Nel 1975, mentre negli Stati Uniti il cinema era dominato dalla cosiddetta New Hollywood, il modo di concepire e distribuire i film per il grande pubblico cambiò per sempre con l'uscita de Lo squalo, opera seconda di Steven Spielberg: un lungometraggio segnato da varie difficoltà produttive, con ritardi e problemi tecnici legati all'omonima creatura, ma destinato a divenire un vero e proprio fenomeno, il primo film ad incassare 100 milioni di dollari al box office negli USA e prototipo del cosiddetto blockbuster estivo, un concetto consolidato due anni dopo grazie a Guerre stellari. Da allora Spielberg ha continuato a firmare opere prevalentemente all'insegna dello spettacolo, arrivando talvolta a far uscire due film nello stesso anno solare (nel 1993, 1997, 2002, 2005 e 2011), alternando prodotti mainstream e pellicole più "autoriali". Adesso, a poco più di un mese dall'uscita internazionale di The Post (arrivato nelle sale americane alla fine del 2017 per poter concorrere agli Oscar), è già pronto Ready Player One, adattamento dell'omonimo romanzo di Ernest Cline che omaggia la cultura popolare in generale e quella degli anni Ottanta in particolare, elemento che rende Spielberg particolarmente adatto a portare quel libro sullo schermo. Siamo forse arrivati al culmine di una carriera che, sia da regista che da produttore (Ritorno al futuro, Chi ha incastrato Roger Rabbit?, Transformers, Super 8), ha sempre puntato al divertimento e al voler stupire lo spettatore. Per l'occasione, abbiamo voluto stilare la nostra personale classifica delle migliori sequenze spettacolari firmate da Spielberg, dal 1975 a oggi.
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10. Le avventure di Tintin: il segreto dell'unicorno - Corsa animata contro il tempo
Era dal 1981, quando i critici francesi paragonarono le avventure di Indiana Jones a quelle di Tintin, che Spielberg voleva portare sullo schermo il celebre fumetto franco-belga, con l'approvazione esplicita del creatore Hergé (il quale, prima di spegnersi nel 1983, dichiarò che solo il cineasta americano sarebbe stato in grado di rendere giustizia alla sua opera). Il sogno si è avverato trent'anni dopo con Le avventure di Tintin: il segreto dell'unicorno, complice l'avvento della performance capture che ha permesso al regista di ricreare lo stile inconfondibile del grande fumettista senza rinunciare a modalità di riprese più vicine al live-action, servendosi di veri attori in un teatro di posa. E la firma "dal vivo" di Spielberg è riconoscibile anche in un contesto animato, in particolare quando mette in scena un vertiginoso piano-sequenza che sembra uscito da un capitolo inedito della saga di Indy. Sono momenti come questo che ci inducono ancora a sperare nella realizzazione dei sequel, in collaborazione con Peter Jackson.
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9. La guerra dei mondi - Decennio nuovo, alieni nuovi
Adattando il romanzo di H.G. Wells ai giorni nostri, Spielberg si serve de La guerra dei mondi per raccontare l'America dopo l'11 settembre, dominata da timori e paranoie. Non c'è più posto per gli alieni benevoli, come si evince chiaramente dalla prima apparizione dei marziani che cominciano a radere al suolo la città dove vivono i protagonisti. La distruzione è terrificante e splendidamente girata, con una precisione che è ancora più sorprendente se si tiene conto del fatto che il regista iniziò le riprese praticamente al volo, quando venne fuori che sia lui che Tom Cruise avevano un buco sufficientemente largo nelle rispettive agende. I tempi di E.T. sono finiti, come lascia intendere chiaramente la reazione di Dakota Fanning: "Sono terroristi?"
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8. Indiana Jones e l'ultima crociata - Terapia di famiglia in aria
Indiana Jones e l'ultima crociata è, a detta dello stesso Spielberg, il suo episodio preferito della saga, principalmente a causa del rapporto tra Indy e il di lui genitore, Henry Jones Sr. (Sean Connery). In questa sede, le divergenze personali vengono affrontate mentre i due sono inseguiti dai nazisti, e la fuga raggiunge l'apice in un magnifico scontro fra aerei, che riassume al meglio la poetica del regista quando gira film di questo tipo: epico e intimo combinati in maniera indissolubile. Il momento cult per eccellenza arriva quando Henry, giustamente preoccupato, chiede al figlio se è in grado di pilotare il velivolo. La risposta: "Volare sì, atterrare no." Non è difficile capire perché i fan siano rimasti delusi dall'assenza di questa dinamica nel quarto episodio, alla luce di interazioni simili.
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7. Minority Report - Inseguimento futuristico
A Spielberg viene talvolta rinfacciato da parte della critica una propensione alla positività a tutti i costi, anche nelle circostanze più cupe (il primo film del regista senza un classico happy end, se così si può dire, è Munich, uscito nel 2005). Poteva quindi sorprendere il fatto che lui abbia accettato di girare Minority Report, basato su un racconto del notoriamente pessimista Philip K. Dick, e lo stesso cineasta di aver toccato "il massimo del cinismo" con questo thriller ambientato in un futuro distopico dove gli omicidi vengono impediti prima ancora di essere commessi. Quando emerge che uno dei futuri assassini da arrestare è John Anderton (Tom Cruise), il capo dell'apposita divisione, lui è costretto a darsi alla fuga, e ne fuoriesce un inseguimento a base di voli, salti e corse, il momento più adrenalinico di una storia che si interessa maggiormente alla componente filosofica.
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6. Salvate il soldato Ryan - Sbarco da Oscar
Tendenzialmente il cinema più "impegnato" di Spielberg è meno interessato a macrosequenze varie, con qualche eccezione. Quella più significativa è l'incipit di Salvate il soldato Ryan, 25 minuti di esplosioni e spargimenti di sangue che ricostruiscono lo sbarco in Normandia con un approccio viscerale, frenetico, a tratti volutamente confuso. L'orrore della guerra è mostrato senza censure (il regista ha affermato che in caso di divieto ai minori di 18 anni negli USA non avrebbe effettuato alcun taglio), ed è impossibile rimanere indifferenti dopo la visione. Ne sa qualcosa l'Academy, che assegnò a Spielberg l'Oscar per la regia. Accettando la statuetta, egli esordì con la domanda "Posso dire che lo desideravo veramente?". Considerando il film, e quella sequenza nello specifico, è difficile dargli torto.
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5. "Benvenuti a Jurassic Park"
Nel 1992 la tecnologia era migliorata, ma l'approccio di Spielberg per Jurassic Park rimase lo stesso: rigorosamente vietato svelare troppo presto l'identità visiva di ciò che il pubblico voleva scoprire in sala, ossia i dinosauri (mentre nel sequel, su insistenza della Universal, i temibili rettili preistorici appaiono chiaramente già nella sequenza d'apertura). Si lavora di suggestione e suspense, fino ad arrivare al momento-clou del film: Alan Grant (Sam Neill), Ellie Sattler (Laura Dern) e Ian Malcolm (Jeff Goldblum) presenti su Isla Nublar e, come il pubblico davanti al grande schermo, inevitabilmente stupiti dinanzi al branco di creature estinte che si muovono in loro presenza. Nella sequenza precedente, mentre l'elicottero di John Hammond stava per atterrare sull'isola, si era potuto sentire il tema principale del film, quello più riconoscibile e "action". Ma è in questa sede che viene svelato l'altro brano emblematico della pellicola, più solenne e perfettamente in linea con la frase di Malcolm che riassume la filosofia del franchise: "Life finds a way."
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4. I predatori dell'arca perduta - Vi presento Indiana Jones
In un recente numero della rivista inglese Empire i redattori si sono pronunciato su ciò che vorrebbero vedere nel quinto episodio delle avventure del celebre archeologo, e tra gli elementi citati ce n'era uno che mancava nel quarto capitolo: una sequenza iniziale che fungeva essenzialmente da finale di un'avventura precedente, senza legami espliciti con il resto del film. Un concetto che Spielberg, insieme all'amico George Lucas, ha saputo esemplificare al meglio ne I predatori dell'arca perduta, ricordato soprattutto per la serie di peripezie che ci fanno conoscere Indy (Harrison Ford): le trappole mortali, l'assistente traditore, l'ottenimento del tesoro, il macigno, l'inseguimento nella giungla e la fuga in aereo che ci regala anche la prima di molte battute da antologia sull'astio del protagonista nei confronti dei serpenti. A quasi quattro decenni di distanza, se si pensa alle avventure di Indiana Jones, il più delle volte viene subito in mente questo incipit, mai eguagliato.
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3. Incontri ravvicinati del terzo tipo - Atterraggio in musica
Incontri ravvicinati del terzo tipo è, come il precedente film del regista, basato sulla suggestione e sull'attesa: occorre arrivare alla fine del lungometraggio per vedere da vicino le creature extraterrestri entrate in contatto con noi. Ed è un arrivo che ancora oggi fa venire i brividi, con l'astronave che comunica con gli umani tramite una semplice sequenza musicale di cinque note, che domina tutta la scena in questione, e gli sguardi attoniti di tutti i presenti, tra cui lo scienziato francese Lacombe (François Truffaut). Quella successione di espressioni stupefatte rappresenta perfettamente l'effetto che le migliori invenzioni cinematografiche di Spielberg hanno sugli spettatori, mostrandoci fenomeni straordinari ma lasciando anche il giusto spazio per immaginare qualcosa di più (infatti il regista si è successivamente pentito di aver mostrato troppo in una delle riedizioni del film).
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2. Lo squalo - "Sorridi, figlio di puttana!"
Come abbiamo detto in apertura, era tutt'altro che scontato che Lo squalo fosse un successo, dato che la lavorazione fu segnata da varie difficoltà.
Una di queste, però, spinse Spielberg a puntare maggiormente sulla suspense, suggerendo la presenza del pescecane senza mostrarlo per intero. Solo nella parte finale del film abbiamo modo di vederlo in tutto il suo splendore artigianale, in uno scontro tesissimo con Martin Brody (Roy Scheider) che culmina nell'epica battuta di cui sopra, quando il poliziotto riesce a far inghiottire allo squalo una quantità considerevole di esplosivo e lo spedisce all'altro mondo senza sensi di colpa.
Si potrebbe dire che in quel momento lì, dopo due ore di attesa quasi insostenibile, Spielberg abbia confermato al pubblico di essere un talento da non sottovalutare.
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1. E.T. L'Extraterrestre - Le biciclette volanti
Il compianto Richard Attenborough, che recitò alla corte di Spielberg in Jurassic Park e nel suo sequel, ammise candidamente di aver accettato la parte di John Hammond per poter lavorare con il regista che, a suo avviso, meritava di vincere gli Oscar principali nel 1983. Quell'anno trionfò Gandhi, diretto appunto da Attenborough, e l'attore-cineasta continuò ad affermare successivamente che per lui E.T. era un film superiore. La storia del buffo alieno che vuole tornare a casa con l'aiuto di un gruppo di bambini è forse, tra le opere di genere targate Spielberg, quella più personale, e nessuna sequenza riassume la sua visione del cinema meglio del momento emblematico in cui, sorretti dalla magnifica colonna sonora di John Williams (premiata dall'Academy), i giovani protagonisti vanno in bicicletta e, complici i poteri speciali dell'extraterrestre, spiccano il volo. Un'inquadratura in particolare, quella della bici di Elliott (Henry Thomas) che passa davanti alla luna, è diventata il logo della casa di produzione di Spielberg, la Amblin Entertainment. Un'identità grafica che dice tutto quello che occorre sapere sulla poetica del cineasta: tanto spettacolo e tanto cuore.
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