianeta Baam diventa inevitabile dopo che il negoziato di pace tra le due razze viene sabotato. Il principe Rikiter, mosso dall'odio nei confronti degli umani a causa dell'attentato subìto dal padre, decide che la convivenza pacifica tra loro e i "malvagi" terrestri non potrà mai essere concretizzata e passa all'offensiva.
Per resistere all'invasione dell'esercito di Baam viene allora approntato dai terrestri un potente robot da combattimento, pilotato dal giovane Kazuya, in grado di amplificare le doti da karateka del ragazzo grazie a un sistema di controllo piuttosto... originale.
Kazuya, però, si innamora a prima vista della bella Erika, principessa di Baam e sorella di Rikiter. E anche Erika ricambia l'amore per il coraggioso umano.
Mentre il conflitto tra umani e Baamesi diventa sempre più violento e spietato, Kazuya ed Erika proveranno a trovare un modo per raggiungere la pace, contro ogni differenza e pregiudizio.
Ultimo capitolo della cosiddetta "trilogia romantica", assieme a Voltus V e Combattler V, Tosho Daimos è prodotto dalla Sunrise e diretto da Tadao Nagahama, trasmesso in Giappone dal 1978 per 44 episodi. "Trilogia romantica" perché il tentativo era quello di raccontare storie più complesse del semplice scontro tra buoni vs cattivi, mettendo in campo motivazioni più profonde, relazioni tra personaggi più complesse e influenti sullo sviluppo della trama, fino ad arrivare, proprio con questo General Daimos, a una vera e propria storia d'amore, sulla falsariga di Romeo e Giulietta (coi robottoni...), con cui potessero identificarsi non solo i ragazzi appassionati di combattimenti, ma anche quelli più attenti ai palpiti d'amore e agli sguardi appassionati dei giovani protagonisti.
Un'ultima chicca, tanto per far capire con quanto rispetto dell'opera originale questi cartoni sono stati portati da noi: nel fantasioso adattamento italiano, Daimos è stato presentato come... il figlio di Goldrake (no comment).
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3. Daltanious il robot del futuro
Volete sentirvi vecchi? Daltanious è ambientato nel futuro: cioè nel... 1995!
(Per onor di cronaca: l'anime è del 1979. Quindi, per l'epoca, stiamo parlando di 16 anni nel futuro. Come se noi oggi immaginassimo una serie ambientata nel 2040...)
Nel 1995 la Terra subisce l'attacco degli alieni Akron. Incapaci di opporsi alla potenza tecnologica degli alieni gli umani hanno capitolato, riducendosi a vivere in rifugi d'emergenza e baraccopoli. Da uno di questi accampamenti inizia la storia del giovane Kento Tate e del suo gruppo di amici. I ragazzi si imbattono, quasi per caso, nella base segreta di uno scienziato alieno, il dottor Earl (Aru, in originale).
Inizialmente seccato dall'intrusione e infastidito dai giovani terrestri, lo scienziato è però costretto a ricredersi quando Kento non solo riesce a pilotare il super robot Antares, ma si rivela essere il legittimo erede dell'impero Helios, luogo d'origine di Earl. Grazie al suo retaggio Kento può richiamare il leone robotico Beralios e, assieme ad Antares e all'astronave Jumper, dare vita al potentissimo Daltanious.
Dalla Terra inizia così una rivolta contro gli Akron che si allargherà presto a tutto lo spazio, ma Kento scoprirà che la verità che si cela dietro la natura degli alieni, e del suo pianeta natale, è decisamente più oscura e raccapricciante di quanto si potesse immaginare.
A parte per l'iconica sigla iniziale italiana, scritta da Franco Migliacci e interpretata dai Superobots, la serie Mirai Robot Daltanias è rimasta nella memoria degli appassionati anche per il design del robot principale, con quella appariscente testa leonina sul torace, e per aver saputo coniugare, in maniera tutto sommato abbastanza riuscita, momenti più comici a tematiche più dure e profonde, in particolar modo per quanto riguarda l'uso indiscriminato, e spietato, delle tecnologie di clonazione umana.
4. Baldios - Il guerriero dello spazio
Per Baldios - Il guerriero dello spazio tocca, purtroppo, fare degli spoiler sulla trama.
Se l'incipit è infatti abbastanza canonico, con il "solito" attacco degli alieni provenienti dal pianeta S1 e la strenua resistenza del robot Baldios, pilotato dall'esule Marin (esponente di spicco della categoria "Belloccio Romantico") contro la sua stessa gente, è solo con il progredire della trama che la serie si rivela essere decisamente più drammatica e pessimistica delle sue controparti, segno che con gli anni anche il genere dei Super Robot, seguendo la linea tracciata dalle controparti Real (uno su tutti: Gundam) si sta evolvendo, provando ad affrontare temi più cupi e in modo meno infantile e semplicistico.
Ci aveva già provato (con risultati traumatizzanti) l'epopea tragica di Zambot 3, e ora è il turno di questa serie creata dal veterano Akiyoshi Sakai (Daikengo, Arbegas e Golion/Voltron), con un design più maturo e moderno.
La vicenda che vede coinvolti Marin e i terrestri da un lato, e dall'altro gli abitanti di S1 al comando del despota Gattler con la bella e tormentata Aphrodia al suo fianco, si dipana attraverso scontri sempre più distruttivi e cataclismatici. Nel tentativo di offrire alla sua gente un mondo in cui ricominciare a vivere, dato che S1 era stato abbandonato dopo essere diventato invivibile a causa dell'inquinamento radioattivo, Gattler non si rende conto, fino a che non è troppo tardi, che il suo viaggio non è stato attraverso lo spazio, ma attraverso il tempo. Proprio la guerra a cui dato il via distruggerà la Terra, alla fine, lasciando come unico superstite Marin, ormai consapevole del fatto che il suo mondo adottivo è in realtà la versione del passato proprio di S1, in un loop di disperazione senza uscita.
Purtroppo Uchuu Senshi Baldios, trasmessa nel 1980, non incontrò il favore del pubblico, e la serie venne interrotta a pochi episodi dalla conclusione.
Conclusione che, in tutta la sua tragicità, è comunque recuperabile in un lungometraggio d'animazione realizzato successivamente, Baldios - The movie, che conclude la triste vicenda di questa serie, anch'esso disponibile su Prime Video.
5. Giant Robo - Il giorno in cui la Terra si fermò
Facciamo un salto di quasi un decennio: il mercato dell'animazione nipponica è in profonda trasformazione, così come i gusti del pubblico. A farla da padrone non sono più le serie trasmesse sui canali televisivi ma quelle realizzate direttamente per il mercato dell'home-video.
Nel 1992 ha inizio una miniserie in 7 episodi che rappresenta, a nostro parere, uno dei punti più alti del genere: Giant Robo - Chikyū ga Seishisuru Hi. A capo della realizzazione c'è Yasuhiro Imawaga, regista e sceneggiatore geniale (G Gundam, Berserk, Bartender), che decide con quest'opera di omaggiare uno dei più grandi autori nipponici: Mitsuteru Yokoyama (Babil Jr., Sally la maga, Super Robot 28).
Ambientata in un futuro alternativo, la serie vede contrapporsi due schieramenti: da una parte la società segreta criminale BF, con l'obiettivo di dominare il mondo, dall'altra gli specialisti dell'Organizzazione di Polizia Internazionale. Tra le fila di quest'ultima c'è un giovane ragazzo, Daisaku Kusama, a cui è stato affidato il robot più grande e potente del mondo: Giant Robo. Proprio Giant Robo si rivelerà la chiave per sventare una terribile minaccia che rischia di far precipitare nuovamente il mondo nell'oscurità e nel terrore, una minaccia misteriosamente legata a una straordinaria fonte di energia pulita ribattezzata, in onore del suo creatore, Sisma Drive.
Imagawa miscela con cura certosina ed evidente affetto le citazioni delle opere di Yokoyama (tutti i personaggi di Giant Robo sono i protagonisti dei suoi innumerevoli manga, che qui vengono usati come se fossero "attori") al gusto estetico e spettacolare dei film wuxia (arti marziali e magia) cinesi.
Giant Robo è una vera chicca, con scene monumentali e spettacolari, esagerate ed enfatiche, coreografate da personaggi altrettanto esagerati ("larger than life", si direbbe) e carismatici, accompagnate da una possente colonna sonora di stampo sinfonico realizzata dalla Filarmonica di Varsavia.
S, se volete lasciarvi cullare dalla nostalgia per gli anime del passato, sappiate che l'edizione italiana ha un cast fenomenale (e qualche sbavatura nell'adattamento, va detto, ma nulla che ne precluda le visione): da Massimiliano Alto a Roberto del Giudice, da Romano Malaspina a Enzo Consoli, e così via.