Suicidio e vendetta
I lemming sono piccoli roditori che vivono unicamente in Scandinavia e sognano di migrare lontano, attraversando il mare. Quando ci provano vanno però incontro ad una morte certa, incapaci come sono di attraversare a nuoto distese d'acqua troppo vaste. Il loro viene per questo definito un "suicidio collettivo". Nel resto del mondo i lemming sono famosissimi soprattutto per via di quello storico videogame omonimo, che ha trovato grande diffusione agli inizi degli anni Novanta, nel quale il giocatore era chiamato a portare in salvo il maggior numero di roditori, evitando il loro "naturale" suicidio, attraverso livelli di difficoltà sempre maggiore.
Dominik Moll, al suo terzo lungometraggio dopo Intimite e Harry un amico vero, ha pensato bene di infilare uno di questi buffi "lemmus lemmus" nello scarico del lavandino della cucina di Alain e Benedicte Getty, i protagonisti del suo nuovo film, una coppia di giovani sposi trasferitisi recentemente in una nuova casa, per inventarsi una semplice, ma efficace, metafora: quella piccola, strana cosa che ottura il condotto come elemento scatenante che inceppa meccanismi apparentemente perfetti.
La tranquilla vita di Alain (Laurent Lucas) e Benedicte (Charlotte Gainsbourg) sta, infatti, per essere sconvolta da una serie di eventi che portano con sé misteri e conseguenze inaspettate, e mettono in discussione certezze, autocontrollo e quello che sembrava un rapporto equilibrato. Alice, anziana, ma ancora affascinante, moglie del capo di Alain, dotata di uno sguardo di ghiaccio (che è quello inconfondibile di Charlotte Rampling) perennemente celato dietro anonimi occhiali neri, il giorno seguente una cena a casa Getty, finita anzitempo dopo un'imbarazzante scenata di gelosia nei confronti di suo marito Richard (André Dussollier), tenta di sedurre il ragazzo, venendone però rifiutata, non prima di essersi lasciati andare ad un coinvolto bacio. La donna, dopo aver confessato quanto accaduto a Benedicte, chiede di poter riposare in una stanza di quella casa che così tanto sembra disprezzare, forse gelosa di un nido d'amore nel quale la gioventù dei corpi può ancora abbandonarsi alla passione. Al suo risveglio chiuderà a chiave la porta, sfascerà l'intera stanza e si sparerà un colpo in testa. Quel suicidio produrrà immediati ed inquietanti effetti nella vita di Alain e Benedicte, trascinati in uno stato in bilico tra incubo e realtà: lo spirito di Alice tornerà per ingannare la mente dell'uno, frantumando ogni sua certezza, e impossessarsi del corpo dell'altra, per mettere in atto una terribile vendetta.
Dominik Moll costruisce un'inquietante storia imperfetta, un sofisticato thriller psicologico che rincorre (incespicando però troppo spesso) la lezione di grandi maestri quali Hitchcock e Lynch, tanto rigoroso dal punto di vista formale, quanto acrobatico in termini di sceneggiatura. L'idea del regista tedesco è quella di uno strano confronto tra due coppie di coniugi, una giovane e innamorata, l'altra ormai finita, con un passato pieno di ombre e un presente fatto di tradimenti e bugie, unita solo dall'attesa di vedere l'altro "crepare". La prima ora di Due volte lei (titolo italiano che stravolge banalmente l'originale Lemming) è decisamente efficace, grazie soprattutto alla consueta bravura e al fascino magnetico di Charlotte Rampling, sessantenne attrice inglese perfettamente calata nell'enigmatico personaggio di Alice. La storia si presenta subito accattivante e procede per accumulo di un notevole senso di inquietudine, al quale contribuisce in maniera determinante la scelta di una banda sonora molto spoglia.
Purtroppo, nella seconda parte del film, con la morte del personaggio di Alice, la storia sbanda e vira nella pericolosa area del paranormale, con tutte le incongruenze e le scelte azzardate (spesso infelici) che ne conseguono. Tutto sembra fuori controllo, dai personaggi che non si riconoscono più, vivono tra sogno e realtà e sono vittima di fantasmi che producono allucinazioni, conducendoli ai gesti più estremi, alla solita, improvvisa serie di sfortunati eventi a catena che minano in particolare il povero Alain nel corpo e nella mente. Due volte lei risulta, perciò, un film riuscito solo a metà, ma che merita comunque di essere visto, non fosse altro per le ottime interpretazioni del suo quartetto di protagonisti.