Roma, 2017: Benito Mussolini sfreccia per il centro, con il cipiglio autoritario di sempre: non è un comico, non è un attore, è quello vero, ed è pronto a riconquistare gli taliani, che ritrova con le stesse debolezze di ottant'anni prima. Parte da questa idea Sono tornato, remake del film tedesco Lui è tornato, in cui era Hitler a tornare nella Germania contemporanea.
Diretto e scritto da Luca Miniero, aiutato nella stesura della sceneggiatura da Nicola Guaglianone, Sono tornato, nelle sale dal primo febbraio, vede Massimo Popolizio nei panni del Duce e Frank Matano in quelli di Andrea Canaletti, aspirante regista che crede di trovarsi di fronte un attore e decide quindi di realizzare un documentario sull'Italia di oggi.
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Ironico e inquietante allo stesso tempo, il film di Maniero mostra Mussolini come una persona affascinante, che canta, scherza e addirittura dà consigli su come conquistare le ragazze: è questa la differenza tra italiani e tedeschi? Se qualcuno si mostra affabile ci facciamo intortare al volo? Lo abbiamo chiesto al regista: "Questa è la differenza tra il film italiano e quello tedesco: il nostro rapporto con Mussolini è stato maledettamente più indulgente, nonostante quello che ha fatto, in Italia la gente ha dimenticato. La distanza ideologica non è un tabù: Mussolini paradossalmente è uno di noi. La forza del film è che non lo giudica, perché è la storia che avrebbe dovuto giudicarlo. Nella pellicola, che parte come un documentario, si vede come gli italiani oggi, non dico che lo voterebbero, ma hanno un rapporto molto più naturale di quanto non abbiano i Tedeschi col demonio che è Hitler. Se il personaggio è meno forte rispetto a Hitler è perché si vede il cortocircuito con gli italiani: Mussolini non è molto diverso da noi. È lui stesso ad ammetterlo nel film quando dice: il Fascismo non l'ho inventato io, l'ho preso dall'inconscio degli italiani".
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Secondo il regista si può scherzare su tutto o si dovrebbero porre dei limiti alla comicità? "Possiamo e dobbiamo scherzare su tutto" ha detto Miniero, proseguendo: "Come possiamo raccontare delle realtà violente senza pensare che la gente scenda poi in strada a imbracciare la pistola, come per Gomorra - La Serie: dobbiamo crescere e imparare che una cosa è la finzione e un'altra la realtà. Altrimenti siamo veramente in una dittatura".