Tra i film in concorso alla 72esima edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica c'è anche Looking for Grace, diretto da Sue Brooks. La regista australiana, già autrice di Japanese Story e Road to Nhill, si è cimentata per la prima volta in veste di sceneggiatrice, dando vita a una storia frammentata che, come un puzzle, si ricompone tassello dopo tassello venendo mostrata da diverse prospettive e aggiungendo elementi che porteranno progressivamente all'epilogo.
Tra i protagonisti del film ci sono le attrici Radha Mitchell e la giovane star emergente Odessa Young, scoperta quasi per caso dalla filmmaker che, infatti, presentando la sua opera tiene a sottolineare come si tratti di un progetto che parla del destino e di cui molti elementi sono legati proprio al fato.
Ecco cosa ci hanno raccontato la regista e le sue attrici mentre si trovavano a Venezia.
Qual è il suo legame e il concetto personale di destino?
Sue Brooks: Non so bene come rispondere a questa domanda, penso di essere ossessionata dal destino e dal fato e penso di esserlo perché si tratta di qualcosa in grado di stupirmi e divertirmi al tempo stesso. Inoltre penso ci sia una contraddizione: viviamo le nostre vite come se dovessimo vivere per sempre ma sappiamo che prima o poi suonerà la campana per noi e per le persone che amiamo, e sarà la fine. Ed è un pensiero piuttosto sconvolgente per tutti noi.
Che tipo di lavoro è stato fatto con la sceneggiatura? Nonostante le svolte drammatiche, ad esempio, si ride anche molto.
Sue Brooks: Alison Tilson, con cui ho collaborato, di solito si occupa della sceneggiatura dei miei film, mi ha incoraggiata tantissimo. Questa è la mia prima prova come autrice. Ho iniziato a scriverla e lei mi ha semplicemente incoraggiata a continuare a farlo. Lei crede molto che se quando scrivi si permette al nostro subconscio di emergere durante il lavoro di scrittura, fai affiorare te stessa, e allora hai firmato il patto con gli dei e allora la sceneggiatura sarà sicuramente buona.
Odessa, come ti sei preparata alla parte?
Odessa Young: La preparazione è stata molto interessante perché Sue crede molto nell'improvvisazione e nello sviluppo dei personaggi che avviene passando del tempo imparando a conoscerli. Abbiamo trascorso molto tempo pensando al modo in cui Grace si muove, parla, al suo rapporto con l'amica Sappho, poi ho dovuto sviluppare io il suo modo di pensare, le sue idee, le prospettive, il modo in cui affronta l'adolescenza. Ci sono delle somiglianze tra noi solo per quanto riguarda il fatto che siamo entrambe consapevoli delle conseguenze delle nostre azioni.
Sue Brooks: Ma tu sei più matura.
Odessa: Probabilmente perché sono nata in una città molto grande, dall'approccio più aperto.
Radha Mitchell: Sei simile a lei dal punto di vista "energetico", ma forse perché hai interpretato il ruolo.
Odessa: Penso che in passato potevo essere più simile a Grace: in un certo senso avevo il "complesso dell'invisibilità". Lei vive la sua vita come se non dovesse morire, senza pensare veramente alle conseguenze, convinta di avere davanti tutta la vita, ma non è così. E poi ha avuto una specie di risveglio ed è forse quello che ho in comune con lei.
Sue, come è stato scelto il cast del film?
Sue Brooks: Ho fatto la stalker di Radha per moltissimo tempo. Ha fatto un film quando probabilmente aveva la stessa età di Odessa, Amore e altre catastrofi. Aveva questo agente a Melbourne, Gary, e l'ho contattato per chiedere se pensava fosse possibile averla in uno dei miei film, e mi ha risposto "Non credo Sue, penso che tu abbia perso la tua occasione". E ho pensato "Oddio, è già famosa!". Quindi l'ho rincorsa per molto tempo.
Richard Roxburgh è invece molto famoso in Australia, è conosciuto veramente per le sue interpretazioni comiche. E' in una serie tv chiamata Rake e le persone lo adorano per quello. Le donne di una certa età impazziscono per lui, lo amano veramente alla follia. E Odessa, invece, aveva mandato una sua audizione e l'avevo quasi persa perché ne arrivano molte. Mi ricordo che qualcuno mi ha consigliato di darle un'altra occhiata. Sono felice di averlo fatto perché Odessa e Kenya Pearson sono favolose insieme e ho insistito per averle entrambe anche se mi avevano fatto delle pressioni per avere un'altra attrice nel ruolo di Sappho, tuttavia ho voluto Kenya perché sapevo che lei e Odessa sarebbero state favolose insieme. E poi c'è Harry Richardson...
Radha Mitchell: L'ho incontrato a Los Angeles recentemente e ho pensato: "Questo ragazzo è favoloso! Mi piacerebbe passare del tempo con lui". E il cast ha una sinergia favolosa che funziona benissimo.
Odessa Young: Sono assolutamente d'accordo: non ho mai sentito una tale affinità con le persone e in particolare con gli attori. Penso che Sue abbia scelto degli interpreti con cui si è formato un feeling favoloso; è per questo che il risultato finale è così buono.
Odessa, quali sono i tuoi modelli di riferimento?
Odessa Young: Sono terribile a ricordare i nomi! Seguo più che altro i progetti, non i singoli attori. Uno dei miei film preferiti è però La grande bellezza. Amo molto anche un altro lungometraggio italiano, di cui non ricordo il titolo, in cui è il protagonista è uno scrittore. Rispetto poi chiunque sia nell'industria creativa e non senta l'esigenza di chiedere scusa per il suo lavoro, tranne quando devono farlo. Non credo affatto nell'emulazione, ma nell'ispirazione. Ammiro tantissime persone, se dovessi fare un nome, ad esempio del mio regista preferito è David Lynch, che è una grandissima fonte d'ispirazione, anche per il suo modo di concepire il cinema. Lui è inoltre proprio quell'esempio di persona di cui parlavo prima, che non deve mai chiedere scusa per i film che fanno.
In questi mesi si parla molto delle disuguaglianze esistenti nel mondo del cinema tra uomini e donne, qual'è la sua opionione in proposito?
Sue Brooks: Penso che sia difficile per tutti, uomini e donne, realizzare un film, poi arrivi in un festival come Venezia e c'è statisticamente una grande differenza. Ritengo che il problema principale sia però nella fase in cui si devono cercare i finanziatori per il film. In Australia le donne rappresentano circa il 15% dei filmmaker, ma poi se guardate all'aspetto economico, si nota che c'è un grande divario: le donne fanno lungometraggi con budget più piccoli. Non posso che dire di non vedere l'ora di arrivare qui e avere in concorso una selezione in cui sia presente un solo uomo tra i registi.
Che ruolo ha avuto il paesaggio nella realizzazione del film?
Sue Brooks: Sicuramente gli spazi chiusi ci proteggono in un certo senso, mentre quando andiamo all'aperto siamo più esposti e vulnerabili. Dà anche il senso fisico di dove ci troviamo, all'interno del mondo. E il paesaggio era meraviglioso. Adoro vedere poi sul grande schermo il rapporto tra i personaggi e il paesaggio, e l'impatto che ha sulle persone.
Odessa Young: E' facile spiegarlo: quando sei in una casa sei protetta, quando sei all'aperto non c'è niente che possa proteggerti.
Radha Mitchell: Quello del film è un paesaggio che poi aggiunge il contesto senza tempo e il fatto che liberi la mente, ti senti quasi all'esterno della tua stessa vita e ti senti attratto dall'ignoto perché sei immersa in uno spazio che sembra quasi un elemento di fantasia.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Odessa Young: Attualmente sono coinvolta in un film australiano, post apocalittico, in cui si immagina che l'Australia sia andata sotto acqua e si vedrà l'impatto sulle persone e l'importanza dell'ambiente sulle personalità, ogni personaggio è legato a una caratteristica ambientale diversa. Sarà molto interessante. Ho sempre avuto un problema da teenager perché non venivo presa sempre seriamente, anche se ora non capita da tempo, ma ricordo quando avevo quattordici anni e gli altri avevano un atteggiamento paternalistico. Io amo il mio lavoro, l'ho scelto e il successo è molto importante soprattutto perché mi permette di esprimere me stessa, la mia individualità, la mia passione e credo ci siano sempre più giovani che hanno queste caratteristiche, ma spesso vengono considerati poco. Io sono però contenta di aver ottenuto e ricevuto il rispetto.