È finito Stranger Things... almeno per il momento. Dopo un gran chiacchiericcio creato intorno a una delle serie più pop e popolari di Netflix durato più di un mese, l'onda lunga delle teorie, commenti e analisi continuerà ancora per un po'. In questo marasma generale, vorremmo continuare a riflettere insieme a voi, proponendo anche un punto di vista alternativo e provocatorio, su quanto effettivamente i Duffer Brothers, i creatori dello show, abbiano mantenuto le promesse di quanto avevano paventato - o aveva paventato la folle campagna marketing da parte della piattaforma. Quindi proviamo a rispondere alla domanda, ovviamente con spoiler per chi non abbia visto interamente la quarta stagione, analizzando punto per punto: il finale di stagione di Stranger Things 4 è una grande presa in giro da parte dei Duffer Brothers?
Non sono gli episodi, sono i film
Parafrasando il buon Indiana Jones, ciò che ci ha affaticato prima di tutto nella visione è la lunga durata, che ha creato non poche polemiche e chiacchiericcio (sarà stato tutto voluto?) e molti hanno già detto che si tratta di una polemica sterile, che i tempi della serialità stanno mutando e bisogna abbracciare il cambiamento. Ma è davvero così? Questo comportamento, da parte dei Duffer Brothers, ha creato un pericoloso precedente non solo per la quinta ed ultima stagione (Saranno di nuovo due volumi? Dureranno nuovamente quanto un film?) ma anche per le serie su piattaforma - Netflix e non - estremamente pericoloso. Non è la prima volta che non si rispettano le "regole" della serialità in fatto di durata, ma mai era stato fatto su così larga scala e soprattutto senza una vera necessità narrativa, senza una struttura che giustificasse il tempo a disposizione. Se le due puntate finali di ben 1 ora e 20 e 2 ore e 20 fossero state montate come 3-4 episodi, non staremmo qui a lamentarci. È la stessa cosa perché il tempo totale che si deve dedicare alla visione è lo stesso? Assolutamente no. Non sono stati presentati, pubblicizzati e composti come film tv di passaggio tra una stagione e l'altra (avrebbe potuto essere un escamotage, anche se claudicante) e non è giusto nei confronti degli episodi veri e propri e degli spettatori chiamarli con un nome che non gli appartiene.
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Ci voleva non solo un montaggio diverso, ma anche una struttura episodica (non necessariamente tematica) che qui manca completamente. E anche se fosse stato un finale in due parti (come spesso capita per gli episodi "evento") non ne avrebbe risentito il ritmo, come ha detto qualcuno. Così come in generale la durata media di un'ora e un quarto a episodio per questa stagione non era giustificata e giustificabile (si è a casa davanti a tv/computer/tablet e non al cinema in una sala buia "bloccati" dall'inizio alla fine della visione, c'è una bella differenza e ce ne siamo ben accorti durante l'emergenza sanitaria quando i film sono stati rilasciati su piattaforma ed eravamo noi a dargli il tempo di visione e non viceversa). In tutte queste circostanze si poteva tranquillamente asciugare la trama di qua e di là affinché risultasse tutto più scorrevole, e non ne avrebbe risentito né la narrazione né la caratterizzazione e storyline dei personaggi - anche perché alcuni sono stati lasciati comunque in disparte, com'è fisiologico in qualsiasi serial, e ripresi solo a tratti nel finale. Così come intere storyline fondamentalmente inutili e ridondanti come quella di Joyce (Winona Ryder) e Hopper (David Harbour) in Russia. Non si possono sovvertire le regole se non si interiorizzano e rispettano in prima battuta. C'è stato anche uno sbilanciamento nella divisione delle due parti (7 episodi di cui il midseason finale di un'ora e quaranta e gli ultimi 2 della durata già espressa), ma su questo torneremo fra un po'.
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Toto morte o toto nulla?
Una grande campagna di marketing è stata allestita in questo mese di attesa - dopo che il finale della prima parte di Stranger Things 4 aveva sorprendentemente unito i puntini di tre stagioni, rivelando l'identità del villain principale di questa storia - Vecna/Henry/Numero Uno (Jamie Campbell Bower) - con una coerenza narrativa encomiabile. La campagna si è concentrata sul cosiddetto "toto morte" ovvero con la consapevolezza che qualcuno del cast principale non sarebbe sopravvissuto allo "scontro finale" con Vecna (anche su questo torneremo a breve), ma alla fine entrambe le morti si sono rivelate la scelta meno coraggiosa possibile da parte dei fratelli Duffer. Ricordiamo ancora una volta che stiamo per spoilerare chi non è sopravvissuto in questo finale di stagione. La prima scelta degli autori è andata su Eddie (Joseph Quinn), il freak metallaro master di D&D che, per quanto si sia dimostrato la miglior new entry della stagione, un'ottima metafora di ciò che il mondo percepiva del mondo di Dungeons and Dragons negli anni '80 (così come accade ancora oggi ad esempio coi videogiochi) e un nuovo mentore-spalla per Dustin (Gaten Matarazzo), rimane pur sempre questo: una new entry, quindi la scelta meno destabilizzante per il gruppo protagonista. Anche la toccante la scena fra lui e Dustin in punto di morte, rimane tale ma avrebbe avuto decisamente un'altra tensione narrativa e conseguenze nel "post" se al suo posto ci fosse stato Steve (come sembrava paventare un certo tipo di campagna sul personaggio); anche l'idea dell'ostracizzato dalla comunità che alla fine si sacrifica "da eroe" per salvarla, appare un po' melensa e troppo costruita. Così come vari altri momenti del finale appaiono tali, troppo retorici per quanto in parte emozionanti, e improntati sul voler creare un effetto epico nello spettatore piuttosto che raccontare un sentimento e avere una funzione narrativa.
L'altra morte (ma dovremmo dire non-morte, da qui il non-coraggio dei fratelli Duffer ancora una volta) è stata quella di Max (Sadie Sink, tra gli interpreti che più hanno brillato in questa stagione), uccisa da Vecna ma riportata in vita da Undi (Millie Bobby Brown) che non è riuscita del tutto a salvarla, lasciandola quindi in coma. Un vero peccato e un'occasione sprecata, perché la scena di lei tra le braccia del suo amato Lucas (Caleb McLaughlin), quando giustamente da quattordicenne nonostante fosse pronta a sacrificarsi dice "Non voglio morire, non sono pronta a morire così" perde di valore alla luce del non-risultato a cui l'hanno portata gli autori. In entrambi gli epiloghi della quinta stagione però non sembra poterne venire fuori nulla di buono per la trama: se si risveglia, avremo aspettato una stagione invano, se muore, sarebbe potuta morire in questo frangente lasciando a Lucas e agli altri un vuoto da cui sarebbe stato difficile riprendersi. Perché se questa, come ci è stato mostrato nella prima parte, è la stagione della maturità e delle tematiche e atmosfere più dark per lo show - i protagonisti sono cresciuti prima del tempo e gli interpreti insieme a loro - allora la morte di un membro storico del gruppo sarebbe stata la ciliegina sulla torta a livello narrativo e anche per gli episodi a venire, invece si è preferito fare un passo indietro. Questo spunto del coma potrebbe rivelarsi interessante solamente se Max sopravvivrà con evidenti conseguenze per il proprio corpo e la propria mente, come è già stato paventato da lei che diceva "non riesco a vedere e sentire niente" e dalle braccia e gambe spezzate quando Vecna aveva iniziato il suo "processo di eliminazione" - ma anche lì una morte sofferta, straziante e definitiva sarebbe stata probabilmente l'escamotage migliore.
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La non-battaglia con Vecna
Veniamo all'epilogo vero e proprio, ovvero la non-battaglia finale con Vecna. Una battaglia necessariamente rimandata, dopo la rivelazione della sua identità, perché ci sarà un'altra, quinta ed ultima stagione. Ma allora perché non finire questa stagione con quel midseason finale, carico di rivelazioni e anche di aspettative, e lasciare piuttosto il materiale di questi due film (non chiamiamoli episodi) da diluire con qualche altra puntata per la stagione finale? Anche perché si tratta di una solo apparente vittoria del gruppo di underdogs protagonisti - per poi scoprire attraverso Will (Noah Schnapp) che in realtà Vecna è ferito ma vivo, la quarta porta si è comunque aperta e il Sottosopra sta invadendo Hawkins, in una suggestiva sequenza sul prato. Perché allora non far vedere direttamente il gruppo sconfitto e poi passare all'azione? Tutti gli scontri - compreso quello già citato di Eddie eroe-senza-un-vero-motivo, quello super ragionato del gruppo e quello di Undi finalmente consapevole contro Vecna hanno il sapore del "vorrei ma non posso", dell'inevitabile "rimandati a settembre" con debito. Questo solo perché si è deciso di concludere la stagione con questo finale (e non col midseason, sicuramente non solo più potente, ma anche più coerente e coeso) e di avere un'altra intera stagione davanti. Per gli stessi motivi non riteniamo giusto valutare la stagione nella sua interezza date le evidenti due anime simili ma distinte che l'hanno composta e soprattutto dato che sono loro (autori e distributori) ad aver scelto e voluto questo taglio netto e quindi che se ne parlasse e discutesse in due momenti diversi. Quindi il finale di stagione di Stranger Things 4 è una grande presa in giro da parte dei Duffer Brothers? Potremmo dire che è una domanda retorica, ma preferiamo rispondere che semplicemente hanno disatteso le promesse che loro stessi avevano voluto fare. Era fisiologico che il finale non potesse avere la stessa portata del midseason date le rivelazioni lì avvenute, ma un minimo di coerenza, meno retorica e più coraggio, come quello che sembravano aver dimostrato nella prima parte, era lecito aspettarseli. Gli spettatori si meritano un servizio e non un disservizio seriale, e se andiamo avanti così è esattamente quello che gli verrà servito sulla piattaforma.