Ha la semplicità disarmante dell'esordiente e sulle spalle tre personaggi femminili giganteschi, tutti interpretati nelle due ore di Sole alto, che è stato il suo trampolino di lancio a Cannes lo scorso anno. Lei è Tihana Lazovic, ventiseienne croata, shooting star a Berlino e talento di rara grazia e intensità, come ha dimostrato nel bel film premio della giuria Un Certain Regard, diretta da Dalibor Matanic.
Tre decenni, una storia d'amore messa a dura prova dalle diversità etniche, tre giovani coppie che hanno sempre il volto degli stessi attori: Tihana è una di loro, diventando con questo film portavoce di una generazione nata sotto le bombe e che, pur non ricordando molto, "sente e vive le conseguenze di quel conflitto". Per ora è felice di portare i suoi "Romeo e Giulietta dei Balcani" in giro per il mondo, si gode i primi sapori del successo e chissà che un giorno non la si rincontri agli Oscar.
Una storia universale
Il film ha avuto un lungo cammino cominciato lo scorsa anno a Cannes. Come è stato accolto nei Paesi della ex Jugoslavia e quale è stata invece l'accoglienza all'estero?
Siamo rimasti scioccati dalla reazione del pubblico a Cannes che ci ha addirittura accolto con una standing ovation: in quel momento abbiamo capito di aver fatto un film dai valori universali. Non è un storia che riguarda solo serbi e croati, ma potrebbe applicarsi a ogni popolo di questo pianeta: a Dubai ad esempio, dopo la proiezione, si sono avvicinati dei siriani per dirmi che li aveva toccati tantissimo. Sole Alto è stato distribuito in tanti paesi e le reazioni sono sempre state positive, sia nella Ex Jugoslavia che fuori.
Che tipo di indicazioni le ha dato il regista?
Abbiamo lavorato molto sulle atmosfere e le energie del film, abbiamo trascorso molto tempo insieme ascoltando musica e guardano altre pellicole. La nostra intenzione non era copiare una storia famosa come poteva essere quella di Romeo e Giulietta; abbiamo invece improvvisato molto e tante cose sono venute fuori proprio da noi.
Amore e guerra
Le tre storie d'amore raccontate nel film devono sempre fare i conti con un conflitto etnico...
La struttura della storia attraversa tre decenni e mette in campo tre coppie diverse ma il personaggio principale è l'amore, veicolo di un messaggio di speranza, lo stesso a cui allude la porta aperta nel finale.
Lei è croata: è stato complicato dover interpretare una donna serba e quando ha deciso di accettare questo ruolo?
Sono figlia di un matrimonio misto e quindi non ho mai incontrato alcun tipo di difficoltà in questo senso; non credo però che nel film sia importante questo aspetto. So bene cosa vuol dire essere dei Romeo e Giulietta balcanici e questo mi ha sicuramente aiutato molto. Non è stato per nulla difficile dire di sì a questi personaggi, ho deciso quasi subito nel momento stesso in cui il regista mi si avvicinò durante un festival e mi disse: "Sei pronta per un lungo viaggio? Sarà una grande avventura, difficile e bella allo stesso tempo". Quando poi lessi la sceneggiatura mi resi conto che era scritta proprio per me.
La scena più difficile?
Ci son state molte scene che ci hanno messo emotivamente a dura prova per tutto il film. Forse quella per me più impegnativa è stata la morte di lui nel primo episodio, ho pianto molto come tutti quelli che erano sul set in quel momento. È stata una scena pesante per tutti, anche quando siamo tornati in albergo eravamo ancora sotto choc e molto provati, ma con questo film sono cresciuta molto sia come attrice che come persona.
Cosa le ha lasciato?
La sfortuna nella fortuna è stato il fatto di aver girato un film che chissà se mai avrò di nuovo la possibilità di girare, così complesso, profondo... Un film in cui si sono incontrate tante circostanze positive e che mi ha lasciato molto: dai viaggi che continuiamo a fare in giro per il mondo per presentarlo all'esperienza a Cannes. Sole alto è stato un trampolino di lancio che influenzerà tutta la mia carriera.
Corsi e ricorsi storici
Come la sua generazione vive l'eco di un passato tanto doloroso e ancora così vicino?
Eravamo molto giovani e quindi non ricordiamo molto, ma sentiamo e viviamo le conseguenze di quel conflitto; le circostanze politiche oggi sono tali da farci sempre ritornare negli anni '90 ed è quello che sta succedendo anche in Croazia.