Una storia è tanto più riuscita quanto è ben scritto l'antagonista: e in Speravo de morì prima se l'eroe è Francesco Totti, il "villain" è Luciano Spalletti. Prima amico e grande sostenitore del numero 10 della Roma, al secondo incarico come allenatore della squadra tutto cambia: i rapporti si fanno tesi, volano frecciatine in conferenza stampa e dichiarazioni scomode.
La serie originale Sky (i cui primi due episodi sono stati visti da 1milione 100mila spettatori) ritrae i due proprio nel momento di tensione, all'epoca delle ultime due stagioni di Totti con la maglia giallorossa. A interpretare Spalletti è Gianmarco Tognazzi: grande lavoro sulla voce e sul corpo, sembra davvero di vedere l'allenatore.
Non era però la somiglianza il primo pensiero dell'attore: cercare soltanto quello nella serie scritta da Stefano Bises e diretta da Luca Ribuoli è rimanere in superficie. I sei episodi di Speravo de morì prima sono molto più ambiziosi. Ne abbiamo parlato proprio con Tognazzi in collegamento web. E una cosa è sicura: vederlo in scena insieme a Pietro Castellitto, che interpreta Francesco Totti, è un piacere.
La video intervista a Gianmarco Tognazzi
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Spalletti vs Totti: il racconto di un disagio
Per esigenza di racconto Spalletti è l'antagonista di Speravo de morì prima. Gianmarco Tognazzi non è d'accordo però con questa definizione: "È una sorta di antagonista, ma non è una cosa creata ad arte. Ci sono delle cose che abbiamo vissuto per due anni. Sono state, secondo me, raccontate in maniera autobiografica e molto generosa da Totti dal suo punto di vista nel libro scritto con Paolo Condò. Dal libro si è tratta una serie che, secondo me, si concentra non tanto sui dettagli, sui contrasti, ma sui rapporti interpersonali. C'è chiaramente anche la ricostruzione cronologica di quello che è successo, ma il bello di questa fiction sia proprio il poter vivere l'anima di questi personaggi attraverso le loro sensazioni. Per quanto riguarda Spalletti la cosa che mi premeva di più, ed è un po' un paradosso sia per me che per lui, erano i silenzi attraverso cui far uscire anche il disagio con cui si è trovato a gestire questa situazione. Anche nel malinteso e nella non comprensione tra lui e Totti rispetto a quella che era stata invece la loro prima esperienza insieme. Parliamo di un amore forse prima corrisposto e poi non corrisposto. Sicuramente di un rapporto molto forte, molto intenso."
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Gianmarco Tognazzi: trovare la fisicità di Luciano Spalletti
Se si chiudono gli occhi sembra di sentire la voce del vero Spalletti, ma il lavoro più interessante è quello fatto da Tognazzi sul corpo. Gli atteggiamenti, il modo di guardare: "Ho lavorato su una musicalità" ci ha detto l'attore, proseguendo: "tutti abbiamo una musicalità nel nostro modo di parlare. La sua è anche abbastanza identificabile, quindi mi sono immerso in quella che volevo non fosse un'imitazione ma mi venisse in qualche modo naturale. Ancora oggi a distanza vedo che, se voglio, ritrovo esattamente quelle cose su cui lui appoggia. Trovando quel ritmo già hai fatto un passo. Le somiglianze, quanto sei uguale, queste cose che ho sentito dire come se fosse l'unica preoccupazione del tifoso della Roma di quanto Totti assomigli a Totti mi permetto di dire che non la capisco. È proprio stare sulla superficie e non andare invece in profondità di quello che, secondo me, nella sua leggerezza questa serie racconta. Ovvero i rapporti interpersonali. Su Spalletti è chiaro che c'è una postura, c'è un modo di porsi, c'è un modo di stare. Spalletti è anche molto imponente fisicamente. C'era un lavoro da fare su quello che era il segno da lasciare del personaggio e poi però la cosa che mi premeva di più, al di là delle battute, era quello che c'è dietro quelle parole. Che possono essere dette in un modo ma nascondere un'amarezza, una difficoltà. Nascondere forse anche una bugia. Non è importante. Quello che volevo metterci io era un disagio."
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Gianmarco Tognazzi: milanista, ma l'addio di Totti è stato sofferto
Speravo de morì prima è anche il racconto di un'ossessione. Il protagonista è costretto a lasciare la cosa che ama di più. Lasciar andare qualcosa che sognavi fin da bambino non è facile: "Ho amato e amo Totti. Lo dissi già quindici anni fa che avrei voluto fare un film con lui e con Gattuso, quando li vidi fare una pubblicità insieme. Li ritengo due attori straordinari di commedia. Ho la fortuna di conoscere Rino, ho conosciuto Francesco anni fa: mi fa una simpatia istintiva da sempre. È stato un campione straordinario e capisco il dolore di dover lasciare quello che è stato il tuo sogno di bambino. Ho vissuto l'addio al calcio di Totti in lacrime, come se fossi un tifoso della Roma, anche se sono un tifoso marcio del Milan. Sono forse uno dei pochi che ha sperato che non accettasse la corte di Berlusconi perché penso che le bandiere debbano rimanere l'identità di una squadra. Rispetto questa cosa, quindi ho capito perfettamente la sofferenza da parte sua di lasciare il calcio. Secondo me la sofferenza di lasciare il calcio l'ha capita anche Spalletti, ma Spalletti era di fronte a un problema anche più grosso, cioè gestire anche un gruppo. Ha dovuto fare delle scelte, probabilmente impopolari, in alcuni casi forse sbagliando il modo, sbagliando delle cose, entrando forse anche lui in confusione. Sai meglio di me e lo dico da romano: a noi sta bene sempre il contrario di quello che uno fa. Quindi qualsiasi cosa Spalletti facesse in quel momento comunque lo si accusava di aver sbagliato. Ecco perché secondo me il disagio è stato il filo conduttore sul quale ho pensato liberamente di lavorare."