"Napoleone ha combattuto più battaglie di Cesare, Alessandro Magno e Annibale messi insieme". È una frase che si trova negli appunti di Stanley Kubrick, tratta dall'enorme archivio legato alla lavorazione di Napoleone, il suo grande sogno, il film mai realizzato. È la sua Grande Armata che finì sconfitta come quella di Napoleone nella campagna di Russia. Al Festival di Berlino abbiamo avuto una bellissima notizia. Steven Spielberg sta realizzando una serie su Napoleone, partendo proprio da quel progetto di Kubrick che non vide mai la luce. In questa notizia c'è la gioia di avere presto una nuova opera di uno dei più grandi cineasti viventi, Steven Spielberg (che figurerà probabilmente come produttore).
E quello di vedere realizzata quella che uno dei più grandi registi di tutti i tempi, Stanley Kubrick, aveva prima sognato e poi studiato in tutti i minimi particolari. Con la consapevolezza che quel sogno è certamente in buone mani. Le strade di Spielberg e Kubrick, infatti, si sono incrociate più volte. Pensiamo ad Arian Papers, il film sull'Olocausto a cui Kubrick stava lavorando e a cui avrebbe rinunciato dopo essere venuto a sapere che Spielberg stava lavorando a un progetto simile, Schindler's List. E pensiamo al fatto che proprio Steven Spielberg, dopo la morte di Kubrick, avrebbe messo in scena, seguendo le sue indicazioni, il progetto A.I. Intelligenza Artificiale, che Kubrick aveva iniziato a pensare già nel 1980, aspettando a lungo in attesa del perfezionamento degli effetti speciali per realizzarlo.
Centinaia di libri e un archivio sterminato di informazioni
Qualcosa di simile avvenne anche con il film su Napoleone, come vedremo. Si tratta di un progetto al quale Stanley Kubrick lavorò per anni con due dozzine di esperti, raccogliendo centinaia di libri e un archivio sterminato di informazioni, ma che non riuscì mai a girare. Kubrick iniziò a lavorare al progetto su Napoleone già tra il 1968 e il 1969, anno in cui la prima stesura della sceneggiatura fu ultimata. Era una sceneggiatura basata soprattutto sulla narrazione cronologica delle tappe salienti della vita di Napoleone, che sarebbero dovute essere legate tra loro da una voce fuori campo e da una serie di carte geografiche in grado di far capire al pubblico gli scenari, i cambi di ambientazione e i salti temporali. È una sceneggiatura che dice ancora poco del film, perché Kubrick era solito apportare modifiche anche radicali una volta sul set. Il film avrebbe dovuto essere prodotto dalla Metro Goldwyn Mayer, che lo abbandonò. Kubrick così cercò di far produrre il film alla United Artists. Era la primavera del 1969: a novembre di quell'anno la UA comunicò che il film non sarebbe stato prodotto. Ma Stanley Kubrick non abbandonò il suo sogno. Decise di ricominciare il lavoro, con un nuovo sceneggiatore, nella speranza che un nuovo nome avrebbe potuto convincere i produttori a finanziare il progetto. Così pensò a Anthony Burgess, l'autore del romanzo Arancia meccanica, che nel 1970, infatti, scrisse un telegramma a Kubrick in cui considerava l'idea di scrivere un romanzo su Napoleone.
18mila immagini per preparare il film
La passione e la cura con cui Stanley Kubrick si gettò nel progetto Napoleone è qualcosa di straordinario. Napoleone è forse il film che più di ogni altro testimonia la maniacalità e l'ossessività del grande regista. Kubrick riuscì a costruire un archivio enorme, fatto di documenti di tutti i tipi. Quello su Napoleone è considerato uno dei più grandi archivi privati sull'argomento. Immagini d'epoca di Napoleone e della sua famiglia, del suo entourage, dei suoi avversari e delle storiche battaglie che condusse: si tratta di qualcosa come 18mila immagini. Il lavoro preliminare per il film, avvenuto tra il 1968 e il 1969, coinvolse una ventina di persone, tra cui alcuni studenti di Felix Makham, un grande esperto in studi napoleonici, che erano incaricati di annotare, nelle cartelle di uno schedario, la cronologia esatta degli avvenimenti della vita di Napoleone. Il tutto fu raccolto in uno schedario in legno, con una dozzina di cassetti, solo per la cronologia degli eventi. Lo abbiamo visto in una mostra che una decina di anni fa toccò anche Roma, e fa davvero impressione. Nell'archivio di Kubrick su Napoleone si trovano addirittura dei giochi di strategia, quei giochi da tavolo in cartone, che ricostruivano le guerre napoleoniche.
Filmare a lume di candela? Non ancora...
Da purista com'era, Stanley Kubrick aveva intenzione di girare tutte le riprese degli interni nelle location originali degli avvenimenti piuttosto che ricostruire i luoghi con delle scenografie, come si era solito fare all'epoca con i film storici. Secondo Kubrick la cosa avrebbe comportato un notevole risparmio sulle scenografie, visto che si trattava di affittare dei castelli completamente ammobiliati, in Italia e in Francia, a 350-750 dollari al giorno. L'altra grande idea di Kubrick era quella di usare per le riprese dei nuovi obiettivi veloci che gli permettessero di usare pochi impianti luce. E di usare soprattutto la luce diurna e la luce delle candele. Nel 1968 Kubrick girò anche un breve film per testare l'effettiva possibilità di girare con gli obiettivi allora a disposizione con la sola luce delle candele. Ma non fu soddisfatto dei risultati. Come sappiamo, ci sarebbe riuscito più tardi per Barry Lyndon, il suo film del 1975, in cui avrebbe sfruttato finalmente gli studi sull'Ottocento fatti per Napoleone. E, finalmente, sarebbe riuscito a filmare a lume di candela, grazie al famoso nuovo obiettivo Carl Zeiss progettato per la NASA. È una storia che ci insegna come anche la ricerca sugli strumenti tecnici è sempre stata fondamentale nel cinema di Stanley Kubrick.
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David Hemmings e Audrey Hepburn
Nell'ottobre del 1969 il budget di Napoleone era lievitato a quattro milioni e mezzo di dollari. Il budget era quello, a patto che si fosse girato in Romania, un luogo che prometteva costi molto bassi. Molti dei ruoli secondari avrebbero dovuto essere interpretati da attori rumeni, il che avrebbe convinto Kubrick a ricorrere al doppiaggio già per la versione originale del film, e sappiamo quanto Kubrick fosse scettico sul doppiaggio. Nel calcolo del budget, tra l'altro, erano presenti 40mila candele, il che ci fa capire come la scelta di girare con una luce di quel tipo fosse una possibilità molto concreta. Quando il progetto fu bloccato, pare che davvero Kubrick dovesse solo iniziare le riprese, e tutto fosse già pronto. I suoi collaboratori si erano già recati sui vari set, in Italia, Francia, Jugoslavia e Romania e avevano raccolto centinaia di immagini, fotografie, piantine della città. Nelle intenzioni di Kubrick, Napoleone avrebbe dovuto essere interpretato da David Hemmings (la seconda scelta era Oskar Werner) e Josephine da Audrey Hepburn.
Il perché dell'ossessione di Kubrick per Napoleone
Il perché dell'ossessione di Kubrick per Napoleone è facile da intuire. Il grande regista si sentiva in qualche modo un'anima affine a quella di Napoleone Bonaparte, uno stratega in grado di affrontare ogni battaglia e passare da una vittoria all'altra, oppure alla sconfitta. A legare Napoleone a Kubrick è anche l'ambizione. E così Kubrick volle sapere davvero tutto su Napoleone: le abitudini alimentari, l'umore, la vita sentimentale, le sue letture, persino le condizioni metereologiche durante le battaglie. E, soprattutto, le ragioni del suo fallimento nella campagna di Russia. L'aspetto interiore di Napoleone, la sua evoluzione, la sua personalità calata nel suo tempo, sono qualcosa su cui Kubrick e i suoi collaboratori lavorarono molto intensamente.
Una gran quantità di coraggio, crudeltà e sesso
Il Napoleone di Stanley Kubrick si sarebbe inserito perfettamente nella poetica dell'artista, avrebbe indagato ancora una volta a fondo sui temi a lui cari che più volte ha scandagliato nei suoi film. Era l'epoca dell'Illuminismo, e allora Napoleone avrebbe raccontato ancora una volta la lotta tra intelletto ed emozione, un tema vitale per Kubrick. Avrebbe parlato di potere, responsabilità, violenza, e sappiamo che nelle mani di Kubrick questo materiale sarebbe diventato incandescente. Ma, soprattutto, avrebbe messo in scena quella scelta tra Bene e Male che per Kubrick rappresentava la chiave della condizione umana. Quella scelta che Joker di Full Metal Jacket, con il suo casco dove il simbolo della pace convive con la scritta "Born To Kill", rappresenta alla perfezione, Così come il protagonista di Barry Lyndon. Kubrick credeva davvero in quel progetto, lo riteneva perfetto. In una sua nota si leggono queste parole. "Ha tutto quello che serve per una buona storia. Un eroe eccellente. Avversari potenti. Una storia d'amore tragica, Lealtà e amici traditori. E una gran quantità di coraggio, crudeltà e sesso".