All'inizio degli anni '90 avere una sessualità diversa da quella comune era ancora un tabù e la stessa comunità gay era ancora in formazione, in cerca di un'identità che andasse oltre la sua stessa paura e l'isteria collettiva che la diffusione dell'AIDS stava provocando. Stare dalla loro parte a volte era difficile anche per gli stessi omosessuali, ma Madonna non è mai stata una come gli altri: per questo, proprio nel momento in cui tutti avevano paura, lei ha urlato Express Yourself, ha girato il mondo in tour parlando di omosessualità e AIDS facendosi accompagnare dai suoi ballerini - tutti omosessuali tranne uno e diversi per etnia e provenienza. Un gruppo che si ritroverà più vicino di quanto potesse aspettarsi a quei tempi, sul palco e fuori, come dimostra A letto con Madonna, il documentario dietro le quinte del Blonde Ambition Tour che non si risparmia di mostrare la loro affinità, con baci gay che allora scandalizzarono il pubblico. Kevin Stea è stato uno di quei ballerini, quando l'omosessualità era un problema e l'AIDS era la più grande paura, e ha contribuito insieme ai suoi colleghi a dimostrare che una nuova realtà non solo è possibile ma anche realizzabile. Abbiamo parlato con lui della sua carriera, della situazione attuale della comunità gay e della strage di Orlando, oltre che ovviamente di musica.
Cosa ricordi di quella situazione e di quel periodo così eccitante della tua vita?
Per me, il Tour è stato come vivere un senso soverchiante di libertà e accesso al mondo. Fino a quel momento la mia vita era stata piuttosto scolastica, solo studio e libri, ma improvvisamente tutto era aperto a me, il mondo della moda, l'esplorazione della mia sessualità senza problemi: c'era disponibilità di qualsiasi cosa. Non ero mai stato in tour prima di quel momento e non sapevo cosa aspettarmi, quindi ho pensato che tutti i tour funzionassero così, ma non è vero. Ho avuto la possibilità di fare un'esperienza unica, e se tornassi indietro forse chiederei a me stesso di essere più riconoscente; è per questo che cerco di esserlo adesso, e di apprezzare quello che è stato.
Parli di Madonna?
Sì, esatto. Qualcuno una volta mi ha chiesto cosa potrei dire a Madonna ora, se la vedessi di nuovo, e credo che quello che vorrei dirle davvero è semplicemente Grazie. Ci sono stati dei problemi tra di noi, ma non credo di averla mai davvero ringraziata per tutto quello che ha fatto per me.
Madonna ha visto il documentario?
So che il suo ufficio stampa ha chiesto di vederlo, ma non so se l'ha già visto, di certo non ha fatto sapere nulla a noi ma spero davvero che lo veda.
Il documentario si focalizza molto sull'omosessualità e la diffusione dell'AIDS. Credi che sia importante parlarne anche ora?
C'è molta vergogna intorno alla faccenda dell'AIDS, e soprattutto c'è fraintendimento, mancanza di educazione. C'è discussione intorno a questa cosa, e molte persone pensano che siccome ora abbiamo dei medicinali non è più un problema. Non funziona così per tutti purtroppo, ci sono molte sfaccettature, e spero che il film possa essere un punto di discussione riguardo l'importanza delle protezioni, e per tutte quelle persone che ancora provano vergogna.
Cosa hai imparato da Madonna?
La cosa più importante che ho imparato è che è praticamente impossibile cambiare il mondo ed essere gentili allo stesso tempo. A livello personale invece, mi ha insegnato a non essere avido delle mie emozioni, a condividerle.
Quello che è accaduto a Orlando ha coinvolto sia il mondo della musica che la comunità gay.
Credo intanto che questo sia il momento in cui qualcosa deve essere fatto per limitare l'acquisto delle armi, perché sta diventando davvero necessario. In America ora c'è un grande conflitto, soprattutto tra i conservatori, perché hanno del risentimento verso l'Isis ma anche verso la comunità LGBT, e stanno giocando a passare la colpa da una cosa all'altra in maniera molto ipocrita. So che sembra assurdo, ma questa è l'America, ed è sempre più piena di ipocrisia.