11 settembre 2001: l'attentato alle Torri gemelle di New York è uno di quei momenti che, appena si ripensa alle immagini dell'aereo che sparisce nel vetro dei grattacieli, riporta immediatamente ognuno di noi al ricordo preciso di dove e con chi si trovasse quel giorno. Un evento che ha scosso il mondo: prima di allora sembrava infatti impensabile un attacco nel cuore del suolo americano.
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15 aprile 2013: Jeff Bauman, ragazzo con la sindrome di Peter Pan, immaturo e ancora a casa di mamma, ha una relazione tira e molla con Erin (Tatiana Maslany), che lo lascia perché non lo ritiene affidabile e non riesce a immaginare un futuro insieme. La ragazza partecipa alla maratona di Boston e, per riconquistarla, Jeff si posiziona con un cartello vicino al traguardo. Né lei né lui vedranno la fine della gara sportiva, perché un attentato cambia per sempre le loro vite. Vicino al fuco ostile, il ragazzo perde entrambe le gambe ed è costretto a guardare per la prima volta il mondo con occhi diversi.
Esattamente come nel 2001, quel giorno gli Stati Uniti sono tornati a sentirsi vulnerabili, disorientati, indifesi: lo smarrimento di Jeff, raccontato da David Gordon Green in Stronger - Io sono più forte, presentato in anteprima alla Festa del cinema di Roma 2017, nelle sale italiane dal 4 luglio, diventa quindi quello di una nazione intera, che, per farsi forza, decide di farne un simbolo e un eroe, senza chiedergli il permesso. Inizialmente travolto dall'affetto dei concittadini, presto Bauman subisce un secondo trauma, mediatico, che lo vede diventare un avatar, una figura che non corrisponde a come si sente davvero, ovvero un corpo e una mente che devono reinventarsi un modo per stare nel mondo, non solo fisicamente, ma soprattutto emotivamente.
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Jake Gyllenhaal è magnifico
A interpretare il protagonista è Jake Gyllenhaal, che della trasformazione fisica estrema ha fatto il suo punto di forza: il suo corpo è come una tela, che dilata, restringe e modifica a piacimento, con un impegno e una forza di volontà ammirevoli. Il suo Jeff non è una figura idealizzata: l'attore cerca di dare vita alle sue contraddizioni, al suo essere allo stesso tempo una figura tragica e un ragazzo normalissimo, arrivando anche a scherzare, con toni grotteschi e spiazzanti, su temi delicati come la menomazione fisica, abbracciando l'umorismo demenziale proprio del vero Jeff, con cui l'attore si è costantemente confrontato.
Cercando di non farne un santino, grazie al racconto degli aspetti più oscuri della sua personalità - primo tra tutti il rapporto ambiguo con la madre, figura priva di empatia, la tendenza a lasciarsi andare alle dipendenze e il suo amore sconfinato per Erin - pur senza riuscire a evitare alcuni momenti più retorici, David Gordon Green affida tutto il film sulle spalle di Gyllenhaal, la cui prova intensa e convincente è il punto di forza della pellicola.
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Il fattore umano è il cuore del film: la caccia agli attentatori, a cui Jeff da testimone oculare ha dato un contribuito fondamentale, rimane infatti sempre sullo sfondo, ed è invece la capacità di rialzarsi a ogni costo, metafora di un paese che sa unirsi come pochi altri di fronte a un pericolo comune, quello che interessa all'autore. Rialzarsi sempre: è questo l'insegnamento che Jeff Bauman, ragazzo come tanti, ci ha dato e ha dato anche a se stesso.
Movieplayer.it
3.0/5