Eccoci arrivati alla recensione di Star Trek: Discovery 3x06, quasi a metà dell'attuale percorso narrativo della serie (mancano sette episodi alla conclusione della terza stagione). Un percorso solido e intrigante, che ha finalmente trasformato l'ennesimo spin-off in qualcosa di diverso e non, come nelle prime due stagioni, un riciclaggio di idee e situazioni già viste (riciclaggio reso complicato dal fatto che certi aspetti dello show fossero teoricamente incompatibili con la mitologia generale del franchise). Rinunciando alla dimensione prequel e puntando su un futuro al di là dei limiti cronologici a cui eravamo abituati (limiti che il team creativo capitanato da Alex Kurtzman sta esplorando altrove, nella nuova serie dedicata a Jean-Luc Picard), l'universo di Star Trek ha trovato il modo di reinventarsi per il pubblico odierno, interrogandosi su quanto dessimo per scontati certi elementi, diventando a suo modo la metafora perfetta della situazione globale attuale (anche loro, come noi, hanno diverse difficoltà per gli spostamenti fra zone non particolarmente lontane, ma aggiungono problemi legati alla comunicazione).
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Questioni di lealtà
Avevamo lasciato i protagonisti di Star Trek: Discovery alle prese con una nuova situazione professionale: dopo l'incertezza iniziale, l'equipaggio è ora reintegrato nella Flotta Stellare. O meglio, ciò che ne rimane: un effettivo talmente ridotto che l'ambizione di Saru, che al termine dell'episodio precedente tirava in ballo paragoni con il Rinascimento, è prontamente ridimensionata dall'ammiraglio Vance (in soldoni: "Qualora dovessimo avere bisogno di voi per spostamenti rapidi, vi faremo sapere"). Mentre lui affronta questa dura realtà, Michael Burnham viene a sapere che Book è nei guai, e decide di salvarlo nonostante le sia stato espressamente vietato di lasciare l'astronave, facendosi aiutare da Philippa Georgiou. Un atto di disobbedienza che Saru fatica a digerire, dovendo anche aiutare l'equipaggio ad abituarsi alle nuove tecnologie a disposizione, anche sulle uniformi: l'insegna della Flotta Stellare sul petto funge infatti da comunicatore e teletrasportatore personale, cosa che avrà conseguenze alquanto buffe in certi momenti (e a questo aggiungiamo Tilly che decide di prendersi cura di un gatto rimasto in giro per caso).
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Michael e Philippa, nemiche amiche
Quando la serie ha debuttato, nell'autunno del 2017, il primissimo episodio aveva dato l'impressione che avessimo a che fare con una determinata situazione, con Michael agli ordini di Georgiou. Situazione che fu completamente alterata nel corso dell'episodio, con la morte di Philippa che era anche dovuta alla decisione di Burnham di contravvenire alle direttive dall'alto. Un aspetto, questo, che fu poi accantonato a lungo, per lo meno nella sua forma più estrema, ma che era quindi parte della protagonista sin dall'inizio: nei momenti più drammatici, dovendo scegliere fra ciò che le è stato detto e ciò che lei ritiene giusto, Michael opterà sempre per la seconda opzione. Far riemergere questa caratteristica è utile per due motivi: rende più interessante a livello drammaturgico la dinamica fra i vari membri dell'equipaggio, che negli episodi più recenti si risolveva sempre con baci e abbracci, e alimenta il contrasto fra Burnham e l'altra Georgiou, quella malvagia che pur lavorando per i buoni non è interamente dalla loro parte, e quindi uno degli elementi più interessanti dello show (dispiace già doverla immaginare altrove, poiché il più volte menzionato spin-off incentrato su di lei dovrebbe entrare in produzione prossimamente).
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Anche in altri territori è un episodio che si interessa al passato, come quando Hugh consola Adira dicendole che anche a lui ha avuto a che fare con il fantasma del suo compagno, un escamotage simpatico ma anche filologico, che dimostra una volontà di non cancellare del tutto quanto accaduto nelle prime due stagioni, specie se è al servizio della nuova evoluzione dello show. Un'evoluzione che mescola action, pathos e humour in modo efficace, restituendoci atmosfere che fanno pensare al meglio dello Star Trek classico (con il paradosso che la patina visiva è più vicina alla versione di J.J. Abrams, nonostante lo show sia ambientato nella timeline tradizionale, al netto dello spostamento temporale al termine della seconda stagione). I conflitti ci sono, sia esterni che interni, e con l'apparente promessa di un "Rinascimento" rimandato a data da destinarsi, possiamo forse evitare di dare per scontato che la stagione torni in territori troppo convenzionali negli episodi che restano.
Conclusioni
Chiudiamo con soddisfazione la recensione di Star Trek: Discovery 3x06, episodio che trova i giusti collegamenti fra passato, presente e futuro in vista di una prosecuzione all'insegna del nuovo.
Perché ci piace
- Le dinamiche fra i personaggi sono efficaci e convincenti.
- La scrittura rimane solida.
- Michelle Yeoh è sopraffina.
Cosa non va
- Alcune gag potrebbero infastidire chi predilige un tono più serio.