Sarà il panorama del New Mexico, che tanto ci ricorda Breaking Bad, ma siamo stati subito rapiti da uno dei film più teneri e più strambi che abbiamo avuto la fortuna di vedere recentemente, ovvero Sunlight di Nina Conti. Doverosa introduzione, innanzitutto, seguita da un breve approfondimento su chi sia la regista: Sunlight è il suo film di debutto, fa l'attrice ma è anche e soprattutto una delle ventriloque più famose d'Inghilterra, facendo "coppia" - si fa per dire - con una simpatica scimmietta, Monkey.
Sì, la stessa scimmietta che, in qualche modo, sarà l'irresistibile protagonista di un'opera incredibilmente illuminante nella sua stringata narrazione (vista in anteprima alla Festa del Cinema di Roma). Una scimmia diremmo introspettiva, questa volta costruita a grandezza naturale (da Vanessa Bastyan), seguendo però i canoni di Her Master's Voice del 2012, nel quale si parlava della relazione della Conti con il suo burattino.
Sunlight: in viaggio con una scimmietta
Ma di che parla di Sunlight? Siamo ad Albuquerque, quando Roy (Shenoah Allen, anche co-sceneggiatore), conduttore radiofonico con diverse situazioni irrisolte, tenta il suicidio in una sudicia stanza di Motel. Viene salvato da Jane (Nina Conti), che si "nasconde" in un bizzarro costume da scimmia. Roy si risveglia a bordo del suo camper, guidato per l'occasione dalla simpatica Jane, che però parla come Monkey (uno straordinario accento britannico, che si addice all'inusuale pelliccia scimmiesca), e che di togliersi il costume non ne vuole sapere. Anche il passato di Jane non è dei migliori, e allora insieme alla prese con una fuga assurda, che farà capire loro cosa voglia dire essere amati.
Un film caldo e insolente
Ripensando, almeno in parte, allo splendido Frank di Lenny Abrahamson (anche lì, una maschera che celava tormenti e insicurezze), Sunlight, dal budget modesto ma dall'idea predominante, potrebbe essere considerata una commedia surreale se non fosse per le vibrazioni che arrivano da una storia nel quale potersi ritrovare. Una storia, fin dal titolo, che punta alla luce del sole: la luce che torna ad illuminare il cammino, che scalda e conforta. Un road-movie dalla tenerezza nichilista, di quelli picareschi, carichi di imprevisti, e sottolineato dalla buffa e imperturbabile espressione di una protagonista inusuale e fenomenale. Una presenza di cui, alla lunga, non possiamo fare a meno. La sua cadenza, le sue battute, il suo spirito. Di diritto, una delle migliori scimmie del grande schermo. Irrinunciabile, insomma, come diventa irrinunciabile per Roy, uomo sperduto, uomo come tanti, che grazie all'improvvisa salvezza affronta i dolori con cui non ha mai chiuso i conti.
Per questo, Sunlight è di quei titoli che sembrano cuciti su misura per enfatizzare lo spettro emotivo; caldo nei toni, a tratti insolente nello humour, sfruttando il cinema ricercato che, come una fisarmonica, si allarga e si ristringe seguendo i sogni e le paure di due protagonisti come si deve. Nulla di celebrale, ma la filosofia, che sguazza in un ritmo filmico magari non sempre azzeccato, risulta la trovata linguistica perfetta, arricchendo un buddy-movie disfuzionale, tra la polvere del New Mexico e una soundtrack che, tranchant, spara pure i Radiohead (la regista ha rivelato che il chitarrista Ed O'Brien è rimasto talmente colpito che le ha regalato Weird Fishes). Del resto, Sunlight non sarebbe lo stesso senza la sua regista, senza la verve di un'autrice a tutto tondo. Una scrittura in grado di divertire ed emozionare, aprendo a riflessioni profondissime affidate ad un umorismo irrefrenabile, stratificato e originale. Facendoci ridere e sorridere, tra smorfie d'affetto e battiti del cuore.
Conclusioni
Umorismo, emozioni, risate, lacrime. Nina Conti e il suo Sunlight, un colpo di classe decisamente originale, che mescola al meglio i molti temi filosofici sfruttando come si deve l'enfasi sempre efficace del road-movie. Il paesaggio del New Mexico, e una buona colonna sonora, poi, fanno il resto. Una delle scoperte di questo 2024. Da vedere.
Perché ci piace
- La simpatia caustica di Monkey.
- Il soggetto, decisamente originale.
- Il paesaggio.
Cosa non va
- Probabilmente il ritmo non è sempre fluido.