È stata una bella sorpresa Strager Eyes, lungometraggio di Siew Hua Yeo, cineasta di Singapore che porta in concorso a questa ottantunesima Mostra del Cinema di Venezia un'opera intensa e particolare che fa del punto di vista il fulcro di tutta la narrazione. Il regista, infatti, usa il thriller per suscitare nello spettatore quell'inquietudine che porta a porsi domande sulla propria vita, sul proprio modo di vedere ed entrare nella quotidianità degli altri, oltre che sull'ingerenza della tecnologia nella nostra vita. Ormai siamo abituati: le nostre esistenze vengono costantemente monitorate da telecamere di sorveglianza. Immagini delle nostre attività vengono condivise da noi stessi sui vari social, ma tutto questo come cambia il nostro comportamento? Cosa comporta questo quasi costante occhio elettronico che, più o meno consapevolmente, registra in qualche modo il nostro quotidiano? Beh ci siamo lasciati trasportare da queste domande mentre vedevamo il film, catturati da una Singapore affollata e oscura.
In Stranger Eyes privacy e dolore
Una giovane coppia è distrutta dopo la scomparsa della loro figlia piccola. La bambina, infatti, è stata sottratta da qualcuno mentre era a giocare nel parco vicino casa. Qualche tempo dopo i due iniziano a ricevere degli strani DVD che contengono video ripresi a loro insaputa da qualcuno che li spia. Momenti intimi e pomeriggi insieme alla figlia passano così davanti ai loro occhi portando a galla verità nascoste che iniziano ad incrinare ulteriormente la vita familiare. Nel tentativo di catturare lo stalker e capire se ha a che fare con la sparizione della piccola, la polizia inizia a mettere sotto sorveglianza la casa della coppia, circondata da una fitta rete di telecamere dai quali occhi elettronici non sembra esserci scampo.
Guardare ed essere guardati
Non staremo a girarci intorno: Stranger Eyes è un tripudio di buona scrittura. Riprendendo i presupposti de La finestra sul cortile, l'iconico film di Alfred Hitchcock, Siew Hua Yeo, anche sceneggiatore, traspone tutto al giorno d'oggi dove gli occhi estranei non sono solo umani. A spiare nelle nostre vite non è solo l'enigmatico dirimpettaio, ma tutta una rete di sorveglianza atta a tenerci al sicuro ma dalla quale è praticamente impossibile sfuggire. Le nostre esistenze sono costantemente visionate, riprese, e questo ci cambia, influenza i nostri comportamenti fin nel profondo. Nel tentativo di evidenziare questa circostanza, il regista gioca con lo spettatore, con il suo senso morale e con quel voyeurismo che in qualche modo, attraverso il nostro mondo interconnesso, ci porta a intrattenerci con le vite degli altri, alienati in una realtà tra il reale e il virtuale.
Un'ottima regia
Non è solo la scrittura, però, il pregio di questo film. Anche la regia si dimostra sapiente ed ispirata nel costruire inquadrature talvolta inquietanti, talvolta familiari, ma sempre potenti e dalla composizione impeccabile. La fotografia cupa poi contrasta con le fredde immagini catturate dalle telecamere. Ogni cosa muta al mutare del punto di vista, infatti, e nell'assumere prospettive differenti all'interno della storia anche la regia compie scelte diverse e in accordo con la narrazione. Una menzione anche per l'ottimo lavoro operato con il sonoro che risulta estremamente immersivo e contribuisce enormemente a immergerti nell' affollata realtà di una città stato come Singapore, un luogo dove la privacy è un concetto piuttosto labile e nel quale, forse, si è sempre soli pur in mezzo a tanta gente.
Conclusioni
Stranger Eyes è un thriller riuscito e interessante sotto molti punti di vista. Il regista e sceneggiatore Siew Hua Yeo tesse una rete di immagini che, a seconda del punto di vista, raccontano la vita e la realtà dei personaggi in gioco scaturendo nello spettatore domande e riflessioni sul comportamento umano che si modifica a seconda del tipo di occhi che lo guardano. Ottima è anche la regia che, attraverso immagini ben costruite e un sonoro immersivo supporta una storia interessante e ben gestita.
Perché ci piace
- La scrittura precisa e complessa.
- La regia di ottimo livello.
- Il sonoro ben studiato e coinvolgente.
Cosa non va
- Potrebbe scontentare chi preferirebbe più azione.