Il maestro russo Aleksandr Sokurov ha ritirato a Locarno il Pardo d'onore tributatogli dalla direzione del festival in virtù della sua produzione artistica. Quello di Sokurov a Locarno è, in realtà, un ritorno visto che proprio qui, nel 1987, il regista ha vinto il Pardo di bronzo col suo primo lungometraggio The lonely human voice ed è rimasto profondamente legato al festival partecipando, come membro della giuria ufficiale, all'edizione del 1990. E' lui stesso a ricordare alla stampa quanto il suo destino cinematografico sia legato alla manifestazione svizzera. "Il mio è un lavoro molto difficile. Con la scomparsa dell'URSS e la nascita del nuovo stato russo, le difficoltà per coloro che si occupavano di letteratura, arte e cinema, sono aumentate. E' stato un periodo problematico e senza la solidarietà dei sostenitori l'intellighenzia russa non sarebbe passata indenne attraverso il cambiamento. Per questo sono particolarmente grato a Locarno, perché proprio qui, molti anni fa, la mia carriera è decollata. In passato i grandi festival erano nostri alleati e dedicavano ampio spazio al cinema non commerciale, ma ora purtroppo le cose sono cambiate, e queste manifestazioni non sono più i difensori di questo tipo di cinema perché hanno paura di rischiare. Per questo un'altra persona a cui sono molto legato, e che è diventato quasi mio consigliere, è Marco Müller, che ho conosciuto a Rotterdam e che mi ha sempre sostenuto nel mio lavoro. Sono molto grato anche ai Cahiers du cinéma che, con le loro analisi, hanno messo ordine nella percezione della mia poetica narrativa e a molta stampa giapponese che mi sta aiutando nella distribuzione de Il sole, inizialmente bloccato dal governo nipponico e rigettato da gran parte della popolazione."
Sokurov è giunto a Locarno dopo un lungo periodo trascorso in Cecenia, a Grozny, dove ha girato il suo ultimo lavoro, Alexandra, un film di fiction legato alla situazione dell'ex repubblica sovietica, il cui montaggio verrà ultimato a dicembre. "Ho scritto questo lavoro espressamente espressamente per la protagonista, Galina Vishnevskaya, perché è una straordinaria attrice e volevo assolutamente lavorare con lei. Ora ne posso parlare, ma per tutto il tempo della lavorazione il suo nome è rimasto segreto per proteggerla da eventuali attacchi terroristici. Non conosco a fondo la situazione cecena e non posso parlarne approfonditamente, ma anche se il quadro non è più tragico come prima, il problema più grave restano le lotte intestine. All'interno del paese non ci sono garanzie sull'incolumità personale. Noi ci muovevamo da un set all'altro con mezzi blindati, e l'organismo che ha sostituito il KGB si è incaricato della protezione di Galina scortandola personalmente nei luoghi delle riprese e modificando i percorsi giorno per giorno. La Vishnevskaya, che ha 80 anni, ha dimostrato uno straordinario coraggio sul set, terminando la lavorazione del film nonostante i numerosi problemi, tra cui la malattia del marito che è stato operato in Svizzera di recente."
Il film di Sokurov si svolge nell'arco di due giorni e parla di una nonna che, senza preoccuparsi degli ostacoli e dei pericoli che può correre, si reca a visitare il nipote soldato in Cecenia e parla della situazione con ufficiali, soldati, persone comuni. "Nel mio film non si vede nessun tipo di violenza, neanche uno sparo. Non ci sono personaggi negativi. Ho voluto mantenere una certa unità di tempo e luogo per rafforzare l'idea centrale dell'opera, ma la lavorazione è stata difficilissima. Dopo Arca Russa non pensavo che avrei mai più avuto difficoltà così grandi durante le riprese di un film." Arca Russa, presentato venerdì sera in Piazza Grande, è un lunghissimo piano sequenza di 87 minuti che dimostra le abilità registiche di Sokurov, ma la scelta di realizzare un'opera così raffinata non è legata a un puri e sempre esercizio di stile. "Il cinema è uno strumento, come ci insegnano i grandi maestri del passato quali Bergman, Dreyer. La scelta di realizzare Arca Russa tutto in piano sequenza mi dava la libertà di sperimentare. Il montaggio è quello che causa l'invecchiamento del film, ormai è diventato un luogo comune. Il mio intento era quello di ritrovare l'essenza più pura del cinema, del film staccandomi dal montaggio." Ma a Locarno Sokurov è giunto anche per presentare il suo ultimo lavoro, Elegy of Life, un documentario sul violoncellista russo Mstislav Rostropovich accolto dal pubblico del festival con grande entusiasmo. Il termine "elegia" ricorre di frequente nella produzione di Sokurov "perché in esso c'è qualcosa di fondamentale, un amore smisurato per la letteratura prima che per il cinema. Usando la parola "elegia" resto devoto a ciò che amo di più, per me la letteratura è tutto. Nell'elegia rappresento le grandi personalità che ho conosciuto cercando di mostrarle nel modo migliore, puntualizzando le differenze tra vita artistica e privata. Noi abbiamo bisogno dell'esempio dei grandi, soprattutto in Russia con gli sconvolgimenti di questi anni. Per questo ho deciso di portare Elegy of Life a Locarno montando una versione del film che non è quella definitiva. La prima del film sarà in Russia, ma ho trasgredito alla regola di non mostrare un film al pubblico prima che sia finito per omaggiare e ringraziare questo festival."