Stranizza d'amuri, oltre essere un buon film, è anche un doppio esordio. Quello di Giuseppe Fiorello alla regia, e quello di Gabriele Pizzurro che, dal teatro, debutta al cinema come protagonista. Spinto proprio da un approccio libero ed ispirato, il film ci porta nella calda estate del 1982, in Sicilia. Mentre l'Italia stava per vincere il mondiale, ecco in scena l'adolescenza esplosiva e l'amore dolcissimo tra Gianni (Samuele Segreto) e Nino, interpretato appunto da Gabriele Pizzurro. Un amore ostacolato dal pregiudizio paesano, capace di contagiare le rispettive famiglie. Ispirandosi al Delitto di Giarre (tutt'ora irrisolto), Beppe Fiorello delinea un film vitale e sommessamente drammatico, che analizza in modo efficace le sfumature tra vittime e carnefici, esplicate nel bar della piccola cittadina.
"Il bar fa parte dei ricordi che porto con me", spiega il regista nella nostra video intervista: "C'erano i bar con alcuni individui... e i bar alla moda, con il juke box, che suonava i Clash o Franco Battiato. C'erano le parti scure e le parti chiari. Volevo raccontare la fragilità di questi personaggi, che non sanno gestire una propria idea. E da qui si può sfociare in violenze, anche pericolose...". Quasi un'atmosfera da Far West, racconta l'attore: "Questi personaggi sono parte integrante del film. E sì, sono personaggi da Far West. Sono carnefici per quanto riguarda la storia in sé, ma in realtà vivono dentro di loro queste cose".
Stranizza d'amuri: la video intervista a Beppe Fiorello e Gabriele Pizzurro
Stranizza d'amuri, oltre avere un approccio emozionale nei confronti della storia, è un film preciso e dettagliato. Una scelta intelligente, e funzionale alla credibilità contestuale alla sceneggiatura. "Ho lavorato con i costumi, con le scenografia e con la fotografia. Sono stati i miei fari nel percorso. Ovvero Nicoletta Taranta, Ramiro Civita, Paola Peraro. Persone che studiano i particolari. È un film ambientato nel 1982, ma la costumista mi ha proposto indumenti di anni prima, perché non potevi essere subito alla moda. C'è stata una cronologia delle cose. E se sono arrivati questi dettagli, è merito loro", dichiara Beppe Fiorello.
Il ritmo della vita
Durante la conferenza stampa, Beppe Fiorello ha spiegato di aver sentito il bisogno di raccontare una storia universale. Su questo spunto, ha citato Roma di Alfonso Cuarón, per come ha ritratto una famiglia all'intero di una cornice storica e identificativa. Gli chiediamo, dunque, se l'ispirazione per Stranizza d'amuri non è solo relativa alle intenzioni, ma anche allo stile registico. "Non lo so, ma sicuramente c'era una voglia di guardare le cose con calma", confida il regista. "Poi è stato il montaggio a fare il resto, con Federica Forcesi, la bravissima montatrice, che mi proponeva il ritmo della vita. Un rischio, perché siamo bombardati dal montaggio, pensiamo alle serie tv. Ma ho creduto in questo e ho voluto far di tutto per evitare che si sentisse la macchina da presa, concentrandomi sull'osservazione".