Mamma mia. Non potevamo iniziare se non con una delle sue più celebri quotes, alla luce del grande box office che sta ottenendo (in Italia, il primo giorno, ha superato il milione e due, facendo registrare segni positivi nell'arduo confronto con il triennio precedente alla Pandemia). Un incasso, lo diciamo subito, più che meritato. Perché, come vi abbiamo già raccontato nella nostra recensione, Super Mario Bros. Il Film è un'opera dichiaratamente verticale, in grado di acchiappare un pubblico sconfinato. Così, ragionando sopra il film diretto da Aaron Horvath e Michael Jelenic, e prodotto dalla Illumination con Nintendo (ovvio), ci torna prepotentemente in testa uno dei termini anglofoni che più imperversano nell'universo dei franchise, delle saghe, degli adattamenti: il fan service.
Ecco, chi scrive, un po' come accaduto per Dangeous & Dragons - L'onore dei ladri, ha un rapporto decisamente particolare con quest'ottica produttiva, in quanto ogni novellizzazione cinematografica - appunto proveniente da materiale originale - dovrebbe sottostare ad alcune regole (auree) per non deludere gli appassionati. Dunque, uscendo dalla visione di Mario Bros. Il Film, e colpiti per il suo estro e la sua irresistibile visione colorata, carpiamo varie reaction che, infatti, si soffermano su quanto il film sia "divertente anche in funzione del fan service". Ecco. Teoricamente, un film su Super Mario (o su qualunque altra icona pop) è già un film pensato anche per i fan, ed è naturale trovare dei rimandi, in questo caso, legati al videogioco cult della Nintendo.
Super Mario senza avere la Nintendo? Si può!
Tuttavia, il nostro approfondimento non vuole soffermarsi sul suo approccio citazionistico, e anzi vuole concentrarsi sull'altra metà del cielo, popolata non solo da funghetti parlanti, ma da coloro che - strano ma vero - non hanno quasi mai giocato a Super Mario, avendo del personaggio una conoscenza superficiale e sgrammaticata (chi scrive non ha mai avuto il Nintendo, se non un vecchio Game Boy Color con la cartuccia di Tetris). Aggiungiamo necessariamente un "quasi" al concetto, perché sarebbe davvero assurdo non conoscere minimamente l'idraulico italoamericano, ideato nel 1981 da Shigeru Miyamoto, e comparso come Jumpman in Donkey Kong. Insomma, pur riconoscendo l'oggettiva grandezza di Mario e Luigi (e proprio Luigi è il fulcro della pellicola), la nostra visione di Super Mario Bros. Il Film è stata pressoché libera da qualsivoglia paragone, godendo senza l'ansia (del fan service!) un lungometraggio animato pensato nei minimi dettagli, capace di ribaltare diversi concetti (il sacrificio, le questioni di genere, l'ossessione per il potere) all'interno di una notevole (se pur riconoscibile) struttura narrativa.
Solo per ritirare i fili della trama: scritto da Matthew Fogel, il film ci porta a Brooklyn, dove Mario e Luigi hanno messo in piedi una ditta idraulica che, però, fa acqua da tutte le parti. Casualmente, verranno risucchiati da un tubo delle fognature (New York è una sorpresa anche sotto terra!), ritrovandosi in una sorta di mondo parallelo: Luigi finisce nelle Terre Oscure dominate dalla tartaruga Bowser, mentre Mario atterra nel Regno dei Funghi, facendo la conoscenza del simpatico Toad (personaggio che potrebbe fare invidia a molte spalle animate), del borioso Donkey Kong e della principessa Peach, che dietro la frangetta a cuore nasconde un'anima coraggiosa e determinata. E poi sì, al centro la corsa e la rincorsa di Mario per salvare suo fratello, finito nelle grinfie del cattivo (ma romanticone) Bowser.
Super Mario, origini e curiosità dell'icona "mamma mia" di casa Nintendo
Musica a 8-Bit
In mezzo al film, sparpagliati e lanciati nella mischia, comprendiamo dall'umore della sala (vero e proprio termometro sociale), sono disseminati easter egg e citazioni, battute e rimandi visivi. Ciononostante, non ci lasciamo trascinare troppo dall'hype, e manteniamo un certo distacco. Ci concentriamo sul senso narrativo e scenografico di un film saturo di colori, efficace nel suo spassoso tono, nonché convincente dal punto di vista tecnico. Se l'animazione in 3D potrebbe aver esaurito la sua originalità, Super Mario Bros. Il Film è graficamente stupefacente: va da sé che l'acqua è l'elemento essenziale di Mario, ed è proprio la texture acquatica a fare la differenza nell'economia generale. Se c'è poi un'organicità e una fluidità d'azione, che introduce a dovere i molti personaggi (si sta già ipotizzando uno spin-off su Donkey Kong), restiamo sbalorditi dalle tonalità musicali, tra bit e sonorità elettroniche.
Intuiamo che lo score originale di Koji Kondo sia stata la traccia principale, eppure il lavoro di Brian Tyler, svolto al fianco dello stesso Kondo, prescinde dalla partitura nativa (e divenuta cult nel cult), rendendolo musicalmente cool. Del resto, una leggenda popolare come quella di Super Mario è in grado di scavalcare generazioni e generazioni, mantenendo essenziali i suoi confini, la sua marcata riconoscibilità. E dunque, all'interno di un viaggio catartico, re-immaginato cinema (per tutti), Mario e Luigi convincono pure chi li ha solo sfiorati senza mai averli sentiti troppi vicini. Sfiorandoli magari in sala giochi, passando tra un arcade e l'altro, con quelle 500 lire capaci di spalancare mondi a 8-bit. In fondo, non si deve indispensabilmente essere dei fan della prima ora per amare una delle figure più influenti del Novecento. Anche perché, chi scrive non avrà mai avuto il Nintendo, ma adora lo scult cyberpunk del 1993 con Bob Hoskins e John Leguizamo...