Pensate di avere dieci anni, di entrare in un cinema e di trovarvi immersi in un mondo incredibile come quello della galassia lontana lontana creata da George Lucas. È capitato a un'intera generazione, rimasta per sempre legata a quei mondi. Il ritorno dello Jedi, o, se preferite, Star Wars: Episodio VI - Il ritorno dello Jedi, ha 40 anni: usciva nelle sale americane il 23 maggio 1983. Ancora oggi, che di Star Wars abbiamo contenuti in abbondanza, è un piacere vedere quel film un po' infantile e artigianale. Ci fa tornare indietro a quando avevamo dieci anni. E, ovviamente, piace a chi oggi ha dieci anni. E quando qualcosa piace ai bambini è un ottimo segno.
Dopo il prototipo, quel film di fantascienza così diverso da tutti gli altri che era stato Guerre stellari, ovvero Star Wars: Episodio IV: Una nuova speranza, e l'episodio più oscuro di tutta la saga, L'impero colpisce ancora, Il ritorno dello Jedi è un capitolo ancora diverso dagli altri. È l'episodio che chiude la prima trilogia, quello del lieto fine. E si nota chiaramente la voglia di farne un prodotto più infantile, fanciullesco, una fiaba. Pieno di creature curiose e fantastiche, realizzate magnificamente visto che all'epoca non c'era la computer grafica, è il film più fantasy dell'intera saga. Un capitolo che, dopo i primi due, ha scontentato una parte del pubblico. Ma che conserva un indubbio fascino, ancora oggi.
Jabba e il rancor, l'Orco e il Lupo cattivo
Pensiamo all'inizio del film, e a quando i nostri eroi arrivano a Tattooine per liberare Han Solo. Han è prigioniero di un criminale, Jabba The Hutt, un enorme essere che è una sorta di lumaca senza guscio, con due braccia e privo di arti inferiori. Ralph McQuarrie, consulente di design della Industrial Light And Magic avrebbe poi svelato: "Nei miei disegni Jabba era enorme, agile, una sorta di figura simile a una scimmia. Ma poi il design andò verso un'altra direzione e Jabba divenne una creatura più simile a un verme". L'arrivo nel suo antro è come l'ingresso nella tana dell'Orco di tante favole. Jabba non ha psicologia, non ha sfaccettature, ha appunto il compito di fare paura, di spaventare, proprio come l'Orco delle fiabe dei Fratelli Grimm. A far paura, nelle fiabe, è il mostro, è l'ignoto, la creatura che intuiamo e che all'inizio non vediamo completamente. E, in questo senso, ha lo stesso ruolo il rancor, rettile di cinque metri a cui Jabba vorrebbe dare in pasto Luke, che abita minaccioso in una grotta sotto il covo di Jabba. È vorace, proprio come un personaggio tipico delle fiabe, il Lupo cattivo. Poi, nella serie The Book of Boba Fett, lo vedremo sotto un'altra luce. Ma questa è un'altra storia.
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Il sarlacc, come il kraken in un racconto di pirati
E ancora, una volta fuori dall'antro di Jabba, sempre per ordine suo, saremo condotti a finire in pasto al sarlacc, una delle figure più pericolose, rare e misteriose della galassia. Anche il sarlacc ha a che fare con paure ancestrali, con leggende. Il sarlacc sta al mondo di Star Wars come il kraken sta alle storie di pirati: enorme, pauroso e - ancora una volta - ignoto. Il sarlacc è una creatura delle sabbie che pare impieghi migliaia di anni per digerire le sue vittime. È grandissimo, lungo cento metri, e quelli che vediamo apparire dalla sabbia sono solo la sua bocca e i suoi tentacoli. E il non vedere il mostro per intero è qualcosa che, ogni volta, crea inquietudine (il monster movie che sarebbe venuto ha imparato la lezione, vedi Cloverfield di J.J. Abrams o l'ultimo Godzilla di Gareth Edwards). A proposito di kraken e di racconti di pirati, non è un caso che i nostri ci arrivino su un galeone a vela...
La luna di Endor e gli ewok: come il bosco e i sette nani
Ma la storia de Il ritorno dello Jedi ci porta in un altro luogo, la luna boscosa di Endor, dove si trova l'energia che mantiene attivo lo scudo spaziale che impedisce ai ribelli di attaccare la Morte Nera. La luna di Endor è un altro luogo chiave di ogni fiaba, cioè il bosco. Da Cappuccetto rosso a Biancaneve, ogni racconto di questo tipo ha visto un bosco da attraversare, con pericoli, paure e anche presenze salvifiche. È in questo senso che possiamo vedere gli ewok, creaturine così tenere da conquistare i bambini, ma anche perfetti alleati per raggiungere il proprio scopo. Un po' come i Sette Nani della fiaba. E non è un caso che trovino la loro Biancaneve, la principessa Leia, che è anche la loro Bella Addormentata, visto che è svenuta dopo essere caduta durante un combattimento. Gli ewok sono creature molto accattivanti, a metà tra degli orsetti bipedi e dei grandi cagnolini yorkshire, alti un metro e dalla folta pelliccia. La loro lingua è stata creata da Ben Burtt, il grande uomo dietro a tutti i suoni del mondo di Star Wars. Inizialmente, la battaglia centrale de Il ritorno dello Jedi avrebbe dovuto avere luogo sul pianeta dei wookiee, ma poi Lucas decise di creare una nuova specie. E siccome gli wookiee erano altri, rese gli ewok bassi. Ma voleva che fosse una tribù primitiva a sconfiggere l'Impero.
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Gli ewok e le polemiche
Se, come un'intera generazione, avete visto Il ritorno dello Jedi al cinema a dieci anni, non potete non amare gli ewok. Ma proprio questi simpatici esserini sono quelli che hanno creato più polemiche intorno al film. Molti fan della saga hanno sempre pensato che la loro vittoria sull'Impero fosse poco credibile. Ma davvero si può parlare di credibilità in un mondo come quello di Star Wars? Non è forse la sospensione dell'incredulità uno dei patti chiave tra regista e spettatore, soprattutto in un genere di film come questo? Altre critiche furono mosse perché gli ewok furono visti come una semplice mossa per indurre opportunità di mercato, per avvicinare i bambini e vendere più giocattoli. La stessa sorte, anzi molto peggiore, sarebbe capitata a Jar Jar Binks, protagonista di Star Wars ep. I - La minaccia fantasma. Certo, parlare di mercato oggi, che la saga è in mano alla Disney, fa sorridere.
Il primo di tanti fantasy
Ma il mondo di George Lucas è sempre stato questo: esseri buffi, teneri, che sanno diventare maestri Jedi, o abili guerrieri. Gli wookiee e gli ewok, ma in fondo anche Yoda e ora il nostro caro Grogu di The Mandalorian. L'apparenza non conta. Potremmo vedere Il ritorno dello Jedi come una fiaba, come detto, o anche come uno dei primi film fantasy. La saga di Star Wars è sempre stata un modo molto particolare di fare fantascienza, molto vicino al fantasy, e Il ritorno dello Jedi è il film che accentua di più questo aspetto. Al film di Richard Marquand, prodotto da Lucas (ma non dimentichiamo che alla regia avrebbe potuto esserci David Lynch, e poi David Cronenberg, e chissà che piega avrebbe preso il racconto), negli anni Ottanta sarebbero seguiti altri fortunati fantasy. Parliamo di film come La storia infinita, Legend, Labyrinth e Willow, che fu proprio una produzione Lucasfilm. Il fantasy, sul finire degli anni Ottanta, sarebbe poi sparito, per tornare in voga agli inizi del Duemila con la saga de Il Signore degli Anelli, un modo di fare fantasy più adulto, più cupo. Ma con alcuni temi di fondo che sono gli stessi del mondo di Star Wars.