Con Si alza il vento, suo undicesimo lungometraggio da regista, il maestro Hayao Miyazaki si congeda dal suo pubblico, ritirandosi dietro le quinte dello Studio Ghibli. Studio che, proprio a causa del ritiro del suo nome più importante, ha annunciando una pausa nella produzione di nuovi film per una riorganizzazione interna.
A latere, va ricordato che nel 2013 è uscito anche La Principessa Splendente (Kaguya-hime no Monogatari) che sarà, con tutta probabilità, l'ultimo film del co-fondatore dello Studio Ghibli, Isao Takahata (classe 1935). Ci ritroviamo quindi alla fine di un'epoca irripetibile per l'animazione giapponese, un passaggio di consegne che non sappiamo quali risultati potrà dare. Pertanto, ci sembra doveroso ripercorrere e celebrare la carriera di Miyazaki, dagli esordi fino al successo planetario.
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Il volo, i manga, il disegno
Miyazaki Hayao nasce a Bunkyo, un distretto di Tokyo, il 5 gennaio 1941, in piena Seconda Guerra Mondiale. Suo padre Katzuji era ingegnere aeronautico e direttore della Miyazaki Airplane che, durante la guerra, fabbricava Mitsubishi A6M, i caccia utilizzati dall'esercito giapponese. I primi anni sono stati quindi segnati dalla guerra: Miyazaki racconterà che uno dei primi ricordi è un raid aereo notturno che incendiò, nel luglio 1945, Utsunomiya, il paese dove era evacuato. Il futuro regista si renderà conto che la sua infanzia era stata abbastanza confortevole poiché la famiglia si arricchiva grazie all'industria bellica e, probabilmente, il suo antimilitarismo si è coagulato a partire da questo atavico senso di colpa: nondimeno, crescere vicino a una fabbrica di aerei, vedendo concretizzarsi il sogno dell'uomo, quello di poter volare, marchia a fuoco l'immaginario del ragazzo.
A guerra finita, la famiglia Miyazaki torna lentamente alla normalità, anche se Hayao passerà gli anni dell'infanzia lontano dalla madre, affetta dal Morbo di Pott (una forma di tubercolosi che colpisce la colonna vertebrale) e ricoverata in sanatorio dal 1947 al 1955. Negli anni Cinquanta, il piccolo Miyazaki diviene un avido lettore di manga e desidera diventarne autore, come il suo mito Osamu Tezuka: successivamente, il giovane disegnatore distruggerà i suoi primi tentativi da mangake, considerandoli delle mediocri scopiazzature dell'opera di Tezuka. In un'intervista dichiarerà che la visione de La leggenda del serpente bianco (1958), primo film d'animazione giapponese a colori diretto da Taiji Yabushita, lo sconvolse e lo fece innamorare dell'eroina della pellicola, convincendolo definitivamente di quale fosse la sua strada. Così continua gli studi, coltivando in parallelo la sua passione, finché, nel 1963, non si laurea in Scienze politiche ed economiche all'università di Gakushuin: Miyazaki è ora un giovane di 22 anni in cerca di impiego.
La gavetta alla Toei Animation
Il pubblico occidentale ha familiarizzato con Miyazaki quando egli era già un maestro riconosciuto in Giappone e poteva vantare un culto personalistico degno di pochi autori nel panorama internazionale. Ma nell'aprile del 1963, il giovane Hayao doveva accontentarsi del lavoro di intercalatore (o inbetweener) alla Toei Animation che, dopo il successo della Leggenda del serpente bianco, era in un momento di forte espansione produttiva e aveva bisogno di nuovi collaboratori: come tutti gli aspiranti animatori, anche Miyazaki ha iniziato dal basso, cioè disegnando le tavole che creavano l'illusione del movimento tra i fotogrammi fondamentali di un'immagine animata. Svolgendo tale mansione ottiene il primo riconoscimento del suo lavoro: durante la lavorazione di Gulliver's Travels Beyond the Moon (1965), suggerisce un nuovo finale che viene sostituito a quello presente nella sceneggiatura originale. Miyazaki era a quel punto già entrato nel giro che ruotava intorno alla figura autorevole di Yasuo Ōtsuka in un momento di grandi proteste sindacali, causate dagli orari massacranti imposti dalla Toei, che non retribuiva gli straordinari ai suoi dipendenti. Per andare incontro ad alcune richieste, lo studio dà il via a una nuova produzione rimettendosi alle scelte di Ōtsuka, il quale decide di far esordire alla regia il suo protégé, Isao Takahata.
Da direttore dell'animazione si fa affiancare dal suo maestro Yasuji Mori e dal giovane Miyazaki, che si occupa dei fondali. La lavorazione de La grande avventura del piccolo principe Valiant (titolo italiano fuorviante, poiché la traduzione letterale sarebbe "Il principe del sole - La grande avventura di Horus") dura tre anni, invece degli otto mesi pattuiti, e i costi di produzione raddoppiano: quando la pellicola viene distribuita, nel 1968, si rivela un successo di critica ma un flop commerciale. L'ambizione di Takahata e di Ōtsuka era quella di smarcarsi dai diktat della dirigenza che voleva confezionare solo prodotti diretti a un pubblico infantile, realizzando un film d'animazione con temi adulti e tecniche innovative: l'opera è ad oggi considerata una pietra angolare nella storia dell'anime. L'insuccesso al botteghino e il ritiro della pellicola dalle sale comporta la fine del rapporto lavorativo di Ōtsuka con la Toei e, nel giro di un anno, il senpai emigra alla A Production, presto seguito da Takahata. Nel frattempo Miyazaki ottiene mansioni di maggior rilievo nelle successive produzioni Toei, come ne Il gatto con gli stivali (1969), di cui illustra anche il manga promozionale, e partecipa in diversi ruoli a Gli allegri pirati dell'isola del tesoro (1971) e Ali Babà e i 40 ladroni (1971), facendo da animatore chiave e lavorando come character designer, autore dei fondali e consulente alla sceneggiatura.
Gli anni 70 e il sodalizio con Isao Takahata
Nel 1971 anche Miyazaki lascia la Toei per approdare alla A Production, dove insieme all'amico Takahata dirige 14 episodi della prima serie di Lupin III, sotto la supervisione del senpai Ōtsuka. Proprio con Takahata, Miyazaki condivide la passione per "Pippi calzelunghe" e il desiderio di trarne un anime: i due volano in Svezia per incontrare Astrid Lindgren e per mostrarle anche gli storyboard preparati da Hayao; tuttavia l'autrice non concede loro il permesso per sviluppare il progetto, costringendoli a interrompere bruscamente la pre-produzione. Tra il 1972 e il 1973, Miyazaki scrive e disegna i due episodi di Panda! Go, Panda!, la cui regia è firmata da Takahata. Nel 1974 i due vanno a lavorare alla Zuiyo Enterprises che progetta la trasposizione di vari romanzi per l'infanzia della letteratura occidentale in serie d'animazione (poi note come "World Masterpiece Theater"): uno dei precursori di questa serie è Heidi (1974), diretta da Takahata e con Miyazaki nel ruolo di disegnatore dei fondali e collaboratore alla sceneggiatura.
Nel 1975 la Zuiyo Enterprises si scinde per fare fronte a dei guai finanziari e lo staff creativo converge nella Nippon Animation; in seno a questo studio l'allora trentaquattrenne animatore inizia a meditare su un'opera curata in prima persona. L'idea si concretizzerà nel 1978 con Conan ragazzo del futuro, tratto dal romanzo di Alexander Key, una mini-serie di 26 episodi di cui segue tutte le fasi di lavorazione, dalla sceneggiatura alla regia passando per il character design, coadiuvato sia da Takahata che da Ōtsuka. Ambientato in un futuro post-apocalittico, in Conan emergono in maniera preponderante alcune delle tematiche cardine del successivo cinema miyazakiano: il pacifismo, l'ambientalismo, lo scontro di mentalità (e di civiltà) tra una più a contatto con la natura e un'altra corrotta dal denaro e dal dissennato sviluppo tecnologico - simboleggiato dall'avversario di Conan e di Lana, Repka, leader della città-stato Indastria.
Sebbene oggi sia considerata una serie cult da tutti gli appassionati di anime, all'epoca della sua prima messa in onda ebbe scarsa risonanza e bassi ascolti, venendo rivalutata solo grazie alle repliche. Nello stesso anno entra in produzione Anna dei capelli rossi, ad opera di Takahata, ma Miyazaki lascia la Nippon Animation abbandonando il progetto: viene infatti chiamato dal senpai Ōtsuka alla TMS Entertainment per dirigere Lupin III: Il castello di Cagliostro (1979), il suo esordio da regista in un lungometraggio. Subito dopo, inizia la singolare co-produzione tra l'italiana RAI e la giapponese Tokyo Movie Shinsha per Il fiuto di Sherlock Holmes di cui il regista dirigerà sei episodi, collaborando con Marco e Gi Pagot, ma per motivi legati ai diritti sul personaggio di Conan Doyle la serie verrà completata solo nel 1984, cavalcando l'onda di Nausicaa della valle del vento.
Nausicaä e la fondazione dello Studio Ghibli
Nel 1982 Miyazaki inizia la pubblicazione di un manga presso la Animage, si tratta di Nausicaä della Valle del vento che ottiene un immediato riscontro nei lettori, tanto che il direttore della compagnia gli chiede di trarne un film. L'anime entra in pre-produzione nel 1983 alle condizioni dettate da Miyazaki: egli si sarebbe dedicato interamente al film, interrompendo la pubblicazione del manga (che si sarebbe conclusa nel 1994), e l'avrebbe anche diretto. Per avere ancora più controllo sulla sua opera, l'artista coinvolge l'amico Takahata come produttore esecutivo e insieme scelgono un piccolo ma valido studio di animazione, la Topcraft. Miyazaki si lancia in quest'avventurosa produzione potendo contare su una sceneggiatura incompleta (del manga erano usciti solo le prime sedici puntate), su una ventina di animatori e su un tempo di lavorazione insufficiente, considerate le ambizioni del progetto; ciononostante, dopo nove mesi il film è pronto per essere distribuito in sala, rivelandosi un piccolo fenomeno al box office.
Nausicaä è l'eroina della storia, e porta con sé i tratti di coraggio e indipendenza delle future protagoniste miyazakiane; l'ambientazione è quella dello steampunk, un mondo post-apocalittico illustrato con caratteristiche simili al Medioevo, causato da una guerra termonucleare avvenuta mille anni prima; al contrario della regina di Tolmechia, Kushana, Nausicaä non vuole dominare la Natura ma comprenderla e cercare una via di pace, anche a costo della vita. Nausicaä della Valle del vento è la prima grande opera miyazakiana che propone non solo una maniacale cura nella resa visiva degli scenari, ma anche l'approfondimento psicologico dei personaggi, i quali si dimostrano sfaccettati e non facilmente catalogabili in "buoni" e "cattivi", sempre in movimento (tra terra e cielo) in una narrazione complessa e dal respiro epico - respiro epico potenziato dalla colonna sonora di Joe Hisaishi, da qui in poi collaboratore di fiducia del regista.
Siamo di fronte a un film spartiacque, fondamentale sia per lo sviluppo dell'anime, sia per la carriera del suo autore. Dopo tale successo, Miyazaki e Takahata possono finalmente coronare il sogno di fondare uno studio di animazione indipendente che si dedichi a progetti più maturi, mantenendo un'elevata qualità tecnica. E il 15 giugno 1985 nasce ufficialmente lo Studio Ghibli (il nome proviene dal Caproni Ca.309 Ghibli, un bombardiere leggero dell'aeronautica italiana), destinato a rivoluzionare l'animazione, influenzandone lo sviluppo sia in Giappone che negli Stati Uniti - è risaputo che John Lasseter ha costruito la Pixar sul modello "ghibliano".
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