Siamo perfettamente consapevoli del paradosso. Stiamo parlando di uno dei più celebri romanzieri del nostro tempo, uno scrittore che ha visto arrivare il suo libro d'esordio (Carrie) sul grande schermo oltre 40 anni fa grazie ad un maestro quale Brian De Palma e che può contare ad oggi tra film, cortometraggi e serie oltre 200 credits. Eppure siamo convintissimi di quello che diciamo: Stephen King, che oggi compie 70 anni, non può certamente dirsi soddisfatto di come le sue opere siano finora state rappresentante per cinema e TV. Soprattutto quando si tratta delle sue opere più horror.
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Perché, altro paradosso, di grandissimi film tratti da suoi romanzi e racconti ce ne sono stati diversi: Le ali della libertà di Frank Darabont in primis, poi Stand by me - Ricordo di un'estate e Misery non deve morire di Rob Reiner, La zona morta di David Cronenberg e in misura minore anche Il miglio verde sempre di Darabont e L'ultima eclissi di Taylor Hackford. Nessuno di questi è un horror, nessuno di questi ha mostri e nella maggior parte delle opere sopracitate non c'è nemmeno alcuna traccia di soprannaturale. In pratica tutto ciò che ha reso celebre Stephen King non è presente o quasi nelle sue migliori opere viste al cinema, tanto che in molti nemmeno sanno che l'amatissimo The Shawshank Redemption sia tratto da un suo racconto.
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Tradimenti d'autore e adattamenti da brividi
Non c'è poi molto del romanzo di King nemmeno nel capolavoro horror di Stanley Kubrick, Shining, che infatti lo scrittore ha sempre rinnegato e anzi in qualche modo ha cercato di far dimenticare con una miniserie TV più fedele al romanzo su cui preferiamo non pronunciarci vista la qualità davvero infima. E pensare che con il già citato Carrie - Lo sguardo di Satana le cose erano partite molto bene, visto che il bel film di De Palma era diventato immediatamente un classico del genere anche se, va detto, soprattutto grazie alle ottime trovate del regista (vedi colpo di scena finale) e alle strepitose interpretazioni di Sissy Spacek e Piper Laurie.
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A parte qualche altro film poco più che decente (Cimitero vivente di Mary Lambert) e qualche sorpresa dell'ultim'ora (The Mist del solito Darabont, di certo non la pessima serie TV del 2017), tutto il resto è un catalogo di orrori veri, altro che mostri frutto della fantasie di uno scrittore! I veri mostri sono le decine e decine di pellicole che hanno popolato l'adolescenza di noi kinghiani della prima ora; quelle che riuscivano ad essere al tempo stesso un vero e proprio insulto per un intero genere cinematografico ma anche verso l'opera da cui erano tratte. Perché il problema è sempre stato lo stesso: a fare gola era il brand Stephen King, l'idea di sfruttare sulla locandina la menzione del Re dell'Horror, ma poi della sua poetica e dei punti di forza della sua scrittura sullo schermo è arrivato poco o nulla.
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Eppure sono davvero pochi i libri o i racconti che non possono contare un adattamento, il problema è che sono soprattutto le sue opere più amate e considerate migliori (It, L'ombra dello scorpione o la saga della Torre Nera) ad essere state legate a progetti insensati (vedi appunto il recente La Torre Nera, rimandato e rivisitato per anni) e fondamentalmente inadatti: come si può pensare di prendere romanzi così crudi e forti, così ricchi e complessi e pensare di portarli in TV per il grande pubblico generalista, per di più nel panorama televisivo anni '90?
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La macchina (dei soldi) infernale
Non ha aiutato probabilmente l'atteggiamento fin troppo tollerante e facilone del buon vecchio King che ha spesso accettato di buon grado ogni porcata fatta ai danni delle sue opere (tranne Kubrick, perché l'unico vero capolavoro era giusto sminuirlo, vero?) e anzi ha spesso contribuito con sceneggiature improbabili (anche originali, come I sonnambuli, ma al limite del ridicolo) e perfino con un unico film da lui diretto, Brivido, che ancora oggi è giustamente ricordato tra i peggiori film degli ultimi decenni.
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Ma Stephen King è così, come dimostra nel suo bellissimo saggio Danse Macabre o nei molteplici articoli che negli anni ha continuato a scrivere, di cinema e horror ovviamente s'intende e nemmeno poco, ma non quando si tratta delle sue opere. Lì sembra perdere non solo ogni obiettività ma soprattutto ambizione. E finisce con l'accettare tutto di buon grado, senza dissociarsi mai. Senza mai tirare fuori quel moto d'orgoglio che dovrebbe appartenere a tutti gli autori e fargli dire "hey, ma guardate che io ho fatto molto meglio di così!".
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A volte ritornano
E visto che non lo fa lui, vogliamo prenderci noi questa responsabilità e ricordare a tutti che King quando vuole sa essere uno scrittore sopraffino ed unico nel suo genere. Nel descrivere l'horror, nell'inventare storie raccapriccianti e spesso geniali, ma anche e soprattutto nel raccontare personaggi e intere cittadine quasi fossero vere. A breve vedremo finalmente anche in Italia il nuovo It di Andres Muschietti, un film che sta conquistando le platee internazionali grazie ad una sana dose di orrore vero (vietato ai minori non accompagnati) e ad una particolare cura sui giovani protagonisti e il loro bellissimo rapporto di amicizia. In pratica i due elementi che hanno reso It uno dei romanzi più amati dello scorso secolo, un vero e proprio testo sacro per intere generazioni.
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La speranza è che sia solo l'inizio di una Kingnaissence, un nuovo inizio per un autore che al cinema merita adattamenti diversi e migliori, magari da parte di veri conoscitori e amanti delle sue opere. Dei Fedeli Lettori che possano guidare milioni di spettatori verso un universo immaginifico e orrorifico degno di questo nome, quello in cui siamo stati catapultati tutti noi per decenni grazie a dei libri assolutamente incredibili. Anzi magici.
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