Il 22 dicembre esce nelle sale italiane, distribuito da 01 Distribution, l'ultimo personalissimo lavoro di Steven Spielberg: The Fabelmans. Dopo l'esordio al Toronto Film Festival, dove si è aggiudicata il premio del pubblico, la pellicola è pronta a incontrare il pubblico italiano durante il periodo delle Feste, augurandoci che possa riscontrare i medesimi consensi di gradimento. Il film è il racconto romanzato della giovinezza di Spielberg stesso, che in scena prende le sembianze di Sammy (diverso nome, ma medesima lettera iniziale), un adolescente estremamente appassionato di cinema alle prese con una fase della vita non proprio semplice: i primi amori, la convivenza con i bulli del quartiere e soprattutto la fragilità dei suoi rapporti familiari segneranno per sempre la sua visione del mondo.
The Fabelmans è quindi un viaggio nella vita del grande autore di Cincinnati, una sorta di carosello in grado non solo di raccontare le emozioni e le tensioni di un ragazzo cresciuto in una società, quella statunitense, decisamente polarizzata e complessa, ma anche un tuffo nella grande stagione cinematografica che ha scolpito l'intero Novecento. I rimandi alla storia del cinema e gli omaggi interni alla filmografia di Steven Spielberg non si contano, per la gioia del pubblico più cinefilo che potrà quindi godere di questa immersione nel passato. Allo stesso tempo però, il film è uno dei più emozionanti e toccanti mai girati prima dal regista, in grado di dosare al meglio la retorica cinematografica per scaldare i cuori e bagnare gli occhi delle platee raccontando una storia universale di amore e legami (in)dissolubili.
Così, per celebrare il giorno di uscita di questo nuovo attesissimo progetto, abbiamo deciso di ripercorrere in ordine cronologico la carriera del regista, soffermandoci sui cinque film che crediamo essere i più commoventi a cui Steven Spielberg abbia mai lavorato. Preparate i fazzoletti.
1. E.T. l'extra-terrestre (1982)
A detta della maggior parte del pubblico, E.T. - L'extra-terrestre è uno dei film più emozionanti firmati da Steven Spielberg. In effetti è difficile restare impassibili di fronte alle fantasmagoriche avventure di Elliott e del celebre mostriciattolo creato dalla fantasia artigianale di Carlo Rambaldi. Spielberg realizza un lungometraggio ad altezza bambino, lasciando spesso e volentieri fuori campo gli adulti (i veri antagonisti del film) per lavorare completamente sullo stupore e sulla meraviglia impressi in maniera indelebile sui volti dei ragazzini protagonisti e quelli dei giovanissimi spettatori che si relazionano con il film da generazioni e generazioni. Le scene antologiche non si contano: dall'arrivo in casa dell'alieno sino al magico bacio durante la lezione di biologia; dalla sfilata di Halloween sino all'immancabile sequenza del volo in bicicletta. E.T. - L'Extraterrestre ha segnato l'immaginario collettivo e giustamente ancora oggi continua a incantare e a non risentire del peso degli anni. Questo grazie alla sua componente emotiva che lo rende, appunto, uno dei film più commoventi e riusciti, sotto questo punto di vista, nella carriera di Spielberg. Se infatti è vero che il racconto è prettamente fantascientifico, è altrettanto vero che la drammaturgia che fa da ossatura al progetto e la scansione delle sequenze ha permesso al cineasta di realizzare un film che racconta dell'importanza dell'amicizia e della famiglia prima ancora che stupire per gli effetti speciali e i momenti più concitati.
2. Schindler's List (1993)
Si tratta probabilmente dell'opera più struggente della carriera di Steven Spielberg. Schindler's List ha diviso molto la critica, chi lo considera un capolavoro e chi invece una furba operazione di retorica cinematografica capace di "sfruttare" a meraviglia quello che probabilmente è il peggior dramma della Storia umana. Lasciamo al pubblico il giudizio. Quello che però resta innegabile è che non si può uscire impassibili dalla proiezione. La tragedia, la miseria e la paura scuotono come non mai tanto che per molti spettatori e molte spettatrici è stato impossibile riuscire ad arrivare sino a fine film. A differenza di altri titoli, non c'è qui un climax drammaturgico in grado di scuotere gli animi in un punto ben preciso e culminante della narrazione, ma tutto il progetto vive di sequenze che, a seconda della sensibilità dei singoli, lasciano il segno e portano alle lacrime. Schindler's List vinse sette premi Oscar tra cui miglior film e miglior regia. Il regista ha da sempre dichiarato che si tratta del suo film più sentito, più intimo, quello a cui è maggiormente legato (non dimentichiamoci che Spielberg è il primogenito di una coppia di genitori ebrei).
3. A.I. - Intelligenza artificiale (2001)
Considerato da molti come uno dei titoli meno convincenti nella carriera di Steven Spielberg, A.I. - Intelligenza artificiale è invece un progetto estremamente affascinante e decisamente caldo dal punto di vista emotiva. La commozione espressa dal racconto (una sorta di versione 2.0 del Pinocchio di Carlo Collodi, in cui un androide è in grado di provare dei sentimenti) trova le sue fondamenta a partire dalla base progettuale del lungometraggio. Il film infatti era stato avviato già nella metà degli anni Novanta niente meno che da Stanley Kubrick. L'autore decise però di accantonare momentaneamente l'idea perché la tecnologia cinematografica dell'epoca non era ancora in grado di sostenerne gli effetti speciali previsti. Così passò a lavorare su quello che sarebbe diventato il suo film testamento, ovvero Eyes Wide Shut (1999). Dopo la scomparsa di Kubrick, Spielberg decise di omaggiare il suo amico e Maestro riprendendo in mano l'idea del progetto rimasto in sospeso e decise di portarla a termine. Da qui nasce A.I. - Intelligenza artificiale. La genesi, quindi, nasconde già al suo interno una forte componente umana ed emotiva, un po' come se proprio questo fosse il dna del film. Ecco allora che ogni singolo fotogramma trasuda lacrime, in quello che rischia di essere uno dei titoli di fantascienza più strazianti di sempre. Il racconto funziona sia se letto come una libera interpretazione del testo di Collodi, sia se accostato a una sorta di omaggio sentito e partecipato a cura di un gande regista nei confronti di un gigante di quest'arte che ha contribuito a scolpire tanto l'immaginario collettivo quanto il cuore dello stesso Spielberg.
4. The Terminal (2004)
Scelto per aprire ufficialmente la sessantunesima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, The Terminal è probabilmente se non l'unica, almeno la più classica commedia sentimentale diretta da Steven Spielberg. Prendendo spunto da un fatto di cronaca decisamente buffo e a tratti incredibile - un rifugiato iraniano ha vissuto all'interno del terminal dell'Aeroporto di Parigi Charles de Gaulle per circa vent'anni - The Terminal è una delle digressioni più dolci e leggere nella carriera di Spielberg: un film che scalda il cuore e che non ha nessun altro intento se non quello di intrattenere con la giusta dose di ironica, retorica e buoni sentimenti. Quella vissuta da Tom Hanks e Catherine Zeta Jones è infatti la più classica delle storie d'amore impossibile. Un incontro/scontro destinato a conciliare due solitudini distanti che, per un breve momento nelle loro vite, possono condividere uno spazio intimo in grado di regalare, tanto a loro quanto a noi, emozioni indimenticabili. Si tratta di uno dei progetti meno ingombranti e più delicati nella carriera di Spielberg, ma tra la sequenza finale e la cena romantica organizzata in tutto punto dal protagonista, sarà difficile non avere gli occhi lucidi.
5. War Horse (2011)
War Horse è probabilmente uno dei lavori più sottovalutati del cinema di Steven Spielberg. Il film è stato da subito liquidato come un prodotto retorico e sdolcinato, mirato esclusivamente al gradimento familiare. In realtà si tratta di un progetto decisamente più complesso e stratificato, in grado di sintetizzare e portare sotto i riflettori alcune delle tematiche più care all'autore statunitense e al tempo stesso di omaggiare in una chiave molto appassionata e sincera i grandi Maestri del passato e i generi della Storia del cinema che maggiormente hanno scolpito la sua immaginazione. Al di là della componente più prettamente cinefila però, War Horse è un film che racconta una grande amicizia. Il legame che unisce il personaggio interpretato da Jeremy Irvine al cavallo che dà il titolo al film, è un legame indissolubile capace di travalicare qualsiasi confine geopolitico e qualsiasi ostacolo bellico. Come sempre nel cinema di questo autore, sono le emozioni ad avere un ruolo da protagonista e sarà difficile trattenere la commozione una volta giunti sul finale. Proprio come in E.T. - L'extra-terrestre, anche in War Horse gli adulti sono connotati idealmente come degli antagonisti da cui tenersi alla larga. Sono proprio loro, infatti, che non riescono a vedere oltre il fabbisogno bellico e quindi a non comprendere (e di conseguenza a ostacolare) la relazione di amicizia tra i due personaggi principali. Il conflitto avrà quindi dimensioni molto ampie (la guerra) ma anche molto più intime, in quello che diventa in tutto e per tutto un melodramma storica in grado di incastonare le vicende private all'interno di un disegno decisamente più ingombrante e drammatico che non riguarda esclusivamente i singoli.