Qualcuno si sarà messo d'accordo per fondare una specie di "Fabbrica dei Chris", un laboratorio che ha dato forma al desiderio e modellato l'invidia di uomini e donne. Sarà successo agli inizi degli anni Ottanta quando mamme statunitensi e australiane hanno messo al mondo quattro semidei accomunati dallo stesso nome e da un futuro simile, quattro attori destinati a fisici scultorei da prestare a grandi eroi. Stiamo parlando di Chris Pratt, Chris Evans, Chris Hemsworth e dell'oggetto del nostro interesse: Chris Pine. La testa calda dagli occhi di ghiaccio, lo scalmanato domato dalle responsabilità, il ribelle che divenne il Capitano Kirk.
Talvolta inquieto anche fuori dallo schermo, Pine è quello che ha preso le distanze dagli eccessi a cui i suoi omonimi sono stati costretti: pasti ipercalorici per pompare muscoli in pochi mesi. No, il nostro Chris non vuole "alzarsi solo per nutrirsi a furia di 15 pasti al giorno", perché preferisce metodi meno innaturali e più armonici. Per questo, per curare la sua immagine cinematografica, ha scelto un percorso più lungo e costante al fianco di un personal trainer che gli ha persino insegnato a camminare meglio, a togliersi di dosso quell'andatura insicura da ragazzino timido quale era.
Questo per dire quanto la sfacciataggine mostrata sul grande schermo sia frutto di un lungo lavoro personale, come se Pine avesse bisogno dei suoi tempi anche per dare forma a quella faccia da schiaffi, al suo animo controcorrente. E sarà forse per questo che nella "Galassia dei Chris", Pine ha scelto di non stare sulla scia degli altri e di andare in un'altra direzione. Non nel Marvel Cinematic Universe di Thor, Star Lord e Capitan America, bussando alla porta della DC Comics per diventare Steve Trevor al fianco della Wonder Woman di Gal Gadot. Lo abbiamo già intravisto in una vecchia foto in bianco e nero in Batman v Superman: Dawn of Justice, lo abbiamo riconosciuto e abbiamo pensato subito a lui, al Capitano Kirk. Perché è stata l'Enteprise a lanciarlo tra le stelle, un posto che Chris conosce sin da piccolo.
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Le stelle nel destino
La carriera di Christopher Whitelaw Pine non è la classica scalata del povero sconosciuto che ha dovuto mantenersi gli studi facendo i lavori più disparati (e disperati). Chris Pine è nato nell'agio, figlio d'arte cresciuto a Los Angeles da padre e madre entrambi attori (Robert Pine e Gwynne Gilford) con una nonna materna prodiga di aneddoti sulla vecchia Hollywood (Anne Gwynne). Una ciurma familiare che ha lo spazio profondo nel DNA: suo padre ha infatti recitato nella saga tv di Star Trek Voyager, sua madre in I dominatori dell'universo e nonna Anne in Flash Gordon - Il conquistatore dell'universo.
Insomma, per Chris la via era segnata e il destino tracciato, il che non gli ha certo risparmiato la gavetta. Dopo aver studiato tra la California e l'Inghilterra, nonostante la sua allergia alla palestra (preferisce il tiro al piattello), inizia a farsi i muscoli nelle serie tv con piccole apparizioni in E.R. - Medici in prima linea e in CSI Miami. Il grande salto nel cinema arriva sotto forma di bel ragazzone dal volto luminoso da affiancare ad attrici che ne fossero all'altezza. Così, il re delle commedie romantiche Garry Marshall lo trasforma in cavaliere di Anne Hathaway in Principe Azzurro cercasi e in compagno d'avventura di Lindsay Lohan in Baciati dalla sfortuna. Il bacio della Dea Bendata, invece, arriverà molto presto, non prima di qualche sana batosta.
Cose che Capitano
Quella del nuovo fidanzatino d'America è un'etichetta che Chris vuole evitare, uno stereotipo che spesso ingabbia e da cui è difficile uscire. E allora Pine inizia a correre per non farsi abbracciare da nuovi romanticismi, indurendo il volto senza perdere freschezza per diventare un uomo d'azione. Il tarantiniano Smokin' Aces serve da riscaldamento e il drammatico Bottle Shock per testare nuovi toni, ma lo schiaffo (simbolico) preso da James Cameron vale come un ulteriore sprone.
Dopo quello che lo stesso Pine definisce "il peggior provino della sua vita", il prestigioso ruolo di Jake Sully in Avatar svanisce, ma dietro il "no" di Pandora si celano nuove galassie pronte ad essere esplorate. È il 2009 quando J.J. Abrams gli affida la plancia di comando di un reboot ambizioso, alla guida della Enterpise in Star Trek. Qui emerge tutta la sua voglia straripante, il desiderio di essere all'altezza del mitico Capitano Kirk almeno quanto il suo personaggio vuole essere all'altezza di suo padre. La prova di Pine è perfettametne complementare a quella di Zachary Quinto: lo scalmanato e l'algido, l'istinto e la ragione. Il grande salto è compiuto e poco importa che Ryan Reynolds lo abbia in seguito privato di altri viaggi galattici in Lanterna verde. Meglio per lui. Sappiamo tutti come è andata a finire.
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Lunga carriera e prosperità
Sceso dall'iconica navicella spaziale, Chris fallisce anche un provino per Tron Legacy e l'incontro con il tanto amato Jeff Bridges di cui sa imitare alla perfezione la risata. Coerente con una propensione attoriale votata alla spettacolarità, Pine corre per Tony Scott in Unstoppable - Fuori controllo (al fianco di Denzel Washington) e picchia duro in Jack Ryan - L'iniziazione. Nel frattempo ritorna nei panni di Kirk in Into Darkness - Star Trek senza frasi schiacciare nemmeno per un attimo dall'ingombrante presenza di Benedict Cumberbatch. Ma dopo questa sfilza adrenalinica arriva il momento di provare nuovi generi con l'ironia cinica di Come ammazzare il capo 2 e i toni fiabeschi di Into the Woods.
Il terzo atto Star Trek Beyond ci restituisce un James Kirk più riflessivo e posato, che si interroga sul senso delle sue azioni: un personaggio in parte più imploso, quasi preparatorio per il protagonista del promettente Hell or High Water, western thriller dove Pine appare scurito, privo del solito smalto, nei panni di un rapinatore pronto a farsi giustizia assieme a suo fratello (e finalmente al fianco di Bridges). Come detto, il futuro si tingerà di cinecomics anche per lui, quando nel 2017 diventerà Steve Trevor in Wonder Woman.
Nonostante tre film al timone di Star Trek, per una volta la plancia di comando sarà fuori controllo, perché il suo valoroso militare dovrebbe precipitare sull'Isola delle Amazzoni dove incontrerà l'eroina. Gal Gadot si troverà davanti un attore definito da molti "il nuovo Harrison Ford", forse per il sorriso ammiccante e l'aria da guascone. Chi scrive lo ha sempre ritenuto "il nuovo Matt Damon", ma forse non è altro che Chris Pine. Sulla scia di nessuno, se non delle stelle.
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