Di intelligenza artificiale si parla in tanti film e serie tv degli ultimi anni, dato che l'argomento è sempre più "caldo" come tematica al centro delle storie che raccontano la nostra realtà (o una versione futuristica della stessa). In maniera tragicamente comica e che partisse da un'elaborazione del lutto però forse non lo aveva mai fatto nessuno e ci hanno pensato Apple TV+ e A24 con Sunny. Al centro Suzie (Rashida Jones, anche produttrice), una donna americana che vive a Kyoto e la cui vita viene sconvolta quando il marito e il figlio scompaiono in un misterioso incidente aereo; come "consolazione" le viene dato Sunny, uno dei nuovi robot domestici prodotti dall'azienda elettronica del marito, col quale instaurerà una stramba amicizia e che la aiuterà ad indagare sulla scomparsa dei suoi familiari, svelando cosa è accaduto davvero nel finale di stagione, disponibile sulla piattaforma dal 4 settembre.
Interpretare un robot in tv
Per l'occasione, abbiamo incontrato virtualmente le attrici Joanna Sotomura e Annie the Clumsy, interpreti rispettivamente del robot Sunny e di un'altra potenziale amica della protagonista, la barista Mixxy. Insieme a loro, su Zoom anche l'ideatrice della serie Katie Robbins, che è partita dal libro Dark Manual del pluripremiato scrittore irlandese di origine giapponese Colin O'Sullivan, e la regista Lucy Tcherniak che hanno trovato un connubio perfetto tra loro. Siamo partiti proprio dal personaggio titolare: qual è la chiave per interpretare un robot e per averci a che fare sul set? Si tratta di un personaggio non totalmente animato, non totalmente live action, non totalmente umano, non totalmente IA. Dice Joanna: "Onestamente penso che la chiave sia divertirsi molto nel farlo e lasciarsi immergere nel processo caotico e bizzarro che è stato dare voce e corpo a questo personaggio. Approcciarsi con un metodo avrebbe mandato tutto all'aria (ride). Invece mi sono fatta guidare dalla storia e dalla stranezza del tutto". Aggiunge annie: "Per me credo abbia fatto la differenza avere sia il robot sia Joanna fisicamente sul set con noi. Non solo sentire la sua voce quindi, ma poter anche vedere le sue espressioni facciali e i suoi movimenti è stato utile, sorprendente e divertente!"
Rashida Jones nella serie Sunny: "Recitare con un robot è (quasi) come recitare come un Muppet"
Sunny: progresso tecnologico e solitudine
La dramedy thriller parla della tecnologia ma invece di demonizzarla mostra che potrebbe diventare uno strumento per le persone sole. Forse anche il cinema e la tv possano avere questo ruolo nella vita delle persone? Ne è certa Joanna: "Al cento per cento. Specialmente quando trovi quel film o quella serie che sembra proprio parlare direttamente a te e che continui a guardare a ripetizione. Penso in particolar modo alle commedie, ti fanno sorridere e pensi 'Non sono solo, queste persone mi capiscono!' Penso sia un "luogo" fantastico attraverso cui creare una comunità e parlarne, rivivere quel prodotto tutti insieme".
La serie Apple TV+ parla anche di comunicazione tra le persone attraverso la tecnologia: pensiamo a internet, i social media, le app. Dice annie: "Può essere molto comoda, bisogna ammetterlo" e le fa eco Joanna: "Conosco molte persone che hanno usato con grande utilità Tumblr all'epoca, ad esempio, e fu un modo davvero ottimo per connettersi gli uni con gli altri. Poi ci sono stati Snapchat e ovviamente Instagram..." Completa la frase annie: "...e Zoom, oddio come abbiamo fatto a dimenticarlo!" (ride) (l'intervista si stava svolgendo lì, ndr)_
Quando si guardano show futuristici come questo, viene da chiedersi se la società rappresentata sia molto distante dalla nostra nella vita reale Inizia annie: "Penso che in realtà ci andiamo molto vicini" (quasi spaventata, ndr) e le fa eco Joanna: "Stiamo già andando in quella direzione molto velocemente. Io penso già di avere una relazione con la mia Alexa (ride) quando ad esempio la ringrazio per avermi detto il meteo e lei risponde 'Mi hai rallegrato la giornata' e io allora mi stranisco" (ride)_. Del resto la stessa Joanna è pronta per interpretare Alexa o Siri dopo questo show.
La serie Apple TV+ e l'intelligenza artificiale
Il pretesto narrativo di Sunny è l'IA: una risorsa o un pericolo nell'audiovisivo, dopo lo sciopero e tutto quello che sta accadendo nel settore? Dice la showrunner Katie Robbins: "Si è rivelata un'esperienza interessante perché il progetto è nato nel 2019, prima di ChatGPT e annessi e mentre scrivevo insieme al consulente tecnologico, che mi parlava dell'evoluzione dell'IA, io gli dicevo un po' ingenuamente che non c'era nessuna possibilità che si arrivasse a questo nella realtà (ride). Poi mentre stavamo girando, è arrivato ChatGPT e, da scrittrice, mi sono sentita terrorizzata in prima battuta da questo nuovo strumento. Quando sono entrata in sciopero insieme alla WGA uno dei motivi era proprio l'utilizzo dell'IA nella scrittura dell'audiovisivo. Quindi penso che ci sia un enorme diffidenza nei confronti dell'intelligenza artificiale ma quest'ultima è creata dagli esseri umani quindi può avere la capacità di creare qualcosa di molto bello ma anche per essere utilizzata per scopi piuttosto nefasti".
Due facce della stessa medaglia proprio come nel finale di stagione. Continua: "Penso che ci troviamo nel momento in cui dobbiamo prendere una decisione. L'IA non se ne andrà da nessuna parte quindi siamo noi a dover decidere come utilizzarla e quali restrizioni e limiti metterle. Soprattutto con l'obiettivo di farla risplendere e non farla diventare qualcosa che l'umanità debba temere e guardare con circospezione come un essere che arriva per distruggere il nostro lavoro e le nostre vite (ride). Sunny parla proprio di questo: il robot protagonista può essere entrambe le cose perché è creato da un essere umano (Masa Sakamoto): un ottimo amico e un'entità subdola: l'IA riassunta in poche parole". Le fa eco la regista: "Penso che il dibattito che stiamo avendo nel mondo sia intrinseco nella narrazione della serie e nelle relazioni tra i suoi personaggi. Sembra centrata pur essendo nata prima di tutto questo".
Sunny, la recensione: quando l'AI utilizza il dark humour (e non è Black Mirror)
In principio furono Black Mirror e The End of the F***ing World
Sempre a proposito di serie distopiche, possono essere tante le ispirazioni tanto a livello di sceneggiatura quanto di regia. Sulla prima racconta Katie: "Lo show vive in un sottogenere molto specifico: mystery thriller mescolato alla dark comedy, perché la vita in fondo è entrambe le cose. Mentre la scrivevo, avevo in mente The End of the F---ing World come reference, per mia fortuna ho conosciuto Lucy che aveva diretto vari episodi di quel serial e ha potuto trasportare anche in Sunny quell'assurdo connubio di elementi così apparentemente agli antipodi". Conclude la regista Lucy Tcherniak: "Io sono partita da quel tono che Katie aveva in mente, anche perché è quello in cui preferisco lavorare perché mi viene naturale. A livello visivo invece mi sono ispirata alle pellicole noir giapponesi degli anni '60 come Tokyo Drifter di Seijun Suzukie, alla quale rendiamo particolarmente omaggio all'inizio del quarto episodio, o ancora nell'abito blu di Masa o nelle musiche del trailer. Anche Katie è stata al gioco in questo senso".