Ci sono film che parlano d'amore: quello doloroso, in attesa, quello sperato, o improvviso. Ma vi sono anche amori tenuti in pausa, finiti e poi ritrovati in un momento di indecisione e stanchezza, pronti a bruciare di nuovo per poi ridursi ben presto in cenere.
Come sottolineeremo in questa recensione di Stanotte stiamo insieme, il film diretto da Robert Wichrowski e disponibile su Netflix, è una fiammella pronta a riaccendere un fuoco tenuto spento per anni. Un incendio interiore acceso in un momento in cui tutto nella vita della protagonista pare avvolto da uno strato di polvere per un quotidianità lasciata scorrere da sola, monotona e senza stimoli. La vita di coppia è arrivata a un punto di massima saturazione, e Nina lo sa bene; basterà uno sguardo, uno di quelli che ti scuote dentro, disorientandoti e lasciandoti vagare senza bussola, che la donna metterà tutto in discussione, tra un amore passato e uno presente.
Eppure, se una storia funziona bene sulla pagina, non significa che risulti altrettanto significativa e potente dal punto di vista emozionale sullo schermo, soprattutto se sorretta da una regia invisibile e da una sceneggiatura alquanto banale. E così, le onde che traghettavano i pensieri e i battiti cardiaci tenuti nascosti tra gli spazi di paragrafi di un best-seller come quello omonimo di Anna Szczypczynska, si tramutano in acque piatte, che trascinano personaggi ed eventi stanchi e spenti su rive deserte e disabitate da tensioni, sospiri, o emozioni.
Stanotte stiamo insieme: la trama
Nina (Roma Gasiorowska) è una giornalista polacca che ha avuto tutto dalla vita: un bel lavoro, un matrimonio stabile, una casa da capogiro e due figlie. Ma l'arrivo in città di un suo ex, le fa ricordare quanto in fondo il legame che la stringeva a lui non si è mai dissolto. Tra un abbraccio e una scarica di attrazione fisica, ciò che rappresenta Janek (Maciej Musial) non è solo un fulmine al ciel sereno, ma un pretesto, un'occasione, che permette alla donna di scendere a patti con se stessa e rendersi conto quanto imperfetta e poco salda sia in realtà la vita di coppia con il marito Maciek (Wojciech Zielinski).
Momenti di statica ripartenza
Che strana la vita di un essere umano: contenitore di sentimenti, emozioni, istinti e pensieri razionali, l'uomo finisce spesso per avvicinarsi al ciclo di vita di un prodotto sul mercato. Ecco dunque che un individuo nasce, cresce, si alimenta di stimoli, si approccia agli altri cercando di conquistare la loro fiducia, il loro affetto, per poi fermarsi bruscamente a un punto di massima saturazione emotiva. Ed è proprio traendo spunto da questo attimo di debolezza e frustrazione che Stanotte stiamo insieme segna la propria linea di partenza. Ma al posto di indugiare e soffermarsi sulle mani invisibili che bloccano Nina e Maciek in punti distinti del proprio matrimonio, l'opera di Wichrowski preferisce mettere la quinta e correre veloce sulla corsia di emergenza, limitandosi a toccare i vari snodi narrativi senza davvero offrire loro il giusto spazio per nascere, sbocciare e sparire come cenere.
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Tutto avviene e poi scompare in Stanotte stiamo insieme. Dalla frustrazione per un amore senza più stimoli, all'incontro con il giovane Janek, fino ai flashback che ritraggono Nina e l'ex felici e inebriati da una passione senza freni, tutto nel film di Wichrowski è accennato, senza essere indagato, o approfondito. Figlia di altre pellicole romantiche a lei precedenti, non c'è nulla che porti tale opera all'altezza di altre pellicole che tentano di toccare la sedimentazione di una storia d'amore, e il possibile tradimento, come Before Midnight, Due per la strada o Nessuno si salva da solo. Le sequenze che si succedono nell'arco di 92 minuti in cui tutto è detto, ma nulla è interiorizzato, si riducono a una sintesi sbrigativa di eventi che perdono la propria portata emotiva, per tramutarsi in tante diapositive di una presentazione superficiale sulle fragilità di una donna indipendente pronta a riprendere in mano la propria vita.
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Sono personaggi nati dal tocco dell'inchiostro sulla pagina bianca, quelli di Stanotte stiamo insieme. Accumuli di dialoghi e parole messi in circolo che tentano di distaccarsi dalla propria essenza bidimensionale, per diventare tangibili e reali nella spazio di una lettura, questi personaggi ritrovano nel cinema la propria via di fuga verso altri mondi, altri universi interiori. Filtrati dalla lente cinematografica, e trasportati negli occhi e nel corpo di attori pronti a dar loro quella carnalità poco prima negata, questi protagonisti non riescono però a farsi portatori di emozioni e canali di sentimenti come invece sperato dal proprio regista. Roma Gasiorowska (Nina), Wojciech Zielinski (Maciek) e Maciej Musial (Janek) masticano parole senz'anima, limitandosi a ripetere fedelmente pezzi di sceneggiature copiati da mille altre battute stereotipate di opere sentimentali destinate ai canali generalisti televisivi.
Bloccati da una piattezza narrativa, gli interpreti non riescono a dare spessore ai propri personaggi, risultando vuoti, macchinosi, corpi privi di una spinta emotiva che li infuochi, li smuova interiormente. Macchine dal motore ingolfato, i personaggi finiscono così per apparire gelidi anche nei momenti in cui il fuoco delle emozioni dovrebbe bruciarli. Una freddezza interpretativa che si riversa su quell'accessibilità affettiva essenziale ai fini dell'immedesimazione spettatoriale; e così il pubblico assiste agli eventi narrati senza partecipazione, guardando ma non condividendo alcuna emozione, osservando ma senza percepire il brivido della passione.
E così il fuoco che brucia nel corpo di Nina e Janek si fa legno bagnato; ogni minuto che passa è un filo che tesse una tuta ignifuga pronta a rivestire lo spettatore, allontanandolo da quei fuochi fatui di una storia d'amore che muore e rinasce in altre forme, ma che alla fine si dimostra innocua, leggera, indolore, come un fuoco che brucia in un camino finto.
Conclusioni
Concludiamo questa recensione di Stanotte stiamo insieme sottolineando come l'opera diretta da Robert Wichrowski e disponibile su Netflix, sia l'esatta traduzione in linguaggio cinematografico di un romanzo Harmony. Banale e superficiale nel trattare gli eventi che caratterizzano la crisi matrimoniale della protagonista, e il susseguente avvicinamento al suo ex, il film non permette alcun segno di avvicinamento emotivo con i personaggi, qui lasciati a uno stato di bidimensionalità e piattezza psicologica altrettanto superficiale.
Perché ci piace
- Gli inserti delle ambientazioni esterne.
- La fotografia.
- La durata.
Cosa non va
- Personaggi che parlano con frasi fatte e psicologicamente poco caratterizzati.
- La regia inesistente.
- La superficialità della sceneggiatura.
- Eventi raccontati in maniera fin troppo sbrigativa.