Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana...
Tra poco sarà possibile rileggere al cinema quelle parole che hanno segnato l'immaginario collettivo dal 1977 ad oggi, con l'uscita di Star Wars: Il risveglio della forza, il settimo capitolo - primo di una nuova trilogia - della saga cosmica immaginata più di quarant'anni fa da George Lucas. Merito di J.J. Abrams, fan della prima ora di Guerre stellari e regista scelto dalla Lucasfilm per riportare sul grande schermo la storia che ha cambiato per sempre il modo di pensare il cinema popolare americano.
Nell'attesa, facciamo un passo indietro, ricordando ciò che aveva funzionato, o meno, nelle prime due trilogie.
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Cosa ha funzionato: Il lato chiaro della saga
George Lucas
Chi avrebbe mai detto, vedendo all'epoca L'uomo che fuggì dal futuro o American Graffiti, che un ex-compagno di studi di Francis Ford Coppola avrebbe rivoluzionato l'industria cinematografica statunitense? Probabilmente nemmeno lo stesso Lucas, che dovette faticare per anni per portare in sala la sua visione di un'epopea fantascientifica dal taglio decisamente classico (tra le fonti d'ispirazione possiamo menzionare Flash Gordon e John Carter di Marte).
Una dura lotta il cui esito ancora oggi non va giù alla 20th Century Fox, che acconsentì alla cessione integrale dei diritti dei sequel e del merchandising - allora considerato poco redditizio - a Lucas, il quale inizialmente aveva chiesto un banalissimo aumento di stipendio.
Risultato: il regista squattrinato è diventato un magnate hollywoodiano, capace di produrre e realizzare le sue saghe - ricordiamo che è anche il creatore di Indiana Jones - a modo (quasi interamente) suo, senza interferenze da parte delle major. E di fornire l'ispirazione per diventare cineasti a tutta una generazione di sognatori, da David Fincher a Joss Whedon, passando per Jon Favreau e lo stesso Abrams.
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Il cast
Checché ne dicano i detrattori, uno dei punti di forza della saga, anche nei suoi momenti più deboli (vedi alla voce "prequel"), è sempre stato la scelta degli attori, che dal 1977 prestano il volto agli avventurieri e ai despoti creati da Lucas. Che si tratti di veterani affermati come Alec Guinness, Liam Neeson, Peter Cushing e Christopher Lee o astri nascenti come Mark Hamill, Carrie Fisher,Harrison Ford, Ewan McGregor e Natalie Portman, la saga non è mai stata a corto di interpreti capaci di rendere convincenti quasi tutte le trovate lucasiane (con qualche eccezione che fa male alle orecchie, come le interazioni fra Padmé Amidala e Anakin Skywalker in Star Wars Episodio II).
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E sembra che Abrams abbia ereditato l'occhio del suo predecessore, puntando su nomi come Oscar Isaac, Adam Driver,John Boyega, Gwendoline Christie e Andy Serkis per rilanciare la saga.
Per non parlare poi di Gareth Edwards, che per lo spinoff in arrivo nel 2016 Rogue One: A Star Wars Story ha scelto attori del calibro di Mads Mikkelsen, Forest Whitaker e Felicity Jones...
Gli effetti speciali
Di fronte all'assenza di effetti speciali sufficientemente avanzati per realizzare tutto quello che aveva immaginato, Lucas ebbe l'idea di crearseli da soli, fondando una divisione di Lucasfilm il cui scopo sarebbe stato proprio quello di portare sullo schermo l'immaginazione del padre di Guerre stellari. Non solo il risultato fu straordinario, ma fu così che nacque la Industrial Light & Magic (ILM), vero e proprio gigante degli effetti speciali, da allora al servizio di registi come Steven Spielberg, James Cameron e Robert Zemeckis, e saghe come quella di Harry Potter e il Marvel Cinematic Universe. Da ricordare anche che da una costola della ILM è nata anche la Pixar (uno dei motivi per cui, quando John Lasseter ritirò il Leone d'Oro alla carriera alla Mostra di Venezia nel 2009, a consegnarglielo fu proprio George Lucas).
Yoda
Piuttosto riuscito, egli è. Così direbbe Yoda, antico maestro Jedi introdotto ne L'impero colpisce ancora e poi apparso nei quattro film successivi (e nell'animato Star Wars: The Clone Wars). Inizialmente una figura comica, questo personaggio minuto e verde si evolve progressivamente per diventare infine una delle anime tragiche della saga, riuscendo a spezzarci il cuore anche con la sua parlata particolare. Merito soprattutto dei talenti da marionettista e doppiatore di Frank Oz, veterano del Muppet Show di Jim Henson, che dal 1980 dà vita a questa simpatica creatura, arrivando persino a prestargli la voce in un episodio del recente Star Wars Rebels. Certo, la versione completamente digitale vista nei prequel non ha lo stesso fascino, ma ciò viene compensato dal duello con il Conte Dooku al termine dell'Episodio II. Lo rivedremo, magari sotto forma di "fantasma"? Aspettare per saperlo, dovremo.
Le spade laser
Hanno ragione quelli che hanno fatto l'Honest Trailer del primo film (se ce l'avessimo per davvero, ci ritroveremmo prestissimo senza un arto), ma ciò non toglie che tutti noi abbiamo sognato, almeno una volta, di avere una spada laser, l'arma per eccellenza dei cavalieri Jedi e dei loro avversari, i Sith. Capace di tagliare qualunque cosa tranne la lama di un'altra spada laser, questo strumento è all'origine di alcuni dei momenti più memorabili della saga, in particolare nella seconda trilogia, grazie all'evoluzione degli effetti speciali. Difficile dimenticare, infatti, lo scontro con Darth Maul nell'Episodio I, o il duello finale fra Anakin Skywalker e Obi-Wan Kenobi nell'Episodio III. E i nuovi film sembrano voler continuare ad esplorare le potenzialità di queste armi, a giudicare da ciò che brandisce il bieco Kylo Ren nei trailer de Il risveglio della Forza...
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John Williams
Per ammissione dello stesso Lucas, Star Wars non sarebbe la stessa cosa senza le note di John Williams, il compositore cinematografico che, dal 1975 (anno de Lo squalo), ha firmato le colonne sonore di molteplici film di successo, da Superman aE.T. L'Extraterrestre, da Mamma, ho perso l'aereo a Harry Potter, passando per Jurassic Park. A lui dobbiamo quindi il Tema della Forza, la Marcia Imperiale, Duel of the Fates (che accompagna il duello con Darth Maul in Star Wars Episodio I) e Battle of the Heroes (il duello finale tra Obi-Wan e Anakin in Star Wars Episodio III). In sostanza, ha musicato l'infanzia di tantissimi cinefili, tra cui un certo J.J. Abrams che, per Il risveglio della Forza, si è rivolto proprio a Williams anziché al suo compositore abituale, Michael Giacchino. Quest'ultimo non si è lamentato, poiché anche secondo lui, senza Williams non sarebbe Star Wars.
Darth Vader
Insieme alle già menzionate musiche di Williams, è l'elemento più iconico e riconoscibile della saga. Enigmatico e letale nel primo film, figura tragica nei seguiti (e nei prequel), Darth Vader è un personaggio affascinante e spaventoso, che si tratti dell'iconografia o dell'indimenticabile voce - in originale - di James Earl Jones (anche se la prima scelta di Lucas, scartata per motivi finanziari, fu Orson Welles). Fonte d'ispirazione di mille omaggi e parodie, da I Simpson a Toy Story 2 passando per Austin Powers, Vader ha talmente lasciato il segno che i fan hanno subìto la seconda trilogia solo per vederne l'ascesa, e nel complesso non sono rimasti delusi. L'unico dubbio: i nuovi avversari concepiti da Abrams, in particolare l'inquietante Kylo Ren, saranno all'altezza di uno dei migliori villains cinematografici in assoluto?
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Cosa NON ha funzionato: Il lato oscuro della saga
George Lucas
Ebbene sì, l'artefice della saga rientra in entrambe le categorie. Il motivo è molto semplice: al suo peggio, Lucas è l'esemplificazione estrema di uno che ha assimilato la politica degli autori fino all'eccesso, convincendosi del suo ruolo imprescindibile nella realizzazione del franchise e dell'importanza assoluta della sua visione delle cose. Continuando a modificare tutti i film, alla ricerca di una perfezione che semplicemente non esiste, Lucas si è inimicato praticamente tutti i fan, grazie a scelte revisionistiche in parte folli (Greedo che spara per primo), in parte illogiche (Hayden Christensenn, che nel 1983 aveva due anni, nei panni di Anakin Skywalker alla fine de Il ritorno dello Jedi). A forza di non doversi affidare ad altre persone per avere i mezzi produttivi necessari, il creatore di Star Wars è rimasto intrappolato in un circolo vizioso di megalomania, dimenticando che i film appartengono anche al pubblico, a prescindere da qualunque imperfezione. Il fatto che lui non sia più attivamente coinvolto nella prosecuzione della saga è, in tal senso, un bene.
Il digitale
L'avanzamento della tecnologia e degli effetti speciali ha certamente consentito a Lucas di realizzare cose mai viste prima sullo schermo, ma così facendo egli ha finito per dimenticare la propria massima filosofica "Un effetto speciale è uno strumento narrativo". Questo è evidente soprattutto nel più grande difetto della seconda trilogia, dialoghi a parte: l'uso eccessivo del green-screen, arrivando all'apoteosi de Star Wars ep. III - La vendetta dei Sith che non ha una singola inquadratura girata in esterni o con scenografie reali (o meglio, una scena c'era, ma fu rigirata). Anche nell'episodio migliore di questo secondo ciclo - appunto l'episodio III - non si può fare a meno di constatare che una piccola parte di umanità sia andata persa sotto il peso dell'eccessiva ambizione di Lucas. Non per nulla i fan hanno gioito quando J.J. Abrams ha annunciato il grande ritorno degli esterni e di oggetti reali, tangibili. Non osiamo immaginare cosa avrebbe fatto Lucas con il povero BB-8...
Hayden Christensen
L'eccezione maggiore a quanto detto in precedenza sul cast della saga, Hayden Christensen è il simbolo di ciò che i fan duri e puri odiano di più per quanto concerne Star Wars ep. II - L'attacco dei cloni. Chi si aspettava, infatti, un proto-Darth Vader è rimasto delusissimo vedendo un adolescente piagnucoloso il cui "lato oscuro" emergeva solo a tratti, fra una battuta insulsa e uno sguardo "intenso" nei confronti dell'amata Padmé. Un peccato, perché Christensen ha poi dimostrato ne L'inventore di favole di essere un attore di tutto rispetto, impressione confermata poi per la maggior parte della durata de La vendetta dei Sith (dove il momento più imbarazzante è, paradossalmente, legato ai postumi della trasformazione definitiva in Vader).
Jar Jar Binks
Un personaggio (odiato) per rappresentare tutto un filone legato alla mentalità più apertamente commerciale di Lucas. Già nella prima trilogia c'erano stati gli Ewok, che lo stesso autore ammette di aver creato principalmente per far sì che venissero realizzati dei giocattoli che lui potesse dare alla figlia. Questo pensiero ha toccato il fondo con l'entrata in scena di Binks, un personaggio irritante e per lo più inutile, la cui esistenza è un mero pretesto per fare fortuna con il merchandising. Per fortuna il suo creatore si è reso conto della scarsa popolarità di quello che doveva essere una simpatica spalla comica, riducendone drasticamente il ruolo nei film successivi (nel terzo episodio non parla neanche). Oggi la sua "eredità" si trova soprattutto in una potenziale battutaccia: c'è chi non nutre grandi speranze per Il risveglio della Forza e propone per il regista il soprannome Jar Jar Abrams...