La lettura potrebbe essere molto più semplice di ciò che sembra o di ciò che vuole mostrare. Dietro l'aria stantia, dietro la puzza di fluidi corporei, annacquati dalla salsedine e dalla lacca per i capelli, e dietro l'estetica da videoclip decadente, Spring Breakers - Una vacanza da sballo di Harmony Korine è l'estremizzazione massima del concetto di libertà. Ma ogni libertà, ci dice la storia, ha un prezzo. Sta a noi scegliere quanto pagare per ritagliarci uno spazio-tempo in cui poter prendere una boccata d'aria. Del resto il film, presentato in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2012, per volere dello stesso regista è una sorta di film "sensoriale".
E qui, nel nostro approfondimento che ripercorre i suoi primi dieci anni, è doverosa una digressione che si allaccia allo stesso tema cardine di Spring Breakers: l'impressione che abbiamo di un film è strettamente relativa al nostro stato d'animo che viviamo nel momento della visione. Accade che alcune pellicole possano risultare incomprese per via del loro eccessivo dosaggio, o della loro centralità estetica. Ecco, rivedere oggi la sbronza pop di Harmony Korine - autore a dir poco controverso, basti pensare al nichilismo horror di Gummo, esordio alla regia datato 1997 - suscita emozioni completamente nuove, rispetto al primo approccio di un ormai sbiadito e umido settembre lagunare. Chiaro, l'opinione è di chi scrive, ma scommettiamo che in molti si ritroveranno a condividere la stessa idea di rivalutazione.
Alcol, droghe, sesso e un cast perfetto
In fondo non c'è niente di più libero (a proposito) che poter cambiare idea. Tuttavia, se l'iniziale accusa di Spring Breakers poteva rivolgersi ad una realtà sgraziata e artificiale, priva di bellezza ed empatia, l'acido chimico della sceneggiatura, forse, è meno denso di ciò che è: quattro ragazze, nude e aggressive, sbaffate ed erotiche, depresse e vulnerabili, che rapinano un ristorante per racimolare i soldi necessari per partire, direzione St. Petersburg, Florida. Destinazione finale? Lo sballo primaverile dello spring break. Alcol, droghe, sesso. Non necessariamente in questo ordine.
Nella mischia, estrema e desolante, Brit, Candy, Cotty, Faith. Un poker succinto di tracotante ed effimera bellezza carnale, gettate in un circo che non conosce orari, leggi, freni, confini. L'estremizzazione e la conseguente distruzione del Sogno Americano, sottolineata dall'attenta scelta di casting: Selena Gomez e Vanessa Hudgens, nate dai format rassicuranti "per ragazzi"; Ashley Benson, protagonista teen della serie scult Pretty Little Liars, e Rachel Korine, moglie del regista, prestatasi ad un gioco voyeuristico che, all'epoca dell'uscita, fece sufficientemente discutere.
"... spring break forever!"
In questa alcova dei sensi, pasticciata e maleodorante, nella quale tutto è concesso (e il cinema geometrico lascia spazio ad una certa immersività), il colpo che farà esplodere Spring Breakers, mutando velocemente in una sorta di crime selvaggio e infantile nel quale suona incessante la colonna sonora di Skrillex e Cliff Martinez: le quattro ragazze verranno agganciate da Alien, rapper e trafficante d'armi, con la faccia alterata di un mostruoso James Franco. Diverranno le sue ancelle, vivendo oltre l'impossibile, puntando dritte verso una disincantata auto-distruzione, sfoggiando un passamontagna rosa. Non prima di aver intonato la straziante Everytime di Britney Spears, in uno dei momenti più alti del film.
Spring Breakers, che potrebbe tutt'ora essere il miglior Harmony Korine possibile, è un film che fa a pezzi il concetto stesso di realizzazione personale, puntando i suoi due cent sull'inafferrabilità del presente: lo scopo di Brit, Candy, Cotty, Faith - che vivono nell'attesa della primavera - non è lo sballo in sé, bensì sono proiettate verso una dimensione di libertà che permetterebbe loro di non provare nulla, in modo da scoprire davvero chi siano. Solo attraversando la bellezza deturpata, capiranno di essere lontane anni luce da un mondo che le vorrebbe rendere schiave: che sia la famiglia, che siano gli studi o che sia un narcotrafficante dai denti d'argento. Perché dietro un'arrogante perversione narrativa, e dietro la tracotanza lussuriosa di un'immagine sempre al centro della linea, Spring Breakers - Una vacanza da sballo è un'opera materiale e sgraziata, che nasconde un'anima fragile in cerca dell'attimo perduto, da toccare e accarezzare, sperando che il sole cali il più tardi possibile. E allora sì, adesso l'abbiamo capito anche noi: spring break forever!