Spaceman, la recensione: Adam Sandler, un ragno e un poetico film sci-fi

La recensione di Spaceman: il film di Johan Renck? Un'emozione inaspettata, tra poesia, fantascienza e rivelazioni filosofiche. Protagonisti, Adam Sandler e Carey Mulligan. In streaming su Netflix dal 1 marzo.

Spaceman, la recensione: Adam Sandler, un ragno e un poetico film sci-fi

C'è un elemento, tra i molti, che più colpisce. Spaceman, diretto da Johan Renck, adatta la regia alla sceneggiatura. Sembra scontato, eppure non sempre una messa in scena si lega con la storia raccontata, creando uno squilibrio tonale che inficia negativamente sul film. Dall'inizio alla fine, affrontando temi altissimi, illuminando un tracciato di filosofica fantascienza, Renck tiene invece in risalto la forza della narrazione grazie ad uno stile che rispecchia le emozioni dei protagonisti. E dentro c'è un po' di tutto: rabbia, paura, ansia, stupore, rammarico. Ai confini dell'universo, e oltre. La solitudine come pretesto, l'egoismo come smania umana, che rende ciechi, assuefatti. L'amore che, però, fa il giro. Largo, larghissimo, ma che arriva, annullando lo spazio e il tempo, le basi di una scienza (anche cinematografica) che vengono risaltate dal bravo Joanh Renck, che per Spaceman si è ispirato al romanzo sci-fi del ceco Jaroslav Kalfař, Spaceman of Bohemia.

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Spaceman: Adam Sandler nel film

Su Netflix dal 1 marzo, Spaceman unisce Robinson Crusoe a Jules Verne, ammiccando a Milan Kundera, per il cuore cecoslovacco che l'opera possiede - anche se inevitabilmente americanizzata - tra poesia e folgorazione. In questo senso, c'è una sensibilità fantascientifica lontana anni luce da quella più sfarzosa, fermandosi sui silenzi e sui rumori (il film ha uno splendido sound design), sugli occhi (tanti occhi) che si incrociano da qualche parte lassù, in un Cosmo misterioso e rivelatorio, dove la strada di casa è lastricata da stelle morenti e particelle luminose, in un danza di immagini e parole che colpiscono dritte al cuore.

Spaceman, la trama: un ragno per amico (ai confini dell'universo)

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Spaceman: Adam Sandler nel film Netflix

Del resto, vedere Spaceman, ci riporta indietro nel tempo, a quando la fantascienza analogica scavava nei nostri sogni. I libri dell'Urania, tra Ballard e Asimov; la fantascienza in VHS degli Anni Ottanta e Novanta (guardando anche ad X-Files), e ancora i film in Technicolor degli Anni Cinquanta, tra Richard Fleischer e Jack Arnold. Perché, al centro del film, c'è un cosmonauta, figura emblematica per il cinema e per la letteratura. Il mito della frontiere, distante una galassia intera. Il protagonista è Jakub Procházka (interpretato da Adam Sandler, che grazie a Netflix sta ratificando la sua seconda, splendida carriera), astrofisico che accetta una missione di otto mesi, in solitaria. La prima missione indipendente della Repubblica Ceca, ancora segnata dalla Rivoluzione di Velluto (come è segnato Jakub, con un padre spia per il Partito Comunista).

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Spaceman: il ragno Hanus doppiato in originale da Paul Dano

L'obbiettivo, per Jakub, è esplorare e attraversare una nuvola di polvere intergalattica, chiamata Chopra. Sulla terra, però, il cosmonauta lascia sua moglie Lenka (Carey Mulligan), incinta. Il rapporto tra i due, complice lo stress della missione, inizia a rompersi, mentre Lenka non risponde più alle chiamate intergalattiche di Jakub. Ridotto "pelle ed ossa", ma con una missione da portare avanti, Jakub, si ritrova da solo, nel nulla. Almeno fino a quando nell'astronave entra un enorme alieno dalle sembianze aracnoidi. Un ragno gigante, senziente, che parla la lingua degli umani (in originale doppiato da Paul Dano). L'ultimo della sua specie, dirà, in un lungo confronto con Jakub, che lo chiamerà Hanuš. Un confronto catartico per Jakub, che grazie al ragno Hanuš, dalla parlata forbita e poetica, capirà che l'unico posto in cui deve stare davvero è al fianco di Lenka.

Poesia, dolcezza, sensibilità

Come detto in apertura di recensione, Spaceman è un film di regia e di sceneggiatura. Johan Renck, che aveva diretto la serie HBO Chernobyl, lascia andare la macchina da presa in base alla fluttuazione anti-gravitazionale all'interno della cabina pressurizzata. Non c'è un fulcro stabilito, non c'è un piano d'appoggio (e l'ottima colonna sonora di Max Richter percorre proprio questa traccia). Seguiamo Jakub e Hanuš in base all'alterazione della gravità (ma il ragno è saldamente attaccato alla nave), sospesi come sono sospese le emozioni del protagonista, tornate a respirare nel momento in cui conosce l'alieno, avvezzo alle abitudini umane (rivelandosi ghiotto di crema alla nocciola), pur non comprendendo la paura degli umani stessi per la verità, e non comprendendo le promesse puntualmente infrante.

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Spaceman: Adam Sandler e Carey Mulligan nel film

In una forse basica ma riuscita filosofia, il ragno diventa l'emblema dell'empatia ritrovata, delineando un confine emotivo che si espande oltre Giove, oltre l'incubo e oltre il sogno ("entrambi fondamentali", dirà). Addirittura, oltre la premessa fantascientifica, comunque fondamentale in Spaceman, sia nell'estetica che nella sostanza. Sotto, nella sintassi drammatica eppure dolcissima (in qualche modo riassunta nella tragicità di Hanuš), Spaceman si rivela allora un film sulla paternità, sulla paura di affrontare la vita, sulla solitudine come auto-punizione (il libro è del 2017, ma il film è frutto di una precisa narrativa post-Pandemia), e sull'apertura (come dimostra la scena finale) verso sé stessi e verso gli altri. E se Spaceman è stata una bella emozione (probabilmente inaspettata, e per questo ancora più significativa), il segreto dell'universo potrebbe essere è tutto qui, coinciso e strutturato nell'amore assoluto. Né passato, né futuro. Tutto è principio e tutto è fine. Alle soglie del Creato, con lo sguardo, finalmente, rivolto verso casa.

Conclusioni

La bravura ritrovata di Adam Sandler, ma anche il pretesto sci-fi, che si presta ad una lettura analogica e poetica. Come scritto nella recensione di Spaceman, il film Netflix riprende l'archetipo fantascientifico tipico degli Anni Cinquanta, ammiccando poi a X-Files e Robinson Cruose. Una folgorazione emotiva forse inaspettata, e proprio per questo ancora più riuscita.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.3/5

Perché ci piace

  • La bravura di Adam Sandler.
  • La regia.
  • Il ragno, filosofico e poetico.
  • Il tono drammatico, eppure dolcissimo.

Cosa non va

  • Potrebbe essere troppo semplicistico.