È interessante come in Italia, dopo Boris, ci sia stato un maggior interesse verso le comedy meta-televisive. Esempi eclatanti però forse non ce ne sono stati, almeno finora. Come spiegheremo nella recensione di Sono Lillo, infatti, la prima serie tv di Lillo Petrolo che continua la collaborazione con Prime Video e Lucky Red, arriva dal 5 gennaio sulla piattaforma dopo la presentazione alla Festa del Cinema di Roma. Lo fa con uno sguardo attento all'internazionale e allo stesso tempo al locale, sorprendendo sotto vari punti di vista, e presentando addirittura un punto di contatto con la fuoriserie italiana. Vediamo insieme perché.
Sono Posaman
Creata da Lillo Petrolo, Matteo Menduni e Tommaso Renzoni che ne hanno curato anche il soggetto e la sceneggiatura e diretta da Eros Puglielli (Gli idoli delle donne, Copperman, Nevermind), Sono Lillo mostra una versione sopra le righe dell'attore e comico nostrano, che deve dividersi tra vita professionale, vita privata sentimentale e familiare, soprattutto dopo aver inventato il personaggio di Posaman a LOL: Chi ride è fuori. Un personaggio che da quel momento ha acquisito una sorta di vita propria, parallela al suo interprete, diventando la sua coscienza e il suo incubo. Poiché non vuole sparire anche se Lillo, ovviamente, vorrebbe anche fare altro e non fossilizzarsi su un personaggio, come ogni attore poliedrico che si rispetti. I dialoghi tra i due sono una delle idee più brillanti dello show, che guarda così all'internazionale.
Sono Lillo
Il piccolo grande mondo quotidiano di Lillo Petrolo è fatto di un microcosmo di personaggi sopra le righe, un po' come in Vita da Carlo di Verdone. A partire dalla moglie (Sara Lazzaro) che lo lascia facendogli mettere in discussione tutta la sua vita e le sue scelte. Qui però c'è più freschezza e intelligenza, almeno dai primi episodi che abbiamo potuto vedere in anteprima. Una sorta di romanzo di formazione attoriale e personale per il protagonista che deve (ri)trovare se stesso, come parallelamente farà la moglie lontano da lui e vicino alla cognata (Camilla Filippi).
A rendere più internazionale il tutto è anche il comedy club gestito da un amico di Lillo, Agenore (Paolo Calabresi, il Biascica di Boris che non è l'unico punto di contatto con la serie cult). In ogni episodio, infatti, si avvicendano comici guest star, spesso stand-up comedian italiani, nei panni di se stessi, che vengono sistematicamente vessati e fatti fallire sul palco da Agenore, ex comico fallito per un misterioso e sedicente incidente in Cina di cui non vuole dare maggiori dettagli, invidioso del loro vero talento. Anche qui un gioco meta-televisivo dato che il personaggio faceva ridere raccontando gli usi e costumi degli italiani. O almeno così dice lui. Nelle prime puntate ad esempio vediamo Valerio Lundini, Edoardo Ferrario ed Emanuela Fanelli ma sono attesi nelle successive Caterina Guzzanti, Corrado Guzzanti, Stefano Rapone, Michela Giraud, Maccio Capatonda, Serra Yilmaz.
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Altro anello di congiunzione con Boris, Pietro Sermonti passa dall'altra parte della barricata interpretando l'agente di Lillo, Sergio Locatelli, che dà biglietti da visita anche a una pianta o a una bicicletta, per riuscire a inquadrare il personaggio, proponendo ruoli sempre più assurdi al protagonista. Le situazioni che vivranno Lillo e gli altri personaggi saranno al limite del surreale e del dissacrante, ma con una comicità che ci sembra funzioni, per quanto sempre soggettiva, e che abbia un occhio locale ma un respiro potenzialmente internazionale, che sembra essere la mission di Prime Video per i suoi original italiani.
Ci sono poi il fratello minore di Lillo, interpretato da Cristiano Caccamo, rimasto nell'azienda di famiglia che vuole raggirarlo a tutti i costi, e Sante (Marco Mazzocca), migliore amico di Petrolo anche nella realtà, un bambino cresciuto rimasto bloccato al giocare insieme ai giochi di ruolo e simili. Quest'ultima forse è la parte meno riuscita ma che non pesa nel quadro generale del risultato comico. Tra le righe, Sono Lillo non manca di giocare con il ruolo del supereroe, così come quello delle maschere che spesso i comici si cuciono addosso per avere successo, rischiando di rimanervi impigliati. In generale il protagonista dimostra di sapere ridere in modo intelligente di se stesso. Ora toccherà farlo agli spettatori.
Conclusioni
A conclusione della recensione dei primi episodi di Sono Lillo, possiamo dire che la nuova comedy meta-televisiva Prime original prende l’insegnamento di Vita da Carlo e Boris e lo fa proprio, riuscendo a scherzare sulla vita lavorativa e personale di Lillo Petrolo. Condisce il suo mondo di personaggi e situazioni surreali e dissacranti e di una serie di guest star che guardano all’internazionale.
Perché ci piace
- Lillo e il resto del cast.
- L’autoironia fresca e divertente che caratterizza Petrolo e gli altri.
- Le situazioni surreali proposte.
- Il dialogo continuo tra Lillo e Posaman e le riflessioni che porta con sé.
Cosa non va
- La comicità è sempre soggettiva e non è detto che faccia ridere tutti.
- Il rischio di cadere nei cliché della comicità italiana negli episodi successivi c’è, ma gli vogliamo dare fiducia.