Streaming, ultima frontiera. Con questa idea in mente affrontiamo la recensione del primo episodio di Star Trek: Picard, che arriva nel catalogo di Amazon Prime Video dal 24 gennaio, il giorno dopo il lancio su CBS All Access in patria, confermando come su queste nuove piattaforme anche i franchise con radici nel passato come quello creato da Gene Roddenberry possano trovare la via da percorrere per il futuro. Lo ha già fatto Discovery su Netflix, lo fa la nuova serie con protagonista Patrick Stewart, che torna a vestire i panni di Picard a 18 anni dall'ultima apparizione del personaggio in Star Trek: La Nemesi.
Il riposo del comandante
Il primo episodio di Star Trek: Picard ci mette al cospetto di un uomo in pensione: l'ex comandante della flotta stellare vive nel suo Chateau Picard godendosi la natura e la compagnia del suo cane, coltivando uva per produrre dell'ottimo vino. Un meritato riposo, ma non esente da turbamenti, da ricordi del passato (del personaggio così come del franchise) che continuano a tormentarlo e ne segnano il comportamento. La superficie idilliaca di questa vita da pensionato viene spazzata via dall'arrivo di una figura misteriosa che lo costringe a rimettersi in gioco, una giovane donna di nome Dahj che chiede il suo aiuto e che sembra nascondere qualcosa.
Dal passato al futuro
Non scivoleremo in facili spoiler in questo primo passo nel mondo di Star Trek: Picard, ci sarà tempo e modo per approfondire nel corso delle dieci settimane necessarie ad arrivare al finale di questa prima stagione. Quel che possiamo e vogliamo dire senza anticipare molto dell'intreccio e della natura dei personaggi della nuova serie è che il primo episodio svolge alla perfezione la propria funzione introduttiva, nei temi, nel ritmo e nei tempi delle prime risposte alle domande che pone. Un impianto da vecchia serie tv nel senso migliore del termine, ovvero di un efficace pilot capace di incuriosire lo spettatore e immergerlo nella storia che gli verrà raccontata. L'approccio vecchio stile si nota anche in quella struttura a blocchi, per ospitare le pause pubblicitarie, che ha però il merito di essere sfruttata con intelligenza per scandire e tener vivo il ritmo del racconto.
Non è solo in questi aspetti strutturali che la serie guarda al passato, ma anche nell'attingere con sicurezza al mondo di Star Trek di cui è orgogliosa di far parte, così i presupposti stessi della storia della nuova serie fanno esplicito riferimento sia alla morte di Data, avvenuta nel già citato Star Trek La Nemesi, sia alla distruzione di Romulus introdotta nel primo film firmato da J.J. Abrams nel 2009. Basi solide su cui poggia per guardare avanti e sviluppare un discorso importante del tutto nuovo, perché ambientato in un presente del mondo di Star Trek che non viene approfondito sin dal 2002 (Star Trek: Discovery è ambientata prima della serie classica, così come i più recenti film per il grande schermo che prendono anche una via parallela e autonoma).
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Jean-Luc, ti presento Dahj
Un contesto in cui i personaggi di Star Trek: Picard si muovono con naturalezza: se è ovvio il piacere di ritrovare sir Patrick Stewart nei panni dell'ex ammiraglio Picard, forse il più amato comandante del mondo di Star Trek, è ugualmente una sorpresa la giovane Isa Briones nei panni della misteriosa Dahj che arriva a chiedere il suo aiuto, che riesce a incarnare il giusto equilibrio tra fragilità e forza. L'alchimia tra i due è solida ed efficace, capace di fare da trampolino per sviluppi futuri che ci sentiamo di considerare promettenti, e avendo già visto il secondo episodio della stagione, possiamo già dirvi che la serie non se la prenderà comoda nell'ampliare il suo campo da gioco, proponendo da subito un mondo più vasto della campagna in cui Jean-Luc Picard si era ritirato.
Una ricchezza intuibile anche solo guardando ai membri del cast intervenuti alla scorsa Lucca Comics per presentare la serie: solo due dei cinque presenti alla fiera toscana compaiono nel primo episodio, che appare come la classica punta dell'iceberg, l'incipit di una storia tutta da scoprire in cui faranno ritorno anche alcuni volti noti del passato di Picard, da Jonathan Frakes e Marina Sirtis a Brent Spiner.
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Bentornati nel mondo di Star Trek
È il bonus di avere alle spalle un universo articolato e profondo come quello creato da Gene Roddenberry, quella sensazione di sentirsi accolti in un mondo che ben conosciamo, desiderosi di scoprirne le novità. Alex Kurtzman e Akiva Goldsman, insieme a Kirsten Beyer e Michal Chabon, gestiscono con saggezza sia questa ricchezza narrativa che un impianto produttivo di alto profilo, mettendo in piedi uno show che è sia intrigante che bello da vedere, sia rassicurante nella sua aderenza al passato, che stimolante nel proporre temi nuovi da seguire. Un primo passo che soddisfa e lascia con la voglia di continuare il cammino, e non solo per la gioia di ritrovare un personaggio carismatico come il Picard che dà il titolo alla serie, ma anche per ciò che gli è stato costruito attorno, che potrebbe reggersi con sicurezza sulle proprie gambe.
Conclusioni
Emerge soddisfazione dalla nostra recensione del primo episodio di Star Trek: Picard, perché la nuova serie ambientata nel mondo creato da Gene Roddenberry si presenta di qualità e con i presupposti giusti per incuriosire da subito e coinvolgere sulla lunga distanza. Sir Patrick Stewart conferma il carisma e la profondità che conoscevamo, ma è accompagnato da un cast all’altezza della situazione, a cominciare dalla co-protagonista Isa Briones. Si evidenzia una struttura narrativa solida ma legata agli schemi della vecchia tv, che può far storcere il naso ai puristi delle libertà offerte dai nuovi canali streaming, ma lo sviluppo è intelligente e sostiene il ritmo del racconto.
Perché ci piace
- Patrick Stewart. La conferma di un interprete che ha dato il suo apporto al personaggio e può continuare a svilupparlo con profondità.
- La giovane Isa Briones, in perfetto equilibrio tra fragilità e forza.
- Il livello produttivo dello show, tra qualità e impatto visivo.
- Il modo in cui si attinge al passato come trampolino per sviluppare anche nuovi temi.
Cosa non va
- Una struttura narrativa da vecchia serie che potrebbe far storcere il naso alle nuove leve cresciute con le serie di nuova generazione.