Il FIPILI Horror Festival, manifestazione toscana in cresciuta costante giunta alla settima edizione, dedica un omaggio a Stephen King con la presenza di Anna Pastore, storica editor dello scrittore presso Sperling & Kupfer. In Italia Anna Pastore è forse la persona che conosce meglio il Re, lavorando con lui a stretto contatto fin dai tempi di The Dome, primo libro da lei curato. "Ero galvanizzata, il romanzo ha un incipit incredibile. Dovendoci lavorare sopra ho trovato dei difetti che però non dirò mai, ma l'ho amato molto. La serie tv purtroppo non è un granché" ammette la editor.
Qualche anno fa i fan hanno tremato quando, dopo un gravissimo incidente stradale, Stephen King ha ventilato la possibilità di ritrarsi. La reazione all'infortunio è stata, invece, una nuova produttività che ha avviato una nuova fase nella carriera del Re. Come viene gestita oggi l'incredibile produttività kinghiana dai suoi editori? "King scrive una media di due libri l'anno" spiega Anna Pastore. "Quest'anno abbiamo pubblicato La scatola dei bottoni di Gwendy, scritto con Richard Chizmar, e l'anno scorso abbiamo pubblicato Sleeping Beauties, scritta a quattro mani con il figlio Owen. King è sempre stato uno one man show, ma ora ama collaborare con altri autori. Non è facile stargli dietro per molte ragioni, infatti aspettiamo di raccogliere i racconti in raccolte altrimenti non riusciremmo a sopravvivere".
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Dopo i romanzi fiume... arriva Twitter
Per diventare la editor di Stephen King occorre essere un'estimatrice dell'incredibile universo di rimandi da lui creato, ma anche in questo caso la mole di lavoro richiesta è immensa. "Leggo ogni romanzo almeno tre volte, prima leggo la versione inglese, poi quella italiana per fare l'editing sulla traduzione. La terza volta lo leggo da fan" ci confessa Anna Pastore. "Con gli autori stranieri si acquisiscono i diritti e poi deve diventare un libro italiano. Occorre scegliere il traduttore più adatto, suggerirgli la chiave di lettura, poi curare la pubblicazione. Per Stephen King abbiamo anche un problema di riservatezza. I suoi libri non arrivano via email in pdf, come nel caso degli altri autori, ma in versione cartacea, c'è una pirateria incredibile quindi noi dobbiamo proteggere le sue opere. Io sono al corrente dei suoi progetti futuri, ma non posso parlarne". Lavorare con un mostro sacro porta con sé un altro problema: "Con gli altri autori se trovi degli errori lo dici, ma come fai a dire a Stephen King 'Scusa, nel tuo libro c'è un errore'?"
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La voglia di Stephen King di scrivere e comunicare da qualche anno si è tradotta in un account Twitter seguitissimo che vede lo scrittore scatenato. "Ormai può scrivere ciò che vuole" spiega Anna Pastore. "Siamo tutti ammirati. Ha trasformato la sua cagnolina Molly in una star del web. La fotografa in pose da cane che diventano microracconti. Si è scatenato contro Trump e lui lo ha bloccato, ma molti lo supportano. Trump non è stato accolto bene negli Usa". Qual è il segreto del successo dello scrittore più amato al mondo? Una fantasia sterminata, una capacità di creare mondi che, grazie ai suoi libri fiume, sono entrati a far parte dell'immaginario collettivo. "La lingua di Stephen King è molto più complessa di come possa sembrare. È un narratore fluviale, capace di descrizioni complesse, è un autore cinematografico, scrive dialoghi impeccabili, i suoi personaggi sono proletari, li fa parlare in modo semplice, a volte sgrammaticato. Al tempo stesso è stato professore d'inglese, cita i poeti, ha una qualità letteraria che appartiene ai grandi, come Cormac McCarthy o Joe R. Lansdale. L'inglese di King però è stratificato, è difficilissimo tradurlo perché usa molto slang, motti e giochi di parole. Lui queste espressioni le ha sentite dalla madre. Con lei e col fratello viveva in una roulotte ha fatto la fame, per mantenersi faceva i lavori che descrive e ha incontrato i personaggi che descrive. Cita spesso gli anni '60, l'epoca in cui era giovane".
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Dalla pagina allo schermo, successi e insuccessi
Con un autore prolifico come Stephen King, è inevitabile che gli adattamenti letterari si moltiplichino a dismisura. Ogni anno romanzi e racconti kinghiani più o meno recenti vengono la via del piccolo e grande schermo con risultati alterni. A quanto pare tradurre la magia del Re in immagini è un'impresa improba, anche se lui si proclama sempre molto positivo nei confronti di tali opere con un'unica eccezione... il famigerato Shining, criticato per alcune scelte di Stanley Kubrick. Anna Pastore specifica: "In realtà anche il recente La Torre Nera non è stato apprezzato da King, il film ha avuto una lunga gestazione, è stato montato o rimontato ne è venuta fuori una semplificazione per ragazzini e lui non era contento. In più il film ha ottenuto il PG13 facendo cadere il motivo della semplificazione. Invece It lo ha subito elogiato. Noi non ci aspettavamo un tale successo, ha fatto ripartire un sacco di produzioni tratte dalle sue opere. Quando hanno chiesto a King quanto It deve al successo della serie Netflix Stranger Things, lui ha risposto 'Non so quanto Stranger Things deve a me, piuttosto'". Sul caso Shining, la Pastore puntualizza: "King non ha amato Shining perché era troppo personale, lui si sente un autore profondamente popolare mentre Kubrick era un autore profondamente intellettuale".
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Quando chiediamo ad Anna Pastore quale sia la sua opera preferita del Re lei confessa: "La prima che ho letto, Il corpo, il racconto da cui è tratto Stand by me - Ricordo di un'estate. Il film mi ha spinto a correre a cercare il libro. Tra le ultime opere ho amato 11.22.63, un libro struggente in cui lui riesce a raccontare la Storia americana, la ricerca di un riscatto, una storia d'amore bellissima infondendo speranza nel lettore nonostante gli eventi narrati". Tra gli adattamenti la editor cita invece Il miglio verde, "forse il più riuscito in assoluto. Gli adattamenti televisivi non mi hanno fatto impazzire, ma per affetto cito It, la vecchia serie in due parti".
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Lavorare con Stephen King significa anche avere a che fare con un fandom sterminato e conservatore e Anna Pastore ne sa qualcosa così come i traduttori che si sono succeduti. "Sulle traduzioni dei titoli sono molto pignoli, ricordo le polemiche per la trilogia di Mr. Mercedes. Quando è uscito l'ultimo volume de La torre nera non amavo il titolo originale, The Wind Through the Keyhole, così dopo averlo letto, tremebonda, ho proposto a King La leggenda del vento come titolo italiano e lui ha risposto 'Good Job'". Dal ritratto che ne fa Anna Pastore, Stephen King sembra non avere difetti, lavorare a stretto contatto con uno dei più importanti scrittori viventi è un'incredibile soddisfazione. "Forse vorrei che si concedesse un po' di più" confessa la editor "ma lui è una persona molto schiva, non si considera una star, sta bene a casa con la sua famiglia. Da quando lavoro alla Sperling & Kupfer, quindi circa vent'anni, è venuto in Europa due volte. Fa le interviste col contagocce e odia lo star system". Quante speranze ci sono di vedere Stephen King in Italia in futuro? "Per il momento zero, lui non ha più intenzione di viaggiare, ha il terrore dell'aereo. Ma noi glielo chiederemo ancora".