Dal 24 marzo anche gli spettatori italiani potranno godere dell'offerta di Disney+, la piattaforma di streaming dedicata a tutti i brand della Casa del Topo, tra cui l'universo di Star Wars. In tale ottica ci sarà un prodotto che mescola passato e presente del franchise, ossia Star Wars: le guerre dei cloni. La serie animata a firma di Dave Filoni è infatti inizialmente andata in onda dal 2008 al 2013, per poi tornare eccezionalmente su Netflix nel 2014 con alcuni episodi inediti. La settima stagione, già in produzione ai tempi dell'annuncio della sospensione dello show, è stata poi completata negli ultimi due anni, ed è arrivata sul servizio, negli Stati Uniti, il 21 febbraio, e si concluderà il 15 maggio (mentre in Italia, allo stesso ritmo di un episodio a settimana, la chiusura definitiva arriverà a giugno). Per festeggiare l'occasione, abbiamo deciso di ripercorrere l'evoluzione della serie e i motivi per cui merita di essere (ri)scoperta oggi.
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Tanto tempo fa, su un network lontano lontano...
La storia delle guerre dei Cloni, elemento fondamentale della seconda trilogia cinematografica, era già stata raccontata, in parte, in una miniserie animata a cura di Genndy Tartakovsky, andata in onda su Cartoon Network dal 2003 al 2005 e ambientata tra gli eventi di Star Wars ep. II - L'attacco dei cloni e Star Wars ep. III - La vendetta dei Sith. Questa versione, che ha anche introdotto la figura del Generale Grievous, era realizzata con tecniche tradizionali, mentre Star Wars: le guerre dei Cloni, iniziato qualche anno dopo, è fatto al computer. Anche in questo caso c'era di mezzo Cartoon Network (per le prime cinque stagioni, prima dell'entrata in scena di Netflix e Disney+), salvo per alcuni episodi riuniti sotto forma di lungometraggio cinematografico, nell'estate del 2008. Un esperimento poco apprezzato, forse anche per lo straniamento vissuto dal pubblico: era la prima volta che un film del franchise non era distribuito dalla 20th Century Fox (se ne occupò la Warner Bros.), e soprattutto era la prima volta che i titoli di testa non erano accompagnati dalle note di John Williams. Ad oggi è uno di due lungometraggi del franchise a non aver recuperato le spese di produzione in sala (l'altro è Solo: A Star Wars Story), ma l'insuccesso non ha intaccato la successiva popolarità della serie vera e propria.
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Tra un Episodio e l'altro
Come già detto, gli eventi della serie si svolgono tra i due Episodi finali della trilogia prequel (la settima stagione, attualmente in corso, avviene in contemporanea con l'Episodio III). Assistiamo alle varie battaglie delle guerre dei Cloni, combattute su più fronti, con la partecipazione di Jedi, Senatori, separatisti, Mandaloriani e Sith. Nelle prime stagioni gli episodi sono per lo più autoconclusivi, talvolta non trasmessi in ordine cronologico (anche se ora, sul sito ufficiale del franchise, è disponibile l'elenco dell'ordine corretto in cui vederli in streaming), e si rifanno esplicitamente alla tradizione dei radiodrammi o dei serial cinematografici di un tempo, con una voce narrante (Tom Kane, che doppia anche Yoda) a introdurre la premessa di volta in volta. Col passare del tempo, però, aumentano gli archi a lungo termine, in particolare per quanto riguarda il Lato Oscuro della Forza e le macchinazioni di Palpatine. Quest'ultimo, tra l'altro, ha parzialmente risentito della lavorazione non cronologica degli episodi: il suo doppiatore originale, Ian Abercrombie, è morto durante le sessioni di doppiaggio della quinta stagione, e in un caso specifico la voce alterna tra la sua e quella del suo sostituto, Tim Curry (subentrato definitivamente nel finale di stagione).
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Il pregio maggiore della serie sta proprio nell'esplorazione approfondita di quanto accaduto tra la creazione dei Cloni e la caduta della Repubblica, con interi episodi dedicati a singoli personaggi che sul grande schermo avevano una presenza ridotta o pressoché nulla, come il giovane Boba Fett o gli stessi soldati (tutti doppiati da Dee Bradley Baker, il quale all'inizio della serie registrava i dialoghi separatamente per ciascun clone in modo da poterli distinguere a livello di personalità). Anche gli aspetti più criticati della seconda trilogia, come la relazione tra Anakin Skywalker e Padmé Amidala, in questa sede trovano il giusto spazio per respirare e risultare più convincenti, fino alla stagione attuale dove entra in scena la gravidanza di lei che, come sappiamo, non avrà un esito interamente positivo. Non manca una certa componente citazionistica: una sottotrama dedicata a Obi-Wan Kenobi e a un suo amore di gioventù omaggia esplicitamente Moulin Rouge (in entrambi i casi l'amata si chiama Satine), mentre nell'episodio conclusivo della sesta stagione Yoda interagisce con il "fantasma" (in realtà un'allucinazione creata da Palpatine) di Darth Bane, il Sith che introdusse la Regola dei Due. A doppiarlo è nientemeno che Mark Hamill, con una voce simile a quella che usa solitamente per il Joker nelle produzioni animate della DC Comics.
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Questioni di continuity
Nonostante l'approvazione esplicita di George Lucas, che si consultava quotidianamente con Dave Filoni e aveva voce in capitolo sulle sceneggiature, e le dichiarazioni in merito della Lucasfilm, per anni molti fan hanno contestato la canonicità dello show all'interno del franchise, a causa di quelle che per loro erano violazioni del canone (la presenza di Asajj Ventress, in realtà giustificata nel corso della serie) o incongruenze di un certo spessore (l'esistenza di Ahsoka Tano, giovane padawan di Anakin che lasciò l'Ordine dei Jedi prima dell'ascesa di Darth Sidious come imperatore). Poi, a partire dal 2016, i film hanno cominciato a integrare personaggi o archi narrativi della serie, tra cui la voce della stessa Ahsoka tra coloro che aiutano spiritualmente Rey alla fine di Star Wars: L'Ascesa di Skywalker o il ritorno in scena di Darth Maul nel film antologico sulla gioventù di Han Solo. E la cosa è destinata a continuare: come annunciato di recente, Ahsoka farà il suo debutto in carne ed ossa nella seconda stagione di The Mandalorian, con il volto di Rosario Dawson. Ragione in più per tuffarsi - o rituffarsi, nel caso - in questo mondo animato, finalmente disponibile nella forma più completa possibile.