Nel corso di cinque stagioni di Orphan Black Tatiana Maslany ha conquistato l'amore di un pubblico che si è affezionato ai suoi carismatici cloni e la stima degli addetti ai lavori che ne hanno ammirato il trasformismo. Ha vinto anche un Emmy ma non è il massimo a cui ambisce la temeraria attrice canadese. Avrebbe dovuto essere una delle protagoniste di Pose, il nuovo progetto televisivo di Ryan Murphy, ma alla fine, per questioni di età, il noto showrunner è stato costretto ad optare per Charlayne Woodard. Una piccola delusione che la star di Orphan Black ha subito compensato con lo show Mary Page Marlowe di Tracy Letts che sta portando in scena Off Broadway.
Dal 4 luglio la vedremo protagonista di Stronger - Io sono più forte, il nuovo film di David Gordon Green che la vede al fianco di Jake Gyllenhaal. La pellicola porta sullo schermo la vera storia di Jeff Bauman, l'uomo che perse una gamba durante l'attentato alla maratona di Boston del 2013. La Maslany interpreta Erin Hurley la compagna di Bauman che da quel momento diventò il suo angelo custode proteggendolo dalla pressione dei media e dalla sua stessa famiglia. "Mi affeziono a quelle donne che non sono mai una cosa sola", ci racconta la diretta interessata.
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Una ragazza fortunata
Com'è stato interpretare un personaggio realmente esistito?
Sicuramente una grande responsabilità. Ho incontrato la vera Erin ed è una persona straordinaria. Jeff ed Erin sono una coppia che vive una tragedia immane ma la affronta con tutto l'amore di cui è capace. Un vero onore per me essere stata parte di tutto questo.
È importante per lei che un personaggio le somigli un po'?
È fondamentale che in un personaggio io riconosca qualcosa di vero. E non mi riferisco necessariamente a qualcosa che mi riguardi da vicino, ma a qualche emozione con cui trovo facile entrare in empatia. Un sentimento che mi è familiare o che mi renda entusiasmante esplorare. Anzi, al contrario le direi che più i personaggi sono diversi da me e più mi attraggono.
Che partner è stato Jake Gyllenhaal?
Un attore incredibile. Attento, sempre concentrato, completamente dedito al suo lavoro. Nutre un amore incondizionato per i personaggi che interpreta, li protegge e si assicura che il pubblico li ami allo stesso modo.
Le è mai successo di lavorare con un attore sgradevole?
Onestamente sono stata veramente fortunata. Sono stata circondata da colleghi sempre estremamente generosi. Conosco storie di attrici che hanno avuto esperienze terribili ma sarei falsa se affermassi che è il mio caso.
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Parola d'ordine: entusiasmo
Quanto è stato difficile dire addio ai suoi cloni?
Le racconto un episodio. Nel corso di una delle ultime scene che abbiamo girato in cui interpretavo Alison il mio naso ha cominciato a sanguinare. Abbiamo dovuto interrompere. Quello è il modo in cui il mio corpo ha interpretato l'addio a quei personaggi che ho così tanto amato e che resteranno per sempre parte di me.
Dopo l'ultima stagione qual è stato il suo bilancio?
Orphan Black è un progetto che tengo stretto al cuore e che ho subito considerato speciale. Non mi aspettavo minimamente che avrebbe avuto un tale riscontro anche a livello internazionale.
È stato difficile dopo il successo di uno show televisivo ritagliarsi un proprio spazio nell'industria cinematografica?
In realtà ho cominciato a recitare quando avevo 9 anni quindi il cinema per me è sempre stato pane quotidiano. La serie ovviamente mi ha aiutato a spalancare le porte del cinema internazionale, a far conoscere i miei film ad un pubblico sempre più ampio ed è un momento molto felice della mia vita professionale.
E oggi quali sono i criteri in base ai quali sceglie un progetto piuttosto che un altro?
Principalmente il grado di entusiasmo che mi suscita, poi il regista e gli attori con i quali lavorerò.
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A Woman Under Influence
Ci racconti un po' il suo percorso. Quando ha cominciato a recitare e perché?
Da piccola ero una ballerina. Il cinema e la tv sono arrivati dopo diversi anni di teatro. Ho sempre sentito l'esigenza di esibirmi. Dopo 11 anni di esperienza ho deciso che era arrivato il momento di investire sulla mia creatività. Mi sono trasferita a Toronto per cominciare una carriera da professionista. A Woman Under Influence (Una moglie il titolo italiano, film del 1974 di John Cassavetes, ndr.) è stata la mia più grande fonte di ispirazione. Credo che la performance di Gena Rowlands esprima il massimo a cui l'arte di un'interpretazione cinematografica possa ambire. Sono ambiziosa. Non ho mai smesso di sognare. Sono cresciuta circondata da amici altrettanto creativi.
Nessun piano B dunque?
Mia madre avrebbe tanto voluto che ce l'avessi. Sognava per me una carriera da giornalista. Ma ho frequentato l'università per un semestre. Di più non ho potuto.
La popolarità le ha cambiato la vita?
Non direi. Anzi, siccome tendenzialmente sono una persona riservata sono felice di essere ancora in quella fase della carriera in cui le persone sono più interessate a ciò che faccio che a chi frequento.
Il suo sogno nel cassetto?
Lavorare con Paul Thomas Anderson.