Se continuano a rinnovarla, significa che il pubblico - nonostante tutto - continua a seguirla. Grey's Anatomy avrà una ventesima stagione: perché i cambiamenti nel cast e tutti gli sviluppi narrativi che allontanano i personaggi preferiti dal pubblico non contano? Qual è la sua formula magica? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo ripercorrere brevemente le tappe del genere a cui appartiene.
Nascita del medical drama
In principio fu il Dr. Kildare. Non sul piccolo schermo: su quello grande, con la saga cinematografica che lo vide protagonista fra dal 1937 con la bellezza di 9 film e 4 diversi interpreti fra cui Richard Chamberlain, che gli avrebbe dato vita anche in TV. Ma il primo medical drama ufficiale è City Hospital, del 1951. Un primo tentativo che non ha attirato l'attenzione, come i successivi, fino al 1961. Infatti è al Dottor James Kildare, e al suo collega Ben Casey, che si deve la grande popolarità del genere. Due rivali, uno stesso schema, un approccio simile con due personaggi diversi.
La storia del medical drama procede spesso così, con un testa a testa, due a due: due serie contemporanee che cambiano le carte in tavola. Con una che primeggia sempre sull'altra. Un medico, un punto di vista. Colleghi, infermieri e pazienti, ci sono, ma c'è anche un solo protagonista assoluto, una sola visione del mondo narrativo. Nel 1963 debutta General Hospital che, appropriandosi del medical drama, crea una soap opera - in onda ancora oggi - che dimostra come in un ospedale ci si possa muovere in un contesto corale. Approfondendo più personaggi e offrendo più punti di vista. La soap rivale (The Doctors, 1963-1982) mandò a processo un medico per negligenza, aprendo un altro sottofilone narrativo.
I titoli da citare sarebbero tanti, ma a noi interessano quelli innovativi. I titoli che hanno fatto evolvere il genere come Marcus Welby (1969-1976) con Robert Young e James Brolin, che trattava tematiche scottanti per l'epoca come impotenza, stupro, depressione, cancro al seno, obesità giovanile, Alzheimer e malattie sessualmente trasmissibili. Gli anni passavano e la censura allargava le maglie, non abbastanza velocemente da evitare a Welby le polemiche per un episodio del '73. Il protagonista impone a un paziente di resistere agli impulsi omosessuali, come se potesse scegliere, con le conseguenze che possiamo immaginare. Tre anni più tardi Quincy (1976-1983) con il grande Jack Klugman mescola medical e detective drama. Il preparato medico legale della contea di Los Angeles risolve i casi da solo, lavora meglio di tutti e fa arrabbiare tutti: poliziotti, investigatori, il suo capo...
Un'altra grande innovazione arriva con A cuore aperto (St. Elsewhere, 1982-1988), l'ottima serie che lanciò Denzel Washington rappresentando un primo, riuscito tentativo di dar vita a tante voci con uguale attenzione, approfondendo molti personaggi e i loro rapporti interpersonali in un vecchio ospedale di Boston con una cattiva reputazione. Possiamo definirlo l'antenato di E.R., sotto molti aspetti. Mentre Doogie Howser, M.D. (1989-1993) è l'antesignano di The Good Doctor: un giovanissimo Neil Patrick Harris era un ragazzo prodigio laureato a 14 anni che a 15 va a lavorare all'Eastman Medical Center di Los Angeles. Mentre vive ancora coi suoi genitori e per mano del creatore David E. Kelley ci accoglie in tempi maturi per parlare per la prima volta seriamente di AIDS, omofobia, sessismo, razzismo e tutti quei mali sociali che affiancano le malattie.
Le origini del medical drama: Il dottor Kildare e Ben Casey
1994: arriva la rivoluzione
La vera rivoluzione nel medical drama arrivò nel 1994. Chicago hope (1994-2000) debuttò il 18 settembre del 1994, un giorno prima dell'altre grande novità attesa per quella stagione: E.R. - Medici in prima linea, in onda dal 19 settembre 1994.
Rispettivamente in onda su CBS e NBC, le due nuove serie segnarono la nascita del medical drama moderno, con il secondo destinato a surclassare il primo benché Chicago Hope fosse una serie di notevole rilevanza. Firmata ancora da David E. Kelley narrava la storia del chirurgo Jeffrey Geiger (Mandy Patinkin), con una difficile situazione famigliare (la moglie aveva problemi psichiatrici). La sua innovazione fu l'ambientazione: un immaginario ospedale pubblico a Chicago. Ovvero una struttura che offriva cure a tutti coloro che, nell'America che non accoglieva le persone senza assicurazione medica, si prendeva cura proprio di chi veniva rifiutato da tutte le altre strutture.
Anche E.R. era ambientata a Chicago, ma in un Policlinico Universitario, e anche i suoi protagonisti si battevano pubblicamente per cancellare le limitazioni di spesa a cui i pazienti indigenti venivano sottoposti. Ma dietro le quinte di _ E.R. non c'era un prestigioso sceneggiatore, bensì un grande scrittore, laureato in medicina. E fu questo a fare la differenza. Michael Crichton adattò il suo libro Casi d'emergenza ispirato alla sua esperienza reale e la Amblin Television di Spielberg produceva.
Il parallelismo fra le due serie rivali finisce qui, perché la buona _Chicago Hope non poteva competere con il miglior medical drama di tutti i tempi, e fu chiaro già dall'episodio pilota. E.R. fornì a tutte le serie successive le basi per mescolare con sapienza emergenze mediche, storie personali dei medici e dei pazienti, interessi amorosi fra colleghi e attualità.
Per essere di nuovo originali, per essere attraenti agli occhi del pubblico, dopo E.R., bisognava osare. Così arriva la geniale Scrubs, che mescola sitcom e medical drama in modo eccelso. Arrivano il burbero Dr House, mezzo dipendente dai farmaci e incarnazione del genio scorbutico, un'altra donna completamente dipendente dai farmaci, la straordinaria infermiera Nurse Jackie - Terapia d'urto (Edie Falco) con il punto di vista di chi subisce gli errori dei medici, il super dipendente dottore della serie in costume The Knick, che racconta gli inizi della medicina moderna con il volto di Clive Owen. Ma nessuno di loro, prima o dopo, eguaglia il successo di Grey's Anatomy. Perché?
La storia del medical drama: il caso E.R. - Medici in prima linea
Prendere spunto, farlo fruttare
Grey's Anatomy è l'essenza stessa del medical drama contemporaneo. Rinnovato per la ventesima stagione, nelle prime stagioni ha perfettamente raccolto l'eredità di E.R. raccontando l'esordio di un gruppo di specializzandi - con rivalità e amicizie, amori e incomprensioni - alle prese con il terrore della sala operatoria, le prime emergenze, la difficoltà di non farsi coinvolgere dai pazienti. L'inizio di Grey's Anatomy, con quella notte di fuoco fra Meredith (Ellen Pompeo) e il Dottor Stranamore Derek Shepherd (Patrick Dempsey) è solo la premessa in una serie che prende molto sul serio l'esempio di E.R. nelle primissime stagioni. Grande attenzione alle pratiche mediche, coinvolgimento nelle storie dei pazienti ma anche in quelle dei medici, più o meno giovani ed esperti, che devono salvare le loro vite. Il passaggio generazionale fra Richard Webber (James Pickens Jr.), Miranda Bailey (Chandra Wilson) e gli specializzandi, è il fulcro di un inizio pieno di storie che emozionano, commuovono, fanno riflettere.
Poi iniziano a emergere le relazioni interpersonali, la storia fra Cristina (Sandra Oh) e Burke (Isaiah Washington), l'amicizia con Meredith, e le caratteristiche peculiari dei protagonisti, dal timido e leale George (T.R. Knight) all'arrogante e troppo sicuro Alex Karev (Justin Chambers). Quell'aria di cameratismo dell'inizio si trasforma in rivalità, ma cementa anche le amicizie vere e profonde. La bella dottoressa Izzie Stevens (Katherine Heigl) sfida i pregiudizi contro il suo aspetto mentre il Dottor Bollore Mark Sloane (Erica Dane) sfida il personale femminile dell'ospedale a resistergli.
Insomma, c'è tutto: c'è il grande medico a cui tutti guardano, il primario, mentore per alcuni e terrore per altri. C'è l'erede della leggendaria dottoressa che deve farsi strada con le proprie forze ma sente il peso dell'eredità. Ci sono gli specializzandi che staccano appena escono dalla stanza del paziente e quelli che si portano il lavoro a casa, tormentandosi per trovare una soluzione. Soprattutto, ci sono tanti bei personaggi, davvero tanti. Una serie corale che prende tanto da E.R., A cuore aperto, fino a tornare al Dottor Kildare e a quel pizzico di General Hospital che tiene incollato il pubblico.
Sono tanti, sono tutti bravi e naturalmente bellissimi. Hanno preso ogni elemento di forza dai medical drama precedenti, l'hanno messo insieme e gli hanno dato colore, una colonna sonora accattivante e una branca della medicina, la chirurgia, che li divide fra freddi maestri del bisturi ed empatici medici che vogliono curare e guarire i pazienti, anche dopo l'uscita dalla sala operatoria.
Il segreto del successo di Grey's Anatomy, con tanto di spin-off (Private Practice) all'attivo è tutto qui: si chiama Shonda Rhimes, ha studiato la storia del genere e l'ha fatta sua, l'ha mescolata e ha aggiunto un'abbondante dose di dramma. Anche in E.R. c'erano stati i grandi incidenti, ma nessuno ha mai sfidato il pubblico come Grey's Anatomy, fra stragi armate in ospedale, intemperie senza precedenti e disastri aerei. Nessuno. Per questo il pubblico è ancora lì, a distanza di 18 anni da quel 27 marzo 2005: perché sa che, come in E.R., le cose cambieranno con i cambiamenti nel cast ma qualcuno che ama ci sarà sempre. Lo troverà sempre lì, mentre gli anni passano e le stagioni si alternano. Sa che arriverà qualcuno d'interessante, ma soprattutto vuole scoprire fino a che punto, dopo tutti i grandi drammi vissuti, gli autori spingeranno i loro personaggi.
Siamo qui, ancora. Perché E.R. non c'è più e perché nessuno fra i suoi eredi contemporanei ha la stessa quantità di attrattive di Grey's Anatomy.