Il 3 maggio 2002 usciva nelle sale americane Spider-Man, primo capitolo della trilogia di Sam Raimi e film che ha cambiato le sorti della Marvel Comics al cinema, trasformando la Casa delle Idee in autentico fenomeno consacrato successivamente dal franchise prodotto in proprio dalla celebre casa editrice. Un lungometraggio che dopo due decenni rimane importante, come dimostrato anche dall'omaggio reso dalla Sony prima con l'animazione (dove alcuni momenti della vita di Peter Parker replicano le inquadrature del film di Raimi) e poi con il crossover multiversale (con Tobey Maguire, Willem Dafoe e Alfred Molina che visitano il Marvel Cinematic Universe). Un'avventura emozionante e spettacolare che vogliamo ricordare in questa sede, passando in rassegna i motivi per cui è stato un autentico spartiacque per il genere.
La "prima" volta per la Marvel
Quando è uscito Spider-Man, la Casa delle Idee era già abbastanza avviata al cinema: tra il 1998 e il 2001 erano usciti due film di Blade e il primo X-Men, accolti discretamente da critica e pubblico. Erano però due progetti distanti dalla concezione odierna del superhero movie: Blade era venduto come vampire movie e si avvaleva dello star power di Wesley Snipes, mentre il film sui mutanti fece molto parlare di sé per la scelta di rappresentare i protagonisti con tenute quasi da motociclista anziché i classici costumi dei fumetti (e per un paio d'anni questa scelta estetica fu replicata nell'universo cartaceo). Il film di Sam Raimi, invece, al netto di alcune modifiche (il look di Green Goblin e i lanciaragnatele organici), abbraccia fin da subito la sua identità di adattamento di un comic book, con una sequenza dei titoli di testa che con il senno di poi era una dichiarazione d'intenti: è infatti la prima volta che, oltre al logo della major coinvolta nella realizzazione (in questo caso Sony/Columbia), appariva anche quello della Marvel.
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Un debutto che si rifletteva anche nella storia raccontata, modello da seguire ancora oggi per certi versi: come dichiarato da Joss Whedon nel 2012 quando è arrivato in sala The Avengers, è a Raimi (e Christopher Nolan) che dobbiamo la struttura moderna della origin story dell'eroe sullo schermo, una formula che mancava all'appello dai tempi del Superman del 1978 (Batman inizia con l'eroe già in attività da un po', e lo stesso vale per Blade e gli X-Men) e che è poi stata applicata alla maggior parte degli eroi Marvel e DC visti al cinema dal 2002 a oggi. I vari Tony Stark, Hal Jordan, Billy Batson, Carol Danvers e compagnia bella sono tutti figli di questa scelta narrativa di Raimi e dei suoi collaboratori, che hanno trasposto la vicenda di Peter Parker quasi come se fosse uscita direttamente da quel mitico numero 15 di Amazing Fantasy, dove nel 1962 assistemmo per la prima volta alle avventure di un giovane morso da un ragno radioattivo.
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Eroe da record
Oggi si dà per scontato che i supereroi al cinema incassino, ma nel 2002 era tutt'altro che automatico, e anche i film che andavano bene al botteghino non si avvicinavano neanche lontanamente alle cifre di Jurassic Park, Star Wars ep. I - La minaccia fantasma e Il signore degli anelli - La compagnia dell'anello, per citare solo tre esempi. Poi è arrivato Peter Parker: il suo debutto cinematografico è stato il primo lungometraggio in assoluto a incassare 100 milioni di dollari nel primo weekend di programmazione nelle sale statunitensi, e ha chiuso la corsa mondiale con oltre 800 milioni, traguardo irraggiungibile per qualsiasi altro lungometraggio a tema supereroistico fino al 2008. Non per nulla per anni si è parlato di Spider-Man money come ambizione massima per i suoi colleghi sullo schermo, e in televisione è diventato un vero e proprio tormentone quando una versione fittizia di Aquaman diretta da James Cameron diventa l'unico film in grado di battere quel record (in un weekend dove mezzo continente nordamericano ha le sale fuori uso a causa di un blackout).
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Un regista fuori dal comune
A Tim Burton e Bryan Singer dei fumetti importava poco o nulla, e in più punti si notava. A fare la differenza è stato Sam Raimi, che ha inseguito tenacemente il progetto (anche se la Sony inizialmente non voleva neanche considerarlo, poiché poco appetibile sul piano commerciale), spinto dal suo amore viscerale e sempiterno per Peter Parker (e adesso, guarda caso, torna nelle sale con il suo altro beniamino Marvel, Doctor Strange). Ogni inquadratura trasuda passione per la materia prima, e da lì è nato il filone che continua ancora oggi, con registi che si avvicinano a questi lungometraggi proprio perché hanno sempre avuto un debole per i personaggi coinvolti. Zack Snyder, Kenneth Branagh, James Gunn, Peyton Reed, sono solo alcuni degli eredi di Raimi, i nerd che hanno conquistato Hollywood facendoci capire perché il supereroe è un archetipo che non morirà mai. E nell'era moderna, tutto ciò ha avuto inizio con un amichevole Uomo Ragno di quartiere.