Nel corso di quasi quarant'anni, il franchise di Star Trek si è evoluto anche sul grande schermo, scomodando per il suo debutto cinematografico un regista di tutto rispetto come Robert Wise, mentre in tempi più recenti un certo J.J. Abrams si è servito dell'universo creato da Gene Roddenberry come biglietto da visita (involontario) per poter girare Star Wars: Il risveglio della forza. Dietro la macchina da presa si sono mossi anche gli interpreti storici della saga, con risultati spesso più che discreti (nel caso di Leonard Nimoy e, per i film tratti da Star Trek: The Next Generation, Jonathan Frakes), ma talvolta decisamente mediocri (vedi William Shatner e, al secondo tentativo, il già citato Frakes).
Ora arriva nelle sale Star Trek Beyond, scritto in parte da Simon Pegg, il nuovo interprete di Scotty. Un'occasione ghiotta per ricordare il meglio di Star Trek al cinema, con una top 10 che cerca di tenere conto dell'evoluzione della saga, ma con qualche necessario sacrificio (in altre parole, i fan di Star Trek V: L'ultima frontiera, per fare un esempio, non troveranno pane per i loro denti in questo articolo).
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10. Data vs. Borg
Introdotti nella seconda stagione di The Next Generation, i Borg, organismi cibernetici facenti parte di una mente collettiva, sono tra le presenze più iconiche ed inquietanti del franchise e il loro debutto sul grande schermo non ha deluso, complice anche un altro elemento da sempre caro ai fan, ossia i viaggi nel tempo. Il loro uso come antagonisti in Star Trek: Primo Contatto ha portato alla creazione della celebre Regina dei Borg, successivamente vista solo in Star Trek Voyager, ma soprattutto ha dato un ruolo da vero eroe all'androide Data. Da sempre alla ricerca di un'umanità che gli è preclusa per natura, in questo film Data sembra cedere alla tentazione di divenire parte di una macchina più grande, "sedotto" dalla Regina. Fino al momento in cui salta fuori, ovviamente, che l'aiutante sintetico di Jean-Luc Picard è sempre stato dalla parte dei buoni, e gli viene regalato un momento da vero badass: è praticamente percepibile la gioia negli occhi di Brent Spiner quando usa contro la Regina l'immortale motto dei Borg, "Resistance is futile!".
9. "Salviamo il mondo!"
C'è l'imbarazzo della scelta con Star Trek IV: rotta verso la Terra, godibilissima avventura ecologista che vanta la presenza di Leonard Nimoy in cabina di regia. Dalla discussione tra Kirk e Spock sul linguaggio metaforico degli umani ai difetti di pronuncia di Chekov, passando per la scena in cui Spock comunica con le balene, il materiale a disposizione è alquanto copioso. Ma c'è un momento in particolare che continuiamo a portarci dietro, brevissimo ma, nel suo piccolo, quasi sublime. Parliamo del momento in cui, poco prima di atterrare a San Francisco, Kirk dà le istruzioni all'equipaggio, con una frecciatina nei confronti di Spock circa le usanze della razza umana negli anni Ottanta. Nel giro di un minuto, Nimoy cattura perfettamente l'essenza dell'amicizia che lega i personaggi principali della saga, e in particolare il rapporto tra Kirk e Spock.
8. Ritorno sull'Enterprise
Nonostante la regia di Robert Wise, Star Trek: Il film fatica a decollare, principalmente a causa dell'insistenza di Roddenberry sull'uso di una storyline troppo filosofica (difatti a partire dal film successivo la partecipazione attiva del creatore del franchise fu volutamente limitata dagli altri produttori). Eppure è riuscito a regalarci una sequenza da antologia, escludendo i titoli di testa con il tema musicale di Jerry Goldsmith che divenne poi la sigla di The Next Generation. Si tratta, naturalmente, della scena in cui Kirk, dopo anni, rivede la sua amata Enterprise, nell'attesa di poterla nuovamente pilotare in un viaggio verso l'ignoto. Un momento che forse è meno efficace per chi vede il film senza conoscere la serie originale, ma visivamente incantevole e, grazie alla performance muta ma sincera di William Shatner, anche piuttosto commovente.
7. Il primo contatto
Ancora Goldsmith come compositore, questa volta per una delle immagini più iconiche in assoluto di tutto il franchise a livello puramente mitologico: il primo incontro ufficiale - escludendo viaggi nel tempo rimasti segreti - tra la razza umana e gli abitanti del pianeta Vulcano, momento che inaugura la partecipazione della Terra all'esplorazione del cosmo. Una sequenza ricca di pathos e humour, grazie alla performance misurata ma esilarante di James Cromwell nei panni di Zefram Cochrane, l'inventore della tecnologia necessaria per i viaggi interstellari. Per certi versi è anche l'immagine di commiato ideale per la vecchia incarnazione della saga cinematografica di Star Trek, dato che preferiamo dimenticare Star Trek: L'insurrezione e Star Trek La Nemesi.
6. Il passaggio del testimone
La presenza altamente simbolica di Leonard Nimoy nello Star Trek di Abrams è già molto toccante quando lo Spock originale incontra la nuova versione giovane del suo amico James T. Kirk. Ma raggiunge ben altri livelli quando, a sorpresa, lo vediamo dialogare con se stesso e assistiamo letteralmente al passaggio del testimone da Nimoy a Zachary Quinto. Un bellissimo momento umano (in tutti i sensi, dato che la scena gioca anche sulla componente terrestre del DNA di Spock) e un ottimo confronto recitativo tra il veterano che si congeda, escludendo un cameo clandestino nel successivo Into Darkness - Star Trek, e la giovane promessa che ha il compito di regalare la stessa gioia ad una nuova generazione. E l'addio, o meglio, l'arrivederci di Nimoy è semplicemente perfetto, con un augurio diverso dal solito, e per questo più efficace: "Buona fortuna."
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5. L'ultimo viaggio
Prima di tornare in azione per Abrams, Nimoy si era già congedato dal pubblico, insieme al resto dell'equipaggio originale, al termine di Star Trek VI: rotta verso l'ignoto, il film che chiude un'era: esplicitamente concepito come canto del cigno per il cast della prima serie televisiva (sebbene Shatner, Nimoy, Walter Koenig e James Doohan siano apparsi anche successivamente), fu anche l'ultimo lungometraggio della saga che Gene Roddenberry riuscì a vedere, in versione provvisoria, prima di morire. Una riflessione commovente sulla vecchiaia, che si chiude con l'immagine perfetta per salutare l'equipaggio dell'Enterprise: l'astronave che parte verso nuove destinazioni, con Kirk che ordina a Chekov di programmare la rotta verso "la seconda stella a destra, e dritto fino al mattino". Con l'aggiunta del celebre monologo iniziale della serie, che si trasforma nella versione meno patriarcale udita in The Next Generation ("no man" diventa "no one").
4. "KHAAAAAN!!!!!"
È forse il momento più iconico del versante cinematografico del franchise, parodiato ovunque (vedi Futurama, Seinfeld e The Big Bang Theory) e omaggiato, un po' gratuitamente, anche nel reboot di J.J. Abrams.
Con ogni probabilità anche la prova principale del talento un po' "eccessivo" di William Shatner, il quale, quando sembra che tutto sia perduto, si esibisce in un urlo infuriato e disperato, assolutamente necessario e catartico, rivolto a uno degli antagonisti più noti della saga interpretato da un grande Ricardo Montalban. Solo Shatner poteva renderlo al contempo ridicolo e credibile.
3. La distruzione di Vulcano
In caso non si fosse capito, J.J. Abrams si è avvicinato a Star Trek come persona la cui conoscenza del franchise si limita sostanzialmente all'aver visto alcuni episodi della serie classica e i film. Lo stesso regista ha addirittura guadagnato l'ira dei fan affermando di aver sempre preferito Star Wars. E l'influenza di George Lucas si sente soprattutto nella sequenza più scioccante del reboot, quella che più di ogni altra dimostra che la nuova versione intende certamente rispettare la grandezza di ciò che è venuto prima, ma solo fino a un certo punto. Ed ecco che, nel ruolo che Lucas diede al pianeta Alderaan, assistiamo all'annientamento assoluto di Vulcano, il mondo natio di Spock. Una scena spettacolare che è perfettamente ancorata nelle convenzioni di genere del suo anno d'uscita e il segno inconfondibile di una rottura con il passato.
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2. La nascita di Kirk
Inizialmente il film di Abrams doveva aprirsi con una duplice nascita: Kirk e Spock. Il che spiega perché per la parte della madre del secondo fu scritturata Winona Ryder, palesemente troppo giovane per interpretare solo la versione più anziana che si vede nel film finito. Alla fine è rimasta solo la prima scena ed è un incipit a dir poco mozzafiato, uno sfoggio di bravura che segnala al pubblico che già conosce Star Trek l'arrivo di qualcosa di nuovo. Ma è anche, grazie alle interpretazioni di Chris Hemsworth (al suo primo lungometraggio dopo una serie di apparizioni televisive in Australia) e Jennifer Morrison, un bell'omaggio alla genesi del franchise, qui reinterpretato in modo innovativo e al contempo rispettoso (vedi l'allusione al secondo nome del futuro capitano dell'Enterprise).
1. La morte di Spock
La scena fu dettata da esigenze contrattuali (una clausola necessaria per convincere Leonard Nimoy ad apparire in Star Trek II: L'ira di Khan), ma ciò non vuol dire che fu trattata come un riempitivo, anzi: il sacrificio di Spock per salvare i suoi amici, e la reazione di Kirk mentre assiste alla morte del suo compagno d'avventure, rappresenta forse il momento più alto dell'affiatamento professionale tra Nimoy e Shatner. Quest'ultimo, spesso criticato, e non sempre a torto, per le sue doti recitative, riesce in questa sede a regalarci una performance a dir poco strappalacrime, e sebbene tutti si ricordino della frase di commiato di Spock ("Sono stato e sarò sempre tuo amico"), è il "No" rassegnato di Kirk che rappresenta l'anima emotiva di una scena che rimarrà ineguagliata nella storia del franchise (Abrams c'ha provato invertendo i ruoli dei due amici, ma con risultati non altrettanto soddisfacenti).