In principio fu la biografia Un capitano, scritta da Francesco Totti insieme a Paolo Condò. Lo sceneggiatore Stefano Bises e il regista Luca Ribuoli per raccontare gli ultimi due anni del capitano della Roma con la sua strada sono andati oltre. In sei episodi, Speravo de morì prima, disponibile su Sky e Now TV, cerca di catturare l'essenza del calciatore.
A interpretare Francesco Totti è Pietro Castellitto. Ilary Blasi è Greta Scarano. Luciano Spalletti invece, due volte allenatore della Roma, è un implacabile Gianmarco Tognazzi. Speravo de morì prima è la storia di un calciatore, come ha detto lo stesso Capitano nel suo discorso di addio, che a 40 anni è stato costretto a diventare uomo. Un uomo con un dono e un'ossessione.
Per raccontarla Bises e Ribuoli hanno giocato con i generi, con il senso dell'umorismo, costruendo un prodotto dai dialoghi brillanti, molto originale per il panorama seriale italiano. Ne abbiamo parlato proprio con gli autori, raggiunti in collegamento web.
La video ntervista a Stefano Bises e Luca Ribuoli
Speravo de morì prima, la recensione della serie su Francesco Totti: uno, nessuno e centomila Totti
Francesco Totti come Rocky sulle scale del Campidoglio
Siete consapevoli che la scena di Totti come Rocky sulla scalinata del Campidoglio la vorremo fare tutti? Come vi è venuta in mente?
Stefano Bises: Avrei sempre voluto farlo io! Ecco perché ce l'ho messa. È una scena che proprio nell'immaginario di tutti: simboleggia uno che ce la può fare.
Luca Ribuoli: Dici che sarà cult? Speriamo! È stato molto divertente: abbiamo coinvolto tante persone. Faticoso, perché era una giornata caldissima. Le location di Roma, Campidoglio, Tetro Marcello, sono molto suggestive. È stato uno dei bei momenti della serie. Una corsa, abbiamo dovuto fare diversi ciak per riuscire a chiuderla. Doveva correre anche se era molto caldo. Pietro ha fatto una preparazione per tonificarsi, per rendersi più grosso, perché lui non è uno sportivo che si allena tutti i giorni come lo sono dei calciatori professionisti. La sua preparazione quindi è stata più muscolare, invece in quella scena ci voleva il fiato. Poi a 37°!
Le battute di Speravo de morì prima
Ci sono delle battute geniali nella serie come 'Lippi Paul Newman di Viareggio', oppure 'la pasta 50 grammi manco se coce': come vi sono venute? Vengono proprio da Totti?
S.B.: Il Paul Newman di Viareggio l'abbiamo scritta perché da qualche parte l'abbiamo sentita. Alcune battute sono molto romane, vengono spontanee e comunque appartengono a Francesco: anche se non le ha dette avrebbe potuto tranquillamente dirle. Abbiamo passato del tempo con Francesco e con la mamma quindi diverse cose le abbiamo assimilate. Ovviamente c'è il libro di base, ma poi quando devi scrivere le scene devi fatalmente inventare, cercando di essere verosimile, realistico, dimenticando che sei scrittore. Devi far parlare con la persona in modo credibile. Sì è credibile e fa ridere è integralmente Francesco, che è uno che parla e fa ridere.
Spalletti: il villain di Speravo de morì prima
Questa serie sembra quasi un racconto epico: in un racconto del genere più il villain è riuscito, più risalta anche l'eroe. Come è stato scrivere il villain Spalletti?
S.B.: Sapevamo di andare a toccare un nervo scoperto. Non solo per le tifoserie, che a tratti si sono anche divise: c'è chi ha dato ragione a Totti, chi a Spalletti. Ma anche perché noi non volevamo rendere Spalletti un cattivo integrale: non abbiamo pensato mai che questa sia una storia di buoni e cattivi. È una strana storia d'amore che ha vissuto una sua fase idilliaca E poi a un certo punto per un tradimento, vero o presunto, ha preso una piega tragica. Ci siamo permessi di spingere su Spalletti perché Spalletti non è il vero nemico, il vero nemico è il tempo. Dietro Spalletti c'è il tempo e quello non fa sconti, anche se con Francesco è stato generoso.
Speravo de morì prima è anche la storia di un'ossessione
Questa è anche una storia di ossessione: per Cassano nella serie al di fuori del calcio c'è un mondo, per Totti invece no. Condividi con lui questa ossessione per te magari può essere quella del cinema?
L.R.: Credo di averlo detto sul set: ho detto agli attori immaginate cosa significherebbe per voi non poter più recitare. O per me girare un film o una serie. Quell'ossessione lì sappiamo bene da cosa è nutrita e caratterizzata. Ci ha accompagnato per cercare di capire che cosa provava Francesco.
Speravo de morì prima e i camei di romanisti famosi
Mi sembra evidente che ci sia stata la volontà da parte di romanisti famosi, come Paolo Calabresi e Ricky Memphis, di partecipare alla serie. Come è nata questa idea?
S.B.: C'era tutta una serie di ruoli che abbiamo pensato sarebbe stato bello far interpretare ad attori romanisti. Sapevamo di avere un ferramenta, più avanti nella serie c'è un altro prete assolutamente sorprendente: tutta una serie di personaggi che volevamo fossero interpretati da icone della romanità. Memphis ferramenta mi faceva molto ridere: ha quella precisione implacabile che hanno i ferramenta. Quella precisione per cui ti fanno sentire sempre inadeguato. Anche se sai tutto di bricolage e lui era perfetto per quel ruolo.
Speravo de morì prima e il gioco con i generi
Si spazia anche molto con i generi: si va da Rocky, a thriller psicologico alla David Lynch, a scene quasi horror, fino a Sergio Leone. Perché questo gioco con i generi?
L.R.: Avevo da subito in mente l'idea di fare un film pop, un film veloce, rapido, non c'è una trama drammatica quindi nella leggerezza bisognava essere efficaci. La sceneggiatura era molto precisa quindi io non ho fatto altro che estendere la tela di gioco e di sguardo. Le referenze le ho scelte dal mio immaginario, anche perché non ci sono tanti precedenti di film o serie su un calciatore contemporaneo. Quindi ho spinto i miei collaboratori a essere liberi, a trovare una nostra strada. Quello è stato l'aspetto più avvincente.
Speravo de morì prima, Pietro Castellitto è Totti: "Come Rocky sulla scalinata del Campidoglio!"
Speravo de morì prima e il lato più intimo di Francesco Totti
La serie si sofferma anche su dettagli molto precisi: Totti che si mangia le unghie che gioca a carte. Da dove vengono?
S.B.: Francesco è davvero uno che ama giocare a carte e non gli piace perdere. Non piace a nessuno, ma a lui in modo particolare. Questa cosa delle unghie appartiene al personaggio: penso si capisca, Francesco non è uno che parla volentieri di sé, dei suoi sentimenti. Però da qualche parte gli stati d'animo escono: nel suo caso attraverso questo tic di mangiarsi le unghie. È una persona di poche parole che si esprime nei gesti. Stando con lui te ne accorgi.