C'è un'attesa (quasi) spasmodica per Spider-Man: Across the Spider-Verse, sequel di quello Spider-Man: Un Nuovo Universo che cinque anni fa ha cambiato il concetto di animazione al cinema, creando un nuovo importante precedente per il futuro.
L'hype smisurato non è dovuto solamente a tutto ciò che Bob Persichetti, Peter Ramsey e Rodney Rothman alla regia e Phil Lord e Rodney Rothman alla sceneggiatura erano riusciti a mettere in piedi, ma soprattutto a ciò che verrà e di cui questo seguito porta tutta la responsabilità sulle proprie spalle e su quelle dei nuovi registi Joaquim Dos Santos (La leggenda di Korra), Kemp Powers (Soul) e Justin K. Thompson (Star Wars: Clone Wars e già in Un nuovo universo) da uno script dell'inossidabile duo Lord-Miller.
Proviamo a capire allora insieme perché il presente e il futuro dell'animazione è racchiuso in Spider-Man: Across the Spider-Verse, solo al cinema dal 1° giugno, prodotto da Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures.
L'animazione che è
Gli effetti di Spider-Man: Un Nuovo Universo sull'animazione li abbiamo già visti in questi cinque anni, in cui altri progetti hanno reiventato e in alcuni casi rilanciato le proprie case di produzione. La chiave sta proprio nel reinventarsi, distruggersi e ricomporsi più forti di prima, come succede metaforicamente al giovane protagonista della pellicola.
Reinventare l'animazione, che in quel film vincitore dell'Oscar (meritatissimo) è divenuto più che mai un linguaggio e non un genere, da non indirizzare solamente ad un target più giovane e spensierato. Ne sono una testimonianza i poster promozionali del sequel, uno più sperimentalista e accattivante dell'altro, che testimonia l'enorme lavoro creativo dietro il progetto.
Spider-Man: Across the Spider-Verse diviene così il presente dell'animazione da cui (ri)partire per provare a fare ancora meglio e alzare ulteriormente l'asticella. Non solo sul lato narrativo, dove sono stati riuniti gli Spider-Man da più universi in maniera fresca, avvincente, citazionista e soprattutto inaspettata (prepariamoci a vedere insieme sullo schermo Spider-Man 2099, Spider-Punk, Spider-Woman, Pavitr Prabhakar, Spider-Cat e altri), utilizzando il Multiverso in modo altamente funzionale alla trama e ai personaggi, ognuno con il proprio vissuto e il proprio modo di essere l'amichevole Spider-Man di quartiere.
Ma anche sul piano visivo, il film deve quindi unire nuovamente l'animazione più prettamente fumettistica, con onomatopee e balloon, a quella giapponese degli anime, senza dimenticare le influenze europee, e provando ad aggiungere altra carne al fuoco. Cos'altro potranno mai inventarsi? Sta tutta nella sfida e nella domanda la risposta e la soluzione, nel non aver paura di osare come hanno già dimostrato produttori e animatori dello Spider-Verse.
L'animazione che verrà
A questo punto è d'uopo sottolineare come l'arrivo dei tre nuovi registi (di cui uno aveva già collaborato all'animazione del primo film) dietro la macchina da presa di Spider-Man: Across the Spider-Verse, possa essere un bene per il continuo della saga (che ha già in previsione anche uno spin-off su Spider-Gwen, lo ricordiamo) e quindi sull'animazione che verrà.
Ci aspettiamo infatti che il trio giochi sia su ciò che è stato fatto in precedenza dai colleghi anche nei live action Sony dedicati all'Arrampicamuri, sia sullo stesso Ragnoverso e sui propri precedenti lavorativi, citandoli e mescolandoli, per creare uno spettacolo animato ancora più sensazionale per gli occhi degli spettatori, stimolati da quell'incontro di luci, suoni e animazioni come mai prima. Una sorta di sunto della storia dell'animazione e di ciò che potrebbe portare, proprio come la scena post-credits del primo film con quell'accenno allo Spider-Man 2099 del futuro. Il futuro è proprio la tematica che deve essere dentro e fuori dal film in questo attesissimo sequel, per poter (ri)partire.
Ci aspettiamo anche una regia ancora più dinamica che ci porti dietro e dentro la storia e attraverso i multiversi, come recita il titolo, e una colonna sonora ancora più cool proprio come il protagonista, che troveremo un po' cresciuto all'ultimo anno delle superiori con lo spauracchio del college che si apre. Anche l'avere alla sceneggiatura il dinamico duo Phil Lord e Christopher Miller, che già avevano mostrato di saper scomporre e ricomporre i topoi narrativi nella loro filmografia, potrebbe essere un valore aggiunto per il futuro dell'animazione, partendo dall'assetto narrativo per costruire qualcosa che possa fare scuola ai posteri.
Avendo creato questo importante precedente, Spider-Man: Across the Spider-Verse ora rappresenta quindi il presente e il futuro dell'animazione perché è da qui che bisognerà (ri)partire per riuscire a trasmettere alle persone quanto possa essere un linguaggio potente e non un genere da considerare "minore" e per bambini, e soprattutto gettare nuove basi di mescolanza di tecniche, di scelte registiche, di citazioni e dialoghi per i film d'animazione che verranno.
L'esempio migliore di come bisogna sempre saper rischiare e mettersi in gioco, soprattutto quando parliamo di storie animate che continuano a cambiare davanti e dietro lo schermo, per ottenere risultati davvero stupefacenti come addirittura ricevere un Oscar. Del resto da una grande animazione... derivano grandi responsabilità.