Arriva in prima serata su Rai 1 una serie tanto ambiziosa quanto complicata da realizzare. Sopravvissuti è una coproduzione Rai Fiction, RodeoDrive, FranceTélévisions, Cinétévé e ZDFneo, frutto quindi di una collaborazione internazionale, con un cast diviso tra Italia, Francia e Germania pensato proprio per abbracciare il maggior pubblico possibile, puntando così ad un mercato estero che ha visto negli ultimi anni aumentare le produzioni sia in numero che in qualità. Va detto che questa fiction non si è rivelata di difficile realizzazione solo per l'enorme sforzo produttivo impiegato, ma anche e soprattutto per le difficoltà tecniche di raccontare una storia divisa tra un presente complesso e un passato traumatico, una vicenda che si svolge per buona parte del tempo su una barca in mezzo al mare, mezzo che si è scelto di ricostruire per intero all'interno di un teatro al fine di consentire così di girare a terra le scene più complesse.
Protagonisti indiscussi sono i naufraghi della Arianna, una barca a vela salpata dal porto di Genova per effettuare un viaggio il cui ricavato andrà in beneficenza. In dodici salgono sulla barca, solo in sei, un anno dopo, vengono ritrovati vivi, stremati e alla deriva. I sopravvissuti non saranno mai più gli stessi e alle difficoltà di tornare ad una vita normale si aggiungeranno quelle provocate da segreti inconfessabili, echi di eventi estremi che non sono disposti a raccontare nemmeno a quei familiari che li hanno aspettati per mesi senza perdere la speranza di riabbracciarli.
Le ispirazioni della serie
L'operazione tentata con Sopravvissuti sembra poggiare le basi su serie che a tutti gli effetti sono entrate nella storia della tv, prima tra tutte Lost. Anche guardando il poster della fiction, molto simile nella grafica a quello che presentava nel lontano 2004 la creazione di J.J. Abrams, Damon Lindelof e Jeffrey Lieber, ci risulta impossibile non fare l'ovvio paragone. Lino Guanciale stesso, interprete di uno dei protagonisti di questo lavoro corale, ha ammesso che per la produzione si è tentato di alzare l'asticella della qualità ispirandosi a grandi cult della serialità: "Di sicuro ci si è presi la responsabilità di rientrare in quell'asticella così tanto alzata dai competitor. La qualità si è alzata sia dal punto di vista produttivo che della scrittura, lo sforzo è competere quindi con racconti così ambiziosi come Lost e Homeland che raccontano di un profondo cambiamento, di una vertigine interiore profondissima. È lì che vanno cercati i riferimenti di questa serie."
L'attore ha poi sottolineato l'impegno profuso per rendere al massimo in una produzione così grande: "È stata un'avventura appassionante. Questa è una serie in cui lo spettatore si chiederà spesso come siano state girate delle scene. Volevamo restituire a chi guarda il senso di meraviglia che dovrebbe esserci sempre. Quando sei chiamato ad un progetto così ambizioso, allora pensi che lo devi fare bene, che ti devi impegnare al massimo."
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Un viaggio allegorico nella tempesta
È stato di Carmine Elia, regista della serie, il compito di tenere insieme, amalgamare e coordinare tutte le maestranze in gioco :"Quante cose sono cambiate con la pandemia all'interno di noi. Questi personaggi fanno un viaggio allegorico nella tempesta dove la menzogna diventa un mezzo necessario per sopravvivere ad una realtà dolorosa. Tutta la sinergia di scenografie e fotografia è stato un lavoro interamente italiano fatto da competenze di alto livello. Inoltre ho potuto scegliere degli attori incredibili e tutti loro mi hanno permesso di fare un saltino in più dal punto di vista della qualità." Raccontando qualche aneddoto dal set, Elia ha sottolineato come sia stato comunque impegnativo girare in uno studio dove l'Arianna è stata ricostruita nei minimi dettagli: "In mare ho girato pochissimo, ma è stata ancor più una sfida perché a terra avevamo dei cannoni ad acqua e spesso gli attori non si aspettavano quei getti così forti."