Nessun futuro tra quelle stelle. Nessun domani possibile tra quelle galassie. Lontana anni luce dalle proiezioni distopiche di Blade Runner e Matrix, completamente estranea alle sorti del nostro pianeta, la saga di Star Wars scansa la fantascienza più pura come asteroidi, elude i canoni della sci-fi per abbracciare le radici di una narrazione fantasy. Il dibattito sulla questione è aperto da tempo e, forse, la forza dell'opera risiede proprio nel suo essere trasversale nei generi, ma da queste parti riteniamo che George Lucas abbia cucito una bella veste fantascientifica per una storia piena di rimandi ad un genere altro.
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Al di là del lessico sci-fi, che parla attraverso astronavi, raggi laser e vuoti spaziali, il nucleo di Star Wars è composto da un'epica medievale, piena zeppa di rimandi alle fondamenta di ogni buona narrazione fantasy. Perché nell'opera di Lucas c'è molto più passato che futuro. Gli sviluppi possibili della nostra umanità, un interesse costante della fantascienza, sono assenti in una storia atemporale e svincolata da ogni forma di verosimiglianza (solo la trilogia prequel contiene qualche legame più realistico con la sua fantapolitica). Star Wars non proietta ma conserva, non ipotizza un domani ma rinnova un mito moderno, non ci dice quello che saremo, ma quello che siamo e che siamo sempre stati. Ce lo suggerisce la sua storia, futuristica, ma non futuribile; ce lo conferma, quella firma iniziale che è anche un'esplicita e ricorrente dichiarazione di intenti: tanto tempo fa, in una galassia doppiamente lontana.
Pur sfiorando tematiche care alla fantascienza (i cyborg, la clonazione) Lucas prende le distanze da ogni ipotesi di plausibile, da qualsiasi legame con il vero e ci invita a sospendere l'incredulità come si fa per le fiabe. Il suo è un racconto immerso in una terra di mezzo di generi, un ibrido di immaginari, ambientato dentro un universo altro e che riesce ad essere universale, grazie ai suoi archetipi senza tempo, sempre validi e slegati da qualsiasi realtà. Per questo siamo convinti che dentro le lamiere di droidi e X-Wing batta un vecchio cuore fantasy. Nelle sue vene scorrono potenti le gesta di cavalieri armati di spada, la minaccia di uno spietato Impero e il percorso di un prescelto decaduto in un'armatura malefica. E allora, se credete ancora che Star Wars sia un'opera di pura fantascienza, stiamo per smentirvi o, per lo meno, farvi venire qualche piccolo dubbio. Dunque, amanti del lato sci-fi della saga, sappiate che le parole del saggio ammiraglio Ackbar vi serviranno da indizio: "It's a trap!".
Il percorso dell'eroe
Non esiste avventura epica senza un eroe pronto ad affrontarla, senza colui che si accolla un pesante fardello da sopportare in solitudine, dentro se stesso. Il fantasy ci ha insegnato che spesso la missione eroica viene messa nelle mani di persone ancora inadatte a compierla. Sono giovani dall'animo puro e dalla vita semplice (Luke è un contadino, Anakin un piccolo meccanico), destinati a grandi cose, ma catapultati di colpo dentro imprese fuori dalla loro portata e molto al di là delle loro possibilità. Ancora inesperti e smarriti, questi eroi acerbi vivono un lungo percorso di formazione che tocca passaggi obbligati: il saluto al rassicurante focolare domestico, la graduale presa di coscienza di un mondo prima sconosciuto e la necessità di una guida. Così come per Frodo e Bilbo, anche i due Skywalker vengono strappati dalle loro quotidianità e accompagnati verso il loro destino, presi per mano e poi condotti verso un percorso di dolorosa consapevolezza. Essere un eroe va al di là della gloria, perché significa prima di tutto fatica: prove da superare, addestramenti, sconfitte, perdite, dolore. E l'urlo di Luke e la caduta di Anakin sono lì a ricordarcelo.
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Di un mentore qui bisogno c'è
Se il prescelto è paragonabile a morbida argilla ancora informe, al suo maestro (ufficiale o ufficioso che sia) spetta il compito di scolpirne lo spirito, di indicarne la via. La figura del mentore è centrale in ogni racconto di formazione che si rispetti e assai ricorrente in molte saghe fantasy (pensiamo a Gandalf e Silente, solo per citare i più noti). Ma se in altre storie il binomio maestro-allievo è un codice rispettato, in Star Wars diventa una regola, con la coppia che viene istituzionalizzata. "Sempre due ci sono... né più né meno: un Maestro e un Apprendista" afferma il nostro Yoda, spiegandoci così la visione rigida dietro l'etica jedi (e sith).
Così sarà per Luke, iniziato alle vie della Forza da un anziano Obi-Wan Kenobi e poi addestrato dal grande maestro Yoda. Stessa sorte toccherà ad Anakin, il quale scoprirà la sostanziale differenza tra camminare al fianco di Obi Wan e inginocchiarsi al cospetto di Darth Sidious. Perché la vera grandezza di questi mentori fantasy è quella di indicare la via senza alzare argini, lasciando una grande libertà di approccio al proprio allievo. Loro sono individui sapienti, dotati di lungimiranza e prudenza; saggi che consigliano e mettono in guarda, ben attenti a non interferire, come burattinai, sul libero arbitrio dei loro giovani discepoli.
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L'unione fa la Forza
In questo grande disegno narrativo, la graduale crescita del singolo non basta per portare a termine la missione. L'impresa, ovvero la lotta inevitabile contro un Male in rapida ascesa (nella trilogia prequel) o da spodestare (nella trilogia madre), richiede altre forze, perché si fa sempre più complessa e impossibile da affrontare in solitaria. Un effetto domino di eventi allarga lo sguardo verso un'avventura immensamente più grande del prescelto, così anche Luke Skywalker deve abbracciare l'idea di una compagnia di ventura. Solitamente composta da membri assai diversi tra loro, la compagine eroica è un concentrato di caratteri opposti, ma uniti dallo stesso obiettivo.
Tutta la vecchia trilogia (quella con più spiccate caratteristiche fantasy) fa del gioco di squadra una sua caratteristica fondamentale, basandosi su una varietà di personaggi che è poi servita ad incontrare il gusto di un pubblico enorme. Così, accanto al volto innocente di Luke, ecco spuntare la sfrontatezza del contrabbandiere Han Solo, la risolutezza di Leia, l'istinto infallibile di Chewbecca, la prudenza di C-3PO e l'indomito coraggio di R2-D2. Compagni un po' per scelta, un po' per caso che ridefiniscono il concetto di complementarietà. Perché mai come in Star Wars, l'unione fa la Forza.
Cos'è il Bene e chi è il Male
Nel fantasy, come nelle fiabe, bisogna subito mettere le cose in chiaro e delineare i contorni dei buoni e dei cattivi. In particolare l'epic fantasy (o high fantasy) si basa proprio sullo scontro dicotomico tra Bene e Male, intese come entità opposte dove i connotati degli eroi si distinguono nettamente da quelli dei malefici antagonisti. Una concezione manicheistica che ricorre anche nelle premesse narrative di Guerre stellari, un film dove questa opposizione è più che esplicita, sottolineata a più riprese da costumi, nomi e personaggi. Lucas veste i cattivi con abiti scuri (Darth Vader è più nero del petrolio) mentre concede panni chiari a futuri paladini dal volto angelico. E, come se non bastasse, la tremenda arma di distruzione di massa nelle mani dell'Impero si chiama Morte Nera. Con questo scontro sempre in primo piano nello sguardo dello spettatore, nel corso del racconto Lucas rende questi confini meno netti, con il bene che si specchia nel male e viceversa. Non a caso ne Il ritorno dello Jedi Luke si presenta con uno spiazzante abito scuro e Darth Vader...beh, lo sappiamo tutti. Vero?
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Un male corrosivo
A proposito di rapporto con le forze malefiche, Star Wars si inserisce in un altro solco segnato dalla tradizione fantasy. L'Unico Anello forgiato da J.R.R. Tolkien e gli Horcrux immaginati da J.K. Rowling sono un buon indizio. Come ne Il Signore degli Anelli prima e in Harry Potter dopo, anche nella saga di Lucas il Male è molto più complesso di un "semplice" nemico respingente da abbattere. No, perché il Male esercita sull'eroe un fascino tentatore, lo invita a provare l'ebrezza di un potere distruttore.
Proprio come Frodo anche Luke sfiora la sua nemesi e subisce una forte destabilizzazione psicologica nel confronto con Darth Vader. Ancora più corrosiva e tragica sarà la sorte di Anakin, raggirato e sfruttato dalla stima interessata di Palpatine che lo farà cadere nel Lato Oscuro. Per tutti questi motivi, le gesta degli eroi di Lucas contemplano anche il sacrificio, che sia l'annientamento della persona o anche solo una purezza disincantata che pian piano svanisce e lascia spazio al dolore dell'esperienza.
Altri mondi: che razza di creature
Andare altrove, conoscere il diverso, esplorare l'ignoto. I racconti fantasy fanno anche questo, alimentati da un'immaginazione visionaria che si perde dentro altri mondi in cui perdersi, nuovi popoli da conoscere anche solo attraverso un libro o un film. Una regola d'oro dice che ogni buon fantasy deve basarsi su una mappa (la sigla de Il trono di spade vi dice qualcosa?). Bene, George Lucas non ha previsto una guida intergalattica per definita, ma il suo Star Wars non si sottrae da una vasta panoramica su nuovi pianeti, ognuno dei quali possiede una sua caratteristica ben definita.
Tatooine: arido, assolato, dominato dal baratto, da gare clandestine e da una viziosa vita sotterranea. Poi il glaciale Hoth dove si scorge poco altro oltre i ghiacci perenni, i tauntaun e i Wampa. Il gusto esplorativo di Star Wars non si limita ai paesaggi e alla geografia, ma si intrufola nella cultura di altre razze e di nuove, meravigliose creature. E così ecco gli Wookie, originari di Kashyyyk, il pacifico ma combattivo popolo degli alberi; e poi i curiosi (e non molto amati) Ewok, abitanti della luna boscosa di Endor, la cui organizzazione sociale ricorda un'antica tribù. Insomma, nell'affollato sense of wonder c'è spazio anche per il valore della diversità, sospesa tra tolleranza, diplomazia e divergenze belliche.
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La Forza: qualsiasi cosa sia
Provare a definire la Forza è già un errore. Lei è mistero, lei è fascino, lei è ovunque ma non in chiunque. Abbiamo ancora impresso lungo la schiena il brivido che ci ha attraversati quando ne Star Wars ep. I - La minaccia fantasma Qui-Gon si china davanti al piccolo Anakin spiegando l'esistenza dei midi-chlorian. Una spiegazione pseudo-scientifica che ha minato anni e anni di teorie mistiche su quello che è senza dubbio l'elemento più affascinante dell'intera saga. L'aspetto più profondo della Forza è quello di essere un potere, ma anche una semplice potenzialità, qualcosa da controllare per alcuni e qualcosa da cui essere diretti per altri. Ma volendo essere poco poetici e andando al sodo, è difficile non accostarla alla magia. Una visione semplicistica e frettolosa, certo, ma anche la più plausibile. Grazie alla Forza si spostano oggetti, si condiziona il libero arbitrio altrui e si sviluppano poteri altrimenti inimmaginabili. Qualsiasi cosa essa sia, una cosa è certa: siamo tutti vittime consenzienti del suo incantesimo collettivo.