Star Wars è un franchise alla deriva, nonostante prodotti come The Mandalorian e Andor abbiano dimostrato che, con impegno, dedizione e senza abbandonarsi a facili seduzioni della Forza (come il puro fanservice) si può ancora portare avanti questo universo fantascientifico. Purtroppo, però, la recente trilogia sequel rappresenta un precedente pericoloso che la fanbase e la critica non dimenticheranno facilmente. Certo, in questi tre film, usciti tra il 2015 e il 2019, non è proprio tutto da buttare, ma è evidente che l'intera impalcatura progettuale di Lucasfilm non abbia tenuto conto di diversi fattori, in primis del fatto che gli appassionati volevano a tutti i costi lasciarsi alle spalle vecchi stilemi narrativi per sperimentare nuove possibilità. Con l'annuncio, durante lo Star Wars Celebration, della nuovo film diretto da Sharmeen Obaid-Chinoy e scritta da Steven Knight, che vede Rey tra i protagonisti, è riapparso il tanto ingombrante fantasma della trilogia sequel in modo inaspettato. Proviamo a tornare indietro analizzando il problema a monte, cercando di capire quale direzione seguirà Lucasfilm in futuro.
Un'accoglienza tiepida non prevista
Alla base di Episodio VII, VIII e IX c'è la volontà comune di accontentare un po' tutti: gli spettatori nostalgici cresciuti a pane e spade laser, ma anche i fan occasionali e dell'ultima ora, che conoscono ben poco della storia decennale del franchise. La soluzione, partendo da questo obiettivo commerciale, è stata quella di restaurare, in particolar modo con Star Wars: Il risveglio della forza e Star Wars: L'Ascesa di Skywalker, vecchi schemi contenutistici per soddisfare i fan di vecchia data e appassionare le nuove leve di Guerre Stellari, riproponendo in maniera molto simile alcuni passaggi iconici del brand. Peccato che però i veterani si sono risentiti, oramai stufi di rivedere sempre gli stessi sbocchi narrativi, mentre gli appassionati più giovani sono stati invasi dalla confusione, non capendo i fondamenti della saga. Nonostante, quindi, gli incassi con la trilogia sequel siano andati piuttosto bene (ma non benissimo come si aspettava la Lucasfilm), si è iniziato a sviluppare un pericoloso malcontento che oggi ha raggiunto il culmine.
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Un piano per nulla organico
Il fanservice e il concetto di revival non sono però gli unici elementi che hanno decretato il fallimento della nuova trilogia, perché anche la discontinua e caotica organizzazione progettuale ha influito, e non poco, sul risultato finale. Star Wars: Il risveglio della forza è un palese ritorno malinconico del franchise attuato da J.J. Abrams che cavalca l'onda del passato, una riproposizione in chiave moderna di Guerre stellari con nuovi attori in gioco; Star Wars: Gli ultimi Jedi, invece, con la regia affidata a Rian Johnson, sembra dimenticarsi del precedente film e si lancia in uno sperimentalismo a tratti folle, a tratti geniale che rompe totalmente gli schemi, ma che cozza enormemente con il rigore e l'uniformità dell'altro lungometraggio. L'Ascesa degli Skywalker vede Abrams cercare di ricostruire il tutto, provando a dare una parvenza di senso e logicità alla trilogia, ma accelerando eccessivamente l'intreccio e dando per scontati alcuni elementi di trama. Ne consegue che l'epilogo arriva prima del previsto e non basta l'epicità di fondo a giustificare una conclusione fin troppo monca.
Una rivelazione debole
Ed ecco che arriviamo ad un elemento cruciale di questi nuovi film che però rappresenta il punto di rottura più gravoso con il pubblico. Riprendendo le fila del discorso, Rey (che ha il volto di Daisy Ridley) non è sicuramente tra le figure più memorabili della nuova tripletta cinematografica di Lucasfilm a causa di una scrittura debole ed un'impronta derivativa fin troppo marcata. A peggiorare le cose c'è stata la scelta di collegare forzatamente il personaggio alla famiglia Skywalker e al Lato Oscuro quando invece, in modo più originale e interessante, Johnson proponeva in alternativa un retaggio umile per la giovane, suggerendo che la Forza può passare anche attraverso i perfetti sconosciuti. Si arriva quindi, nelle ultime battute di Episodio IX, ad uno strano conflitto: da una parte siamo di fronte alla fine della saga degli Skywalker, ma rivelando che Rey è la nipote dell'Imperatore e anche l'erede spirituale di Luke (Mark Hamill) e Leila (Carrie Fisher), si è posta la base per un futuro del personaggio. E quindi, implicitamente, questa trilogia suggerisce un altro corso cinematografico.
Si può salvare Rey?
Finalmente siamo arrivati al film di Sharmeen Obaid-Chinoy. Al momento sappiamo che Rey sarà presente nel titolo e che fonderà il Nuovo Ordine Jedi dando quindi avvio ad una nuova Era di Guerre Stellari, presentata come la New Jedi Order perfetto contraltare cronologico dell'Alba dei Jedi che invece racconterà James Mangold con la sua pellicola. L'opera, per come è strutturata, sembra volersi caricare sulle spalle il peso gigantesco e scomodo della trilogia sequel che Lucasfilm, a quanto pare, non vuole assolutamente dimenticare (basta pensare al recente episodio 7 della terza stagione di The Mandalorian). Può però un solo lungometraggio salvare la caratterizzazione di un personaggio e, parallelamente, riportare sulla retta vita una trilogia fallimentare? In realtà dipende tutto dalla finalità del progetto che potrebbe appoggiarsi ai tre film solo per convenienza, per andare a costruire altro.
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Un pretesto per raccontare una nuova storia
Se ci pensate bene, infatti, questo nuovo lungometraggio di Guerre Stellari non è l'Episodio X della saga, almeno per come è stato presentato e ciò è molto importante per capire quale direzione vuole intraprendere Lucasfilm. Dalle poche informazioni in nostro possesso, quindi, la Rey di Daisy Ridley è solamente uno dei tanti personaggi che vedremo all'interno della pellicola, una figura sicuramente fondamentale per la creazione di questo Nuovo Ordine Jedi, ma, probabilmente, non l'unica protagonista. Con questo stratagemma, quindi, l'azienda guidata da Kathleen Kennedy vuole da un lato ripescare la famigerata trilogia (probabilmente per correggere alcuni punti o anche sfruttare gli elementi più riusciti per ripartire), mentre dall'altro proporre una linea narrativa differente per chiudere definitivamente i tre capitoli filmici che non hanno convinto per nulla nemmeno la company stessa. Chiaramente è tutto da vedere, perché potrebbero attenderci delle sorprese inaspettate con il rischio di mettere nuovamente a repentaglio l'intero franchise di Guerre Stellari.