Il premio speciale SIAE per la creatività a Stefano Sollima è solo l'ultimo dei traguardi di una serie che dal suo debutto lo scorso maggio ne ha fatta di strada: successo di critica, ampio consenso da parte del pubblico, presentazione a Toronto e poi approdo in sala dal 22 Settembre. Sembra che nulla possa fermare Gomorra - La serie in attesa della seconda stagione già confermata da Sky. Un premio, quello ricevuto dal regista insieme a Riccardo Tozzi di Cattleya, che si accompagna ai Premi Anna Magnani e Kineo per Maria Pia Calzone.
Romano di origine e figlio del regista e sceneggiatore Sergio Sollima, Stefano è tra gli autori che hanno contribuito a rilanciare la produttività televisiva italiana targata Sky, grazie al suo lavoro sia su Romanzo criminale - La serie che Gomorra. Un impegno che è pronto a riprendere, ma non prima di tornare al cinema dopo A.C.A.B. del 2012, già a fine settembre sul set di Suburra, di cui ci ha anticipato giusto qualcosa nel corso della nostra chiacchierata informale in quel del Lido di Venezia. Una chiacchierata che non poteva iniziare con i doverosi complimenti per il successo professionale e per il premio SIAE ricevuto.
Quanto è importante il lavoro di SIAE per gli autori italiani?
Per me che sono un autore il lavoro di SIAE è importante. La SIAE mi accompagna nel mio cammino professionale ancora prima di manifestarmi. E tutelerà il mio diritto fino alla fine naturale della mia carriera, quindi inevitabilmente si tratta di un punto saldo della nostra vita professionale. E il riconoscimento che mi viene assegnato è assolutamente prestigioso anche grazie alla cornice di un grande festival cinematografico che segna un momento di non ritorno. Questa contaminazione di un prodotto televisivo che viene premiato nel tempio del cinema qua a Venezia, proprio prima di essere presentato a Toronto ed arrivare nelle sale, dimostra che oggi un buon lavoro nella televisione non ha più i tradizionali confini.
E' una riflessione importante, perché in America il confine tra cinema e televisione si è ormai ridotto notevolmente, creando quasi una sovrapposizione. Crede che lavori come quelli di Sky possano creare uno scenario simile anche in Italia? Pensa che altri seguiranno su questa strada di qualità?
Me lo auguro, perché ovviamente queste esperienze produttive hanno creato dei prototipi. Anche dal punto di vista industriale sarebbe sciocco non cercare di proseguire su questa strada, perché dimostrano che c'è attenzione riguardo la nostra specificità culturale, se ben raccontata e compatibile con gli standard qualitativi internazionali. Dimostra che tutto sommato abbiamo molto da dire, abbiamo creatività e tecnici che possono competere con le grandi produzioni e non resta che capire come rendere questa esperienza più strutturale e non episodica da parte della nostra industria. Si può fare, quindi facciamola.
E Gomorra ha avuto una risposta sia in termini di vendite all'estero che di pubblico, creando una grande attenzione anche per i suoi interpreti. Come avete messo insieme un cast così ben amalgamato?
Abbiamo fatto un lavoro incredibile di ricerca. Abbiamo banalmente cercato quelli che ritenevamo i migliori interpreti per quei personaggi, senza curarci se fossero già affermati, se fossero già dei nomi, cercando semplicemente i volti giusti per dar vita a quei personaggi.
Per il futuro della serie, visto che la seconda stagione è già confermata, pensate di introdurre nuovi personaggi?
Su questo non posso anticipare nulla, ma la metodologia di lavoro sarà la stessa usata per la prima, anche dal punto di vista tecnico. Quindi continueremo a girare con più registi. L'idea è di iniziare a girare l'anno prossimo, ora siamo in fase di scrittura piena.
Un'altra diversità di Gomorra rispetto ad altre produzioni italiane è che nel nostro paese spesso è un unico regista a seguire tutta la lavorazione, mentre voi avete diviso il lavoro in tre. Come è stata pensata questa suddivisione? Con che criterio?
Ispirandomi anche alle grandi serie internazionali, ritengo che con un buon coordinamento ed un unione di intenti si possa fare un lavoro collettivo vero. E soprattutto anche la materia del libro di Roberto Saviano era così caleidoscopica, piena di punti di vista, suggestioni e personaggi, era più giusto raccontarla attraverso sguardi diversi, uniformati nello stile e nella grammatica. Lasciando che ognuno di noi portasse la propria sensibilità ed il proprio sguardo.
La lavorazione è stata complessa perché girare a Napoli ed in quelle zone non è semplice. Come è stata l'esperienza di essere lì sul posto?
Una grandissima esperienza, anche umana. Un regista propone allo spettatore un viaggio, ma deve essere disponibile a farlo prima dello spettatore. E' stata una esperienza molto forte ed importante, anche formativa. Perché mi ha dato modo di conoscere una realtà che mi sono reso conto di conoscere in modo non approfondito.
Dal punto di vista stilistico, ci sono produzioni in particolare alle quali vi siete ispirati?
Io sono un grande fan delle produzioni americane ed in particolare di quelle HBO sin da quando hanno iniziato. Penso di aver visto praticamente tutto. Sicuramente come modello posso citare The Wire che aveva un approccio ed uno sguardo simile. Una televisione che non si pone il problema e l'ansia di dover piacere a tutti a tutti i costi. E' un aspetto importante di poter lavorare per Sky, è fondamentale perché produce un effetto opposto perché poi piace sul serio a tutti.
Quello di Gomorra è un impegno notevole, ma non le impedisce di tornare al cinema. Ci parla del suo prossimo progetto?
A fine settembre torno a girare a Roma. Si tratta di Suburra, tratto da un libro di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini e chiude una ideale trilogia di Romanzo Criminale ai giorni nostri a Roma. Nel cast ci sono Claudio Amendola, Pierfrancesco Favino e Gianmarco Tognazzi.
Se avesse la possibilità di lavorare per una produzione televisiva americana, ce n'è una in particolare che le piacerebbe realizzare in prima persona?
Nessuna in particolare in realtà. Mi piace l'idea che noi, da qua, si possa sfornare prodotti competitivi dal punto di vista internazionale ma senza perdere una specificità, che è quello che ha resto interessante Gomorra. Perché dal punto di vista estetico e visivo è uguale a quella delle grandi produzioni internazionali, ma conserva uno sguardo documentaristico e quasi sociologico su un mondo, conservando la specificità culturale del nostro paese. E questa è una bella sfida da portare avanti.