Un frammento di una stazione spaziale russa precipita sul nostro pianeta, per la precisione nella città di New York, portando con sé degli ospiti indesiderati. Un tecnico della metropolitana si reca a controllare il luogo dello schianto, un binario sotterraneo, ma viene punto da un ragno di origine extraterrestre e perde la vita poco dopo, cadendo su uno delle rotaie elettrificate.
Come vi raccontiamo nella recensione di Spiders, l'esercito americano si reca subito sul posto e nasconde la verità all'opinione pubblica, organizzando un'evacuazione di massa dell'area circostanze con la falsa notizia di un presunto contagio da sostanze mortali. I militari sono infatti interessati alla tela prodotta dalla regina del nido, che potrebbe tornare utile per sviluppare corazze protettive da usare nelle varie guerre in giro per il globo. Jason, un funzionario della sala controllo della metro, rimarrà suo malgrado coinvolto nella vicenda, e per salvare la sua famiglia dovrà vedersela non soltanto con il crudele colonnello Jenkins ma anche quegli aracnidi troppo cresciuti che cominciano a seminare il panico anche in superficie.
Questione di dimensioni
La locandina italiana citava in bella mostra la tagline "8 zampe, 3 dimensioni, 1 enorme disastro" a sottolineare come nell'uscita in sala il film fosse accompagnato per l'appunto dall'ausilio del 3D, nel tentativo di attirare spettatori famelici della suddetta tecnologia. Non che la visione con gli occhialini potesse migliorare molto la qualità di un titolo che fa concorrenza alle peggiori produzioni Asylum, senza neanche possedere quella ironia iconoclasta che caratterizzava la saga di Sharknado o emuli. Fin dagli incubi generati dal seminale Tarantola (1955) per arrivare a quelli ben più realistici di un altro cult come Aracnofobia (1990), i ragni su grande schermo hanno spesso scatenato terrore, soprattutto negli spettatori che covano la naturale fobia, tra le più diffuse, verso queste creature a otto zampe.
The Dark and the Wicked, la recensione: un horror crudele e spaventoso
Di mostro in mostro
Creature qui realizzate con pessimi effetti speciali in computer grafica, che sembrano finti non soltanto nelle relative animazioni ma anche nell'interazione con i personaggi umani e gli ambienti, in uno spettacolo trash che si trascina per un'ora e mezza su soluzioni tensive assai scontate e prevedibili, andando di pari passo con la banalità di una narrazione che si rifà a tutti gli archetipi classici del filone. Ecco così la tipica famiglia d'ordinanza - marito moglie e figlia preadolescente - che si ritrova coinvolta in prima persona in questa situazione di estremo pericolo, finita nel mirino dell'esercito pronto a tutto pur di insabbiare la vicenda e usare quei giganteschi ragni per poco nobili scopi bellici, come la tradizione insegna.
Non aprite quel tunnel
Il budget limitato ha impedito di girare il film effettivamente in quel di Manhattan, ma l'ambientazione è stata ricostruita - in modo non propriamente credibile - in Bulgaria su un set creato appositamente per ricordare Greenwich Village, con risultati alquanto improbabili. Una messa in scena filtrata da una fotografia desaturata, con toni tendenti a colori cupi e scuri, atti forse a nascondere la precarietà dell'insieme. Il regista Tibor Takács, noto agli amanti del cinema horror soprattutto per il dittico di Non aprite quel cancello, fa quel che può ma deve fare i conti con i limiti, concettuali e di scrittura, di un'operazione che si prende troppo sul serio per l'anima di serie b che la caratterizza. Piccola curiosità nel cast: se nelle vesti di anonimo protagonista troviamo infatti Patrick Muldoon - già star di Melrose Place e Starship Troopers (1997) - è da segnalare la presenza di una giovanissima Sydney Sweeney - tra le attrici più lanciate del momento - nel ruolo della figlia da salvare.
Conclusioni
Un detrito di una stazione spaziale russa, schiantatosi nella metropolitana di New York, scatena il panico dopo che nel sottosuolo cominciano ad aggirarsi dei giganteschi ragni contaminati da DNA alieno. Mentre l'esercito intende sfruttare la situazione a proprio vantaggio e nascondere la verità all'opinione pubblica, un uomo cerca di salvare la sua famiglia che si trova in grave pericolo. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Spiders, accompagnato nella sua uscita nelle sale dal suffisso 3D, ci troviamo davanti ad un monster-movie privo di guizzi e autoironia, che si affida a soluzioni prevedibili e deve fare i conti con un budget limitato nella gestione di effetti speciali mai convincenti. Un'operazione che fa rimpiangere classici ben più riusciti, che non spaventa né diverte in un'ora e mezza di noiosa inerzia.
Perché ci piace
- Un paio di battute e situazioni fanno, forse involontariamente, sorridere.
Cosa non va
- Effetti speciali mediocri.
- Un cast poco ispirato alle prese con personaggi caricaturali.
- Sceneggiatura imbarazzante.